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Autore: Dorothy Gonzaletti

Metaverso: hype in calo ma in Italia 108 nuovi progetti nel 2023 

Oggi i big player, tra cui finalmente Apple, hanno sviluppato nuovi dispositivi e servizi per la nuova frontiera dell’interazione fisico-digitale. E in Italia, tra Realtà Aumentata, Mista e Virtuale dal 2020 a oggi si registrano 482 progetti, anche fuori dai mondi virtuali, di cui 108 nati nel 2023.

A livello mondiale l’Osservatorio Extended Reality & Metaverse della School of Management del Politecnico di Milano, conta 130 mondi virtuali pubblici e 119 piattaforme per la realizzazione di ambienti privati (Metaverse-as-a-service-Platform), e i progetti sviluppati al loro interno dal 2018 a oggi sono 736, di cui 71 in Italia. 
Di fatto, nel 2023 l’offerta legata all’Extended Reality ha registrato importanti passi in avanti, seppure senza i riflettori accesi come nel 2022 dovuti al momento dell’hype per il Metaverso.

PA, Sport, Trasporti i nuovi settori di utilizzo

Nel B2c, i principali settori di applicazione sono Retail e Turismo, ma il maggiore fermento si registra nell’Education. Nel B2b, invece, il Manufatturiero.
Sia per il B2c sia per il B2b, nel 2023 si è ampliato il numero di settori che hanno iniziato a utilizzare queste tecnologie, ad esempio, PA, Sport, Trasporti.

Sono però ancora pochi gli italiani che le utilizzano frequentemente e con abitudine. Sebbene oltre il 50% degli internet user italiani dichiari di conoscere almeno un mondo virtuale (70% tra i più giovani), tale percentuale è legata essenzialmente ai mondi gaming (Fortnite, Minecraft, Roblox).
Inoltre, solo poco più di un utente su quattro è entrato all’interno almeno di un mondo virtuale nell’ultimo anno, e la gran parte ha frequentato un solo mondo.

Meno di 500mila italiani possiedono un visore

Se la maggior parte degli accessi avviene principalmente da PC la diffusione dei visori è ancora limitata. A oggi, meno di 500mila italiani ne possiedono uno.
La barriera principale è il costo elevato, seguita dalla mancanza di servizi/applicazioni percepiti di valore. Più in generale, in Italia, un utente internet su quattro ha sperimentato nell’ultimo anno la Realtà Aumentata/Mista o Virtuale, ma oltre metà vorrebbe provarle.

Escludendo gli ambiti gaming e social, gli utilizzi principali sono stati la visualizzazione di prodotti in ambiente domestico, l’accesso a informazioni aggiuntive, la visita di showroom virtuali o la partecipazione a eventi e tour, con un’esperienza positiva per il 95% degli utenti.

Blockchain, Spatial Computing, AI le nuove tecnologie abilitative

“Il Metaverso, o comunque si chiamerà, è ancora in fase di realizzazione e il suo sviluppo potrà essere facilitato dall’evoluzione di altre tecnologie – spiega Riccardo Mangiaracina, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio -. Tra queste, la Blockchain, che favorirà l’interoperabilità tra i mondi virtuali, lo Spatial Computing, che faciliterà il riconoscimento nello spazio fisico degli oggetti virtuali e le interazioni degli utenti, l’AI, che renderà più efficienti i processi di creazione e personalizzazione di ambienti, personaggi e oggetti digitali, permettendo di utilizzare assistenti virtuali nei mondi attraverso avatar bot e ottimizzare i processi industriali, integrando strumenti di computer vision alla visualizzazione attraverso dispositivi di XR”.

Olimpiadi invernali e Giubileo, perchè sono due occasioni eccezionali per l’Italia?

I grandi eventi si confermano dei volani eccezionali per effettuare un viaggio. E, in questo ambito, il trend registra una crescita significativa. La spesa turistica durante il Giubileo e le Olimpiadi invernali mostra un deciso aumento, rispettivamente del 81% e del 36%.

A questo proposito, durante la 3° Giornata Nazionale del Turismo, Roma ha recentemente ospitato un convegno su tali tematiche organizzato da Unioncamere e Isnart. Nel 2023, l’Italia ha registrato 852 milioni di presenze turistiche, con i Millennial (28-42 anni) che rappresentano il 41% della domanda. Le destinazioni più visitate sono state le Città d’Arte e Cultura, il Mare e la Montagna.

Aumenta l’appeal di turismo culturale, enogastronomia ed eventi

L’analisi delle motivazioni di viaggio mostra un aumento del turismo culturale, dell’enogastronomia e degli eventi, che ora attraggono il 6,5% dei turisti, soprattutto quelli alto spendenti. Le previsioni per il Giubileo e le Olimpiadi invernali del 2026 confermano questa tendenza. Per il Giubileo si prevedono 35 milioni di arrivi, generando 105 milioni di presenze e una spesa di 16,7 miliardi di euro.

Per le Olimpiadi di Milano-Cortina si attendono 513 mila arrivi, con un aumento del 34% rispetto al 2023, e una spesa di 281 milioni di euro. Tuttavia, esiste un rischio di overbooking per entrambi gli eventi, soprattutto per il Giubileo. 

Le valutazioni espresse dai turisti

Isnart ha condotto un’analisi delle percezioni dei turisti su Roma e Milano, evidenziando priorità di intervento legate a inquinamento, sicurezza e qualità dei servizi. La Capitale conserva il suo punto di forza di straordinario attrattore culturale complessivo (95%) e nei confronti del turismo internazionale. La “destinazione integrata” Milano-Cortina, insieme ai comuni di Anterselva, Assago, Bormio, Livigno, Predazzo, Rho, Tesero e Verona, esprime anch’essa livelli di attrattività complessiva estremamente elevati (95%), con alti livelli di apprezzamento relativi alla tutela e valorizzazione di beni e attività culturali. 

Overbooking e carenza di personale i maggiori rischi

In questo contesto, però, ci sono delle sfide da affrontare. Unioncamere sottolinea la necessità di affrontare il rischio di overbooking e la carenza di personale qualificato. È un momento cruciale per investire nell’ottimizzazione delle soluzioni turistiche, nella sostenibilità e nella digitalizzazione.

Isnart conferma il ruolo cruciale dell’industria turistica nell’economia italiana, avendo dimostrato una notevole capacità di reazione allo shock della pandemia. Un settore che ha svolto anche un significativo ruolo di tenuta sociale, sostenendo la crescita dell’occupazione femminile (+1,8% le imprese guidate da donne nel 2023) e quella delle imprese a titolarità estera (+62,4% le aziende aperte da stranieri), fasce tradizionalmente più svantaggiate nell’accesso al mercato del lavoro. 

Per concludere

In conclusione, l’industria turistica italiana si prepara ad affrontare due eventi di portata mondiale, cercando di massimizzare i benefici economici e sociali, nonché di superare le sfide legate alla capacità ricettiva e alla qualità dei servizi offerti.

Qual è l’impatto economico del franchising in Italia?

Il franchising è un buon affare per l’economia nazionale? Alla domanda risponde un recente studio condotto da Nomisma per conto di Assofranchising, che rivela che ogni euro investito nel settore del franchising genera 2,8 euro per l’economia italiana. Questo studio ha analizzato le varie componenti dell’impatto socio-economico derivante dalla presenza e dall’attività del franchising in Italia.

Un settore che cresce, nonostante le difficoltà 

Nonostante un contesto economico non particolarmente favorevole, nel 2023 il settore ha registrato un fatturato di 30,9 miliardi di euro, con un aumento del 7,1% rispetto all’anno precedente, e ha impiegato oltre 250.000 addetti. Ma qual è l’effetto moltiplicatore del giro d’affari dei punti vendita del comparto sull’economia nazionale? Lo studio di Nomisma ha stimato gli effetti direttamente riconducibili al comparto del franchising in Italia attraverso le proprie attività e gli acquisti presso i fornitori (impatto diretto), quelli prodotti dal comparto lungo tutta la catena del valore (impatto indiretto) e gli effetti riconducibili all’incremento di domanda finale determinato dai percettori di reddito coinvolti a vario titolo nelle attività innescate dal comparto del franchising (impatto indotto).

Secondo gli ultimi dati disponibili, l’attività del comparto del franchising ha generato un impatto in termini di valore aggiunto pari a 37,122 miliardi di euro: di questi, 21,7 miliardi di euro sono attribuibili all’attivazione diretta, 4,4 miliardi a quella indiretta e 11,0 miliardi di euro all’indotto. L’impatto complessivo stimato da Nomisma è pari al 2,2% del Valore Aggiunto generato dal totale dell’economia nazionale.

Oltre 85 miliardi di valore 

Considerando il valore della produzione, l’impatto stimato complessivo è di 85,686 miliardi di euro, con un moltiplicatore finale di 2,8. Ciò significa che ogni euro investito nel franchising genera complessivamente 2,8 euro nell’economia nazionale.

Un comparto che impiega 650mila addetti

L’impatto complessivo si riflette anche sull’occupazione. Contribuisce infatti a generare oltre 650.000 occupati, con un moltiplicatore finale di 2,6. I redditi da lavoro dipendente complessivamente generati sono pari a 14,5 miliardi di euro.

Fiducia e fedeltà ai brand

“In un momento storico di diminuzione della propensione al risparmio per sostenere le spese, con un rapporto tra costo della vita e stipendi medi che portano l’Italia ad essere fanalino di coda tra le principali economie europee, i consumatori sono chiamati a scegliere” dichiarano Roberta Gabrielli (Head of Marketing and Business Processes) e Paola Piccioni (Project Manager) di Nomisma. “La fotografia scattata restituisce con nitidezza la fiducia nel settore e il rapporto di fedeltà che i brand hanno saputo instaurare con il mercato”. 

Tornano gli acquisti in negozio, e-commerce -3,8% in due anni

La quarta edizione della ricerca Migliore Insegna 2024, promossa da Largo Consumo e Ipsos, conferma l’importanza crescente dell’identità di insegna nelle strategie dei Retailer, e segnala il ritorno alla centralità del punto vendita per gli acquisti dei consumatori italiani (+2,5%.).
Si sta infatti raffreddando l’entusiasmo per lo shopping tramite e-commerce delle insegne fisiche (-3,8%), mentre migliorano leggermente le insegne 100% digitali.

La ricerca ha come obiettivo quello di misurare la qualità della relazione tra clienti e 124 insegne, in particolare, riguardo a temi quali offerta, punto vendita, servizio, personale, elementi di identità di insegna (esperienze personalizzate, programma fedeltà, ESG) e forze della relazione (CX Forces di Ipsos).

L’acquisto online non è semplice per tutti

L’esperienza digitale rimane positiva, anche se l’acquisto online non è semplice per tutti, soprattutto quando si parla di spesa alimentare. I consumatori giudicano in modo positivo elementi come facilità di utilizzo e facilità di acquisto, mentre sono meno soddisfatti dei servizio post vendita.
Lo store fisico torna quindi al centro delle scelte dei consumatori, tanto che l’indice di advocacy in un anno è cresciuto del 2,5%.

Proprio in tal senso rispetto al 2023 si registra un calo di quasi il -1% dell’e-commerce delle insegne fisiche e del -3,8% sul 2022.
Il calo maggiore riguarda il settore alimentare e grocery, che scende del -2.9% in un anno. 

Creare un legame emotivo con i clienti è un elemento chiave

L’unicità dell’insegna e la sua capacità di creare un legame emotivo con i clienti diventa un elemento chiave per garantire differenziazione e aumentare la forza dell’insegna.

Un trend a sorpresa riguarda invece i giudizi sugli aspetti funzionali dell’esperienza di acquisto. Assortimento e qualità dei prodotti, da sempre i punti di forza della distribuzione italiana, segnano un lento costante calo e non sono mai stati così bassi dal 2021.
Nel dettaglio, i giudizi medi sull’identità di insegna sono cresciuti costantemente, aumentando del 6% dal 2021 a oggi, mentre la soddisfazione funzionale (prezzi, promozioni, qualità prodotti, assortimento, assistenza all’acquisto, aspetto dei negozi) dal 2021 a oggi è diminuita dell’1,6%.

Categorie vincenti, erboristerie, librerie, gioiellerie

I clienti sono soddisfatti dei negozi che riconoscono essere accessibili, con comodi parcheggi e con un buon assortimento. Gli aspetti meno graditi, a parte prezzi e promozioni che in tempi di incertezza e inflazione sono prevedibili, sono relativi ad alcuni aspetti di servizio in negozio, un’area su cui fare attenzione.

Il personale quando è presente è cortese e competente, ma la presenza del personale e l’assistenza all’acquisto sono le aree di miglioramento.
Dall’indagine emerge poi come le categorie di insegne più consigliate dai consumatori italiani siano erboristerie, librerie e gioiellerie, e non solo perché evidenziano una forte componente di vendita assistita.
Sono queste le categorie che stanno lavorando per mettere davvero il cliente ‘al centro’ e creare una connessione emotiva.

Intelligenza artificiale: perchè in Italia la utilizza meno del 10% delle imprese?

“Le imprese hanno capito che l’Intelligenza artificiale è uno strumento imprescindibile per la competitività, ma le aziende che si sono già attrezzate sono ancora poche”. Lo afferma il presidente di Unioncamere, Andrea Prete 
Secondo i dati emersi da Selfi 4.0, i 40mila test di autodiagnosi della maturità digitale realizzati attraverso i Punti impresa digitale delle Camere di commercio, a oggi meno del 10% di aziende in Italia utilizza l’AI. E il 15% intende investire in questa tecnologia nei prossimi tre anni.

Nonostante il trend di progressiva acquisizione delle tecnologie 4.0 all’interno dei processi aziendali, resta il problema delle competenze dei lavoratori. Richieste lo scorso anno a più di 6 assunti su 10 e considerate difficili da trovare nel 45,6% dei casi.
In ogni caso, nel prossimo triennio il sistema produttivo nazionale compirà un ulteriore passo in avanti sul fronte della digitalizzazione.

Quali competenze sono più richieste?

Secondo il Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, ai 3,5 milioni di figure professionali ricercate nel 2023 dalle imprese dell’industria e dei servizi (63,4% del totale) è stato richiesto il possesso di capacità di utilizzare le tecnologie Internet.

A 2,8 milioni di profili invece erano richieste competenze specifiche sull’utilizzo di linguaggi e metodi matematici e informatici (50,6%). Oltre 2 milioni di assunzioni (37,1%) erano invece destinate a figure professionali in possesso di competenze di gestione di soluzioni innovative per l’applicazione ai processi aziendali di tecnologie digitali (robotiche, big analytics, IoT ecc).
E sono 1,8 milioni i profili professionali cui le imprese hanno richiesto, con importanza elevata, il possesso di almeno una delle tre competenze digitali sopra descritte.

I profili vacanti superano il 45%

La difficoltà di reperimento supera sempre il 45% per tutte e tre le tipologie di competenza digitale richiesta. 
Nel complesso, sono quasi un terzo del totale (32,1%) i profili professionali per i quali le competenze digitali sono considerate strategiche dalle imprese.

In generale, sono le professioni più qualificate quelle alle quali si richiedono maggiori competenze digitali e di un livello più avanzato.
A partire dai dirigenti, ai quali la capacità di utilizzare le tecnologie Internet è ricercata per il 96,6% delle entrate programmate, l’utilizzo di linguaggi e metodi matematici per il 94,8% e la gestione di processi innovativi per il 66,6%. 
La capacità di utilizzo delle tecnologie Internet è comunque richiesta anche a più delle metà delle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi, agli operai specializzati e ai conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili.

Ingegneri elettrotecnici e dell’informazione i più difficili da reperire

Quasi il 40% delle professioni non qualificate, inoltre, deve essere in possesso della medesima competenza.
In ogni caso, ingegneri elettrotecnici e ingegneri dell’informazione sono i due profili più difficili da reperire quando si richiedono competenze nell’utilizzo di Internet e di linguaggi e metodi matematici e informatici.

Quanto alla capacità di gestire soluzioni innovative con le tecnologie 4.0, spiccano per difficoltà di reperimento ed elevato grado di importanza della competenza anche i tecnici delle costruzioni civili, gli elettrotecnici, i tecnici gestori di reti e di sistemi telematici.

Milano, Monza Brianza e Lodi: positivi i dati congiunturali di fine anno

I dati sulla congiuntura dell’industria relativi al quarto trimestre 2023, elaborati dal Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, offrono una panoramica sulla situazione economica dell’area lombarda. Secondo l’analisi tendenziale, l’area metropolitana milanese ha registrato una leggera crescita del 0,4% nella produzione, superando il dato lombardo che ha segnato un calo dello 0,8% nell’arco di un anno. Considerando il fatturato, si nota un aumento del 1,6% a livello locale, in contrasto con una diminuzione del 0,4% a livello regionale rispetto al quarto trimestre 2022.

Milano

Per quanto riguarda il portafoglio ordini, la situazione è relativamente stabile rispetto al quarto trimestre dell’anno precedente, con una lieve diminuzione dello 0,1%, con la performance milanese migliore rispetto alla manifattura lombarda che ha registrato un calo del 1,2%. I mercati esteri milanesi hanno visto un leggero aumento del 0,4%, mentre la componente interna ha subito una riduzione del 0,5%.

Complessivamente, nel quarto trimestre 2023, a Milano si assiste a un lieve miglioramento congiunturale rispetto al trimestre precedente per la produzione industriale e il fatturato, con incrementi rispettivamente del 0,4% e del 0,5% in termini destagionalizzati. Questi dati sono simili a quelli lombardi per la produzione, ma il fatturato locale supera quello regionale.

Nel dettaglio, per gli ordini interni si registra una leggera diminuzione congiunturale, con una contrazione più marcata nell’industria milanese rispetto alla manifattura lombarda, rispettivamente -0,5% e +0,1% destagionalizzato. Per gli ordini esteri, la performance milanese mostra un lieve miglioramento rispetto al dato lombardo, con un aumento del 0,4% contro una diminuzione dello 0,1% destagionalizzato.

Monza e Brianza

Per Monza e Brianza, la capacità produttiva ha registrato una leggera diminuzione del 0,6% rispetto al quarto trimestre 2022, in miglioramento rispetto al dato lombardo che ha segnato un calo dell’0,8%. Per il fatturato, la diminuzione del 0,3% è in linea con il dato lombardo (-0,4%), mentre il portafoglio ordini mostra una riduzione leggermente migliorativa rispetto alla media lombarda (-0,7% contro -1,2%).

Dal punto di vista congiunturale nel quarto trimestre 2023, Monza e Brianza hanno registrato un leggero calo della produzione industriale destagionalizzato (-0,4%), ma con un aumento del fatturato destagionalizzato del 0,4%, e una diminuzione delle commesse esterne destagionalizzate dell’0,8%, insieme a una diminuzione del 0,5% delle commesse interne.

Lodi

A Lodi, nel quarto trimestre 2023 la produzione ha mostrato una tenuta con un aumento del 0,2% rispetto all’anno precedente, risultato migliore del dato lombardo (-0,8%). Il fatturato ha registrato un notevole recupero del 6,2% rispetto al quarto trimestre 2022, superando ampiamente il dato regionale (-0,4%). Gli ordini sono cresciuti del 6,2% in un anno, mentre il dato lombardo ha segnato un calo del 1,2%.

Dal punto di vista congiunturale, nel quarto trimestre 2023 a Lodi si è registrato un aumento della produzione industriale del 1% destagionalizzato, accompagnato da un incremento del fatturato destagionalizzato del 2,3%, e da un aumento delle commesse interne destagionalizzate del 3,1% e delle commesse esterne destagionalizzate dell’0,8%.

Italia regina d’Europa per reputazione turistica

L’Italia al Top: il nostro paese si posiziona al vertice della classifica generale della reputazione turistica europea, secondo l’European Tourism Reputation Index (ETR Index). Questo approccio metodologico offre un confronto tra le principali destinazioni turistiche europee: Francia, Germania, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Svezia, Grecia e Portogallo.

L’Italia si distingue conquistando il primo posto in tre su cinque indicatori analizzati, inclusa la ricerca della destinazione, la popolarità e la fiducia confermata da TripAdvisor.

Trentino-Alto Adige: settimo anno consecutivo da leader

Analizzando i sistemi turistici regionali italiani, il Trentino-Alto Adige mantiene per il settimo anno consecutivo la sua posizione di leadership nel Regional Tourism Reputation Index. Con 112,1 punti, il Trentino-Alto Adige si distingue per la visibilità, l’interesse sui portali turistici istituzionali regionali e il suo social appeal. Inoltre, la regione si aggiudica il titolo di destinazione “più social d’Italia” e si piazza al secondo posto come offerta ricettiva più apprezzata.

La Sicilia balza in avanti di cinque posizioni rispetto all’anno precedente, conquistando il secondo posto nel medagliere complessivo. La regione siciliana si distingue come destinazione turistica più ricercata e popolare online. Il Veneto si piazza al terzo posto con 102,8 punti, grazie a una performance significativa in diversi indicatori, tra cui la fiducia dei turisti, la visibilità sui canali social e la valutazione dell’offerta ricettiva. La Basilicata infine si aggiudica il primato come sistema ricettivo “più apprezzato” d’Italia, ottenendo 112,9 punti basati sulle valutazioni positive dei turisti.

Reputazione Europea: podio per Italia, Spagna e Germania

L’Italia domina anche nella classifica generale dell’European Tourism Reputation Index, ottenendo 109,1 punti. Tuttavia, la nazione si colloca al quinto posto nella Social Reputation, indicando un sottoutilizzo dei canali istituzionali rispetto a competitor come Spagna, Portogallo, Grecia e Germania. La Spagna si posiziona al secondo posto (105,3 punti), seguita dalla Germania al terzo posto (101,6 punti).

Il Trentino-Alto Adige si conferma la destinazione “più social d’Italia”, seguito dalle Marche e dall’Emilia-Romagna. Queste regioni ottengono punteggi elevati per la loro capacità di appeal sui canali social e l’interesse generato. La Sicilia domina invece nelle ricerche online sulla destinazione, ottenendo il massimo punteggio con 12,6 milioni di pagine indicizzate. 

Popolarità sul web: Sicilia in testa

La Sicilia emerge come la destinazione più popolare, seguita da Sardegna, Toscana, Puglia, Calabria e Liguria. La classifica si basa sulla media di interesse nel tempo rilevato attraverso le ricerche su Google Trends nella categoria “viaggi”.

In sintesi, l’Italia si conferma come una destinazione turistica di grande appeal e reputazione, sia a livello nazionale che europeo, grazie alla varietà delle sue regioni e all’attenzione dedicata al turismo sostenibile e di qualità.

La digitalizzazione crea nuove professioni tecnologiche nell’industria

Quasi la metà delle aziende industriali (45%) ritiene che nei prossimi tre anni la digitalizzazione sarà lo stimolo principale per la creazione di nuovi profili professionali nell’ambito delle tecnologie operative (OT). Emerge dalla ricerca di Schneider Electric, che al contempo evidenzia la portata globale della ‘crisi dei talenti’ in ambito industriale.

Trovare le professionalità richieste è una sfida rilevante per oltre la metà degli intervistati (52%). Qual è, allora, la soluzione?
Secondo la ricerca, il 70% del campione ritiene che la digitalizzazione, oltre a creare posti di lavoro, aiuterà anche ad affrontare la carenza di personale qualificato. Ma mentre impazza la crisi dei talenti, gli ambienti di lavoro industriali stanno cambiando rapidamente

Sostenibilità e tecnologie evolute sono sempre più rilevanti

Se, oltre ad aumentare produttività ed efficienza, gli strumenti digitali possono rivelarsi utili anche per affrontare la sfida della mancanza di talenti, obiettivi di sostenibilità e tecnologie evolute come l’Intelligenza artificiale e i digital twin stanno diventando fattori sempre più rilevanti per la forza lavoro.

Inoltre, dalla ricerca emerge che la crescente esigenza di raggiungere obiettivi di sostenibilità sociale e sostenibilità ambientale renderà necessario ampliare le competenze delle figure professionali a oggi all’opera negli impianti. Questo, è vero rispettivamente per il 45% e 47% del campione.

Il futuro del lavoro nei ruoli operativi

Secondo i dati dello studio, oltre la metà degli intervistati (52%) considera l’acquisizione di talenti e la capacità di trattenerli in azienda un problema che si può superare. Inoltre, tre su cinque (60%) ritengono che i ruoli OT cambieranno nei prossimi tre anni, moderatamente per il 41% del campione, oppure significativamente per il 19%.

Sempre nei prossimi tre anni, la grande maggioranza (73%) ritiene poi che la digitalizzazione cambierà in modo sostanziale la natura del lavoro. E il 31% ritiene che i profili professionali maggiormente rafforzati o ampliati a causa della digitalizzazione saranno quelli legati al controllo di qualità.

Priorità agli investimenti nell’area dati

Nel prossimo triennio saranno necessarie nuove competenze in aree come programmazione e integrazione robotica, settore in cui il 49% del campione sostiene di non avere sufficienti competenze, e in aree come l’elaborazione, visualizzazione e analisi dei dati, nelle quali il 30% non si ritiene competente.
In generale, le aziende interpellate affermano di dare priorità agli investimenti nell’area dati. Programmazione e integrazione robotica sono infatti indicate come priorità di livello medio da quasi la metà del campione.

 “Ottimizzare le figure professionali di area operative e ampliarne le competenze è una vera opportunità per queste aziende – commenta Ali Haj Fraj, Senior Vice President, Digital Factory, Industrial Automation di Schneider Electric -. Riducendo il tempo che devono dedicare a compiti ‘amministrativi’ e aiutando le persone a esprimere meglio tutto il loro potenziale possiamo risolvere molti dei problemi attuali e aiutare a creare un futuro più sostenibile”. 

Influencer: l’Agcom approva nuove linee guida e avvia un tavolo tecnico

La crescente rilevanza e diffusione dell’attività degli influencer, definiti come soggetti che creano, producono e diffondono al pubblico contenuti audiovisivi tramite piattaforme per la condivisione di video e social media, e sui quali esercitano responsabilità editoriale, ha sollecitato l’Autorità a intervenire.

A seguito di una consultazione pubblica ampiamente partecipata, nella riunione del 10 gennaio il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha approvato all’unanimità le Linee guida volte a garantire il rispetto da parte degli influencer delle disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi. 

Un primo importante passo

Ferma restando la disciplina nazionale e la regolamentazione dell’Autorità in materia di contenuti generati dagli utenti distribuiti su piattaforme di condivisione video, le Linee guida definiscono un insieme di norme indirizzate agli influencer operanti in Italia.

Nel nostro paese gli influencer raggiungono almeno un milione di follower sulle varie piattaforme o social media su cui operano, e hanno superato su almeno una piattaforma o social media un valore di engagement rate medio pari o superiore al 2%.
In pratica, hanno suscitato reazioni da parte degli utenti, tramite commenti o like, in almeno il 2% dei contenuti pubblicati.

Un meccanismo di richiami e ordini volti alla rimozione o adeguamento dei contenuti

Le previsioni delle Linee guida, riguardano, in particolare, le misure in materia di comunicazioni commerciali, tutela dei diritti fondamentali della persona, dei minori e dei valori dello sport, prevedendo un meccanismo di richiami e ordini volti alla rimozione o adeguamento dei contenuti. 
In caso di contenuti con inserimento di prodotti, gli influencer sono tenuti a riportare una scritta che evidenzi la natura pubblicitaria del contenuto in modo prontamente e immediatamente riconoscibile. 

Le Linee guida dispongono, inoltre, l’avvio di un Tavolo tecnico per l’adozione di un codice di condotta che definisca le misure a cui gli influencer si dovranno attenere.
Il codice sarà redatto nel rispetto dei principi che informano le Linee guida, e prevedrà sistemi di trasparenza e riconoscibilità degli influencer che dovranno essere chiaramente individuabili e contattabili. 

Un’iniziativa coerente con le regole adottate in Europa 

Al Tavolo tecnico parteciperanno anche soggetti che solitamente non rientrano nel perimetro normativo e regolamentare dell’Autorità, quali quelli che popolano il mondo dell’influencer marketing, quindi non solo influencer, ma anche soggetti che operano quali intermediari tra questi e le aziende.
Ciò permetterà di recepire le istanze di questi soggetti e di indirizzarne l’azione, avvalendosi delle buone prassi in materia, verso il rispetto delle regole. 

L’iniziativa è in linea con altre iniziative nazionali adottate da altri Stati membri dell’Unione, e con le analisi e le soluzioni proposte in relazione alle attività degli influencer dal Gruppo dei regolatori europei dell’audiovisivo – ERGA. 

Doggy Bag, un italiano su 2 la chiede al ristorante

La doggy bag non è più un tabù in Italia. Secndo i i nuovi dati dell’Osservatorio Waste Watcher International, quasi un italiano su 2, il 47% degli intervistati, chiede di trovare la doggy bag di default al ristorante. E uno su 3, il 32%, consiglia di dotarsi di bag riutilizzabili ed eco-compatibili.

Il 26%, inoltre, suggerisce ai ristoratori di fornire un opuscolo con consigli per il consumo a casa degli avanzi e la creazione di nuovi piatti a partire dal cibo avanzato. Mentre è solo una minima parte dei consumatori italiani, il 5 %, a suggeriree di ridurre le porzioni servite, e solo il 3% sostiene che non accetterebbe di portarsi a casa il cibo avanzato. Nel frattempo, alla Camera, si discute la proposta di legge per rendere obbligatorie le doggy bag nei ristoranti.

Meglio usare il termine “family bag”

I dati della ricerca sono stati resi pubblici da Andrea Segré, l’economista e divulgatore fondatore del movimento e della campagna Spreco Zero. Con una raccomandazione importante: “non chiamiamole doggy bag, borse per il cane – spiega all’ANSA Segré – perché si rischia di togliere valore al gesto del recupero del cibo e di scoraggiare il recupero. Con il Ministero dell’Ambiente, qualche anno fa, abbiamo proposto il termine family bag, che restituisce una visione anche domestica della prevenzione dello spreco alimentare”.

I tempi sono maturi. Ma chi paga il costo della borsa?

I dati Waste Watcher International del 2023 stimano uno spreco domestico pro-capite settimanale di circa 500 grammi.
I tempi sono quindi maturi perché questa pratica diventi consuetudine nei ristoranti italiani, senza bisogno di chiederla, come appunto una buona pratica comune.

La parola chiave, anche in questo caso, è prevenzione, ovvero, evitare di lasciare gli avanzi nel piatto. Si pone però un problema di cui nessuno parla: chi paga i costi della bag?
Se si vuole essere sostenibili la bag dovrà essere in materiale perfettamente riciclabile, e è a totale carico del ristoratore “la vedo assai difficile”, commenta Segré.

In attesa della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare

“Mentre se la deve pagare il consumatore, con l’incremento dei costi, è ancora peggio – aggiunge l’economista -. Per evitare costi troppo elevati nella fornitura della family bag un’idea condivisa dal 32% degli intervistati è proporre confezioni, buste che possono essere riutilizzate dal cliente, ad esempio sacchetti di stoffa. Prima di presentare questo tipo di progetti bisognerebbe interrogarsi perché finora gli altri non hanno funzionato”.

Intanto, il 5 febbraio sarà la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, durante la quale sarà lanciato il nuovo Osservatorio sugli sprechi nella ristorazione italiana, attraverso l’app istituzionale ‘Sprecometro’, scaricabile gratuitamente da tutti.