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Autore: Dorothy Gonzaletti

La qualità della vita nei comuni italiani: Udine in testa, Foggia maglia nera

Emerge dalla 34esima edizione dell’indagine sulla Qualità della vita del Sole 24 Ore: Udine è la città italiana dove si vive meglio, mentre Foggia (107°) dopo dodici anni veste nuovamente la maglia nera.
È la prima volta che la provincia di Udine conquista il podio tra i territori più vivibili, ed entra nella storia della classifica che misura il benessere della popolazione italiana.

Roma perde quattro posizioni e scende al 35° posto. Sono, invece, confermati il 2° e il 3° posto, rispettivamente, di Bologna, vincitrice dell’edizione 2022 e sempre in testa nella categoria Demografia, salute e società, e Trento, prima nell’Indice della sportività e di Ecosistema Urbano 2023.

Trieste e Bolzano fuori dalla Top 10

Sotto il podio, la provincia di Aosta (4°), mentre Bergamo, quest’anno capitale della cultura insieme a Brescia, sale al 5° e conquista il primato per Ambiente e servizi. Firenze, dopo aver occupato il podio nel 2022, quest’anno è 6a, e Modena, 7a.
Si conferma nella Top 10 anche Milano (8°), stabile rispetto allo scorso anno e prima nella categoria Affari e lavoro, mentre Monza e Brianza conquista 14 posizioni (9°) e il primato nella categoria Ricchezza e consumi.

A chiudere la Top 10, Verona, che l’aveva presidiata nel 2020 e nel 2021. Si notano le assenze di Trieste e Bolzano, scese rispettivamente in 12a e 13a posizione.

Non mancano le novità

Anche in questa edizione si concentra nel Mezzogiorno la seconda metà della graduatoria, con l’unica eccezione di Cagliari al 23° posto.
Non mancano però le novità. Se tra le ultime cinque classificate arrivano anche Siracusa (104°, -14 posizioni) e Napoli (105°, – 7 posizioni) restano sostanzialmente immobili le altre grandi aree metropolitane, quasi incapaci di ripartire dopo la pressione generata da emergenze e shock economici.

Mentre Bologna, Milano e Firenze cercano di non perdere di vista la Top 10 e i loro primati, Venezia è 34a (-12), Torino 36°, e Genova 47a, in calo di 20 posizioni.
È un’edizione, quella di quest’anno, che dà ampio spazio alle disuguaglianze sul territorio. Pandemia, emergenze climatiche, contesto internazionale aggravato dalle guerre, shock energetico e inflazione hanno esacerbato la distanza tra le città più vivibili e quelle meno.

Tra i 90 indicatori statistici anche l’indice della solitudine

I 90 indicatori statistici alla base dell’indagine, riferisce AGI, di cui 46 aggiornati al 2022 e 36 al 2023, presentano una serie di novità inserite per stare al passo con i cambiamenti sociali: l’indice dei progetti finanziati dal PNRR, l’indice della solitudine, le farmacie, le famiglie con Isee sotto 7mila euro, il gender pay gap, consumo di farmaci contro l’obesità, lavoratori domestici e l’aumento delle temperature.

Dieci gli indici sintetici che aggregano più parametri, da Qualità della vita di giovani, bambini e anziani a Qualità della vita delle donne, da Ecosistema urbano a Indice della criminalità, Indice di sportività, Indice del clima fino all’ICity Rank sulle città digitali, composto da Amministrazioni digitali e Città aperte.

e-commerce: tra Black Friday e Cyber Monday sarà di 2 miliardi la spesa degli italiani

Nei giorni compresi tra il Black Friday e il Cyber Monday, quest’anno gli italiani spenderanno online circa 2 miliardi di euro, il +8% rispetto al 2022. In questa occasione, gli operatori particolarmente competitivi realizzeranno anche 5 volte il fatturato di un giorno medio.
I settori più interessati da queste iniziative saranno abbigliamento, informatica ed elettronica, giocattoli, gioielli, profumi, e prodotti per la cura del corpo. Ma anche oggetti di arredamento, prodotti enogastronomici, ticketing per eventi e viaggi.

A quanto emerge dall’Osservatorio eCommerce B2c di Netcomm e Politecnico di Milano, due sono le principali considerazioni sul tasso di crescita di quest’anno. Se gran parte di questo incremento è spiegato dall’inflazione, “c’è molta incertezza sulla reale capacità di alcuni merchant di raggiungere il target prefissato”, commenta Valentina Pontiggia, direttrice dell’Osservatorio. 

Un 2023 meno dinamico ed esplosivo

“Già nel 2022 le previsioni per il Black Friday si sono infatti dimostrate troppo ottimistiche, con un valore a consuntivo che ha raggiunto gli 1,85 miliardi di euro rispetto a una stima previsionale di circa 2 miliardi”, sottolinea Pontiggia.

Anche in questo periodo, tradizionalmente molto positivo per l’e-commerce, il canale online, pur continuando a crescere con un ritmo superiore al Retail totale, risulta meno dinamico ed esplosivo, più vicino agli andamenti del commercio fisico. Gli acquisti online, compresi fra il 24 e il 27 novembre, cresceranno infatti solamente del +8% rispetto a un CAGR (Compounded Average Growth Rate) negli ultimi cinque anni pari al +18%.

Politiche promozionali non cambiano

In Italia, e all’estero, le iniziative promozionali non si limitano esclusivamente al week-end del Black Friday. È ormai evidente che prolungare il momento degli sconti è un ottimo metodo per rendere queste occasioni di acquisto più efficaci verso i consumatori, e più utili per i merchant. Consente infatti di attirare un numero crescente di utenti e distribuire i prodotti su un arco temporale più esteso.

Rispetto agli anni precedenti, però, non cambiano le politiche promozionali. Si varia dallo sconto fisso su tutto il carrello allo sconto percentuale su una gamma o tutta la gamma di prodotti, fino al premio a fronte del superamento di una definita soglia di spesa o all’offerta della spedizione gratuita.

Obiettivo: preservare i margini

Nella maggior parte delle iniziative, non sono previste politiche di sconto più aggressive rispetto agli anni precedenti.
Da un punto di vista economico, l’obiettivo non è solo migliorare i ricavi, ma anche preservare i margini.

“Ciò che distingue il Black Friday nel 2023 dovrebbe essere la maggior trasparenza di informazioni negli annunci di riduzione dei prezzi, in ottica di tutela del consumatore: si tratta infatti del primo Black Friday nell’era della Direttiva Omnibus – aggiunge Valentina Pontiggia -. Il decreto ha introdotto per i merchant una serie di nuove disposizioni in materia di indicazione di annunci relativi alla riduzione dei prezzi nel corso delle campagne promozionali, e ha arricchito la lista delle pratiche commerciali scorrette”.

Come ringiovanire di sei anni? Basta seguire la lista delle 8 azioni anti-aging

La lista delle 8 azioni anti-aging è stata creata dall’American Heart Association inizialmente per aiutare le persone a migliorare la propria salute cardiovascolare, ma in seguito è stato scoperto che può aiutare anche a “ringiovanire”.

Di cosa si tratta? Anzitutto dire no al fumo, poi fare attività fisica regolare, seguire una dieta equilibrata ricca di verdure, noci e proteine magre. Più in particolare, la lista delle ‘8 cose essenziali per la vita’ include anche fare almeno 150 minuti di attività fisica moderata o 75 minuti di attività fisica vigorosa a settimana, dormire tra sette e nove ore a notte, mantenere un peso equilibrato e controllare il colesterolo, la glicemia e la pressione sanguigna.
Questi comportamenti potrebbero aiutare a rimanere giovane e in buona salute, e per più tempo. In pratica, aiuterebbero a ridurre di sei anni l’età biologica, ovvero, quella del proprio corpo.

Rallentare il processo di invecchiamento

Un nuovo studio condotto presso la Columbia University Irving Medical Center in New York City, evidenzia anche gli effetti ‘anti-aging’ di questa lista.
Secondo lo studio, che sarà presentato al congresso dei cardiologi americani a Philadelphia, chi non segue queste sane abitudini presenta un corpo mediamente 4 anni più vecchio della propria età anagrafica. 

Dalla ricerca è emerso infatti che aderire alla lista delle ‘8 cose essenziali per la vita’ non solo migliora la salute del cuore, ma potrebbe anche rallentare il processo di invecchiamento.

La conferma arriva dalla scienza

I ricercatori hanno valutato oltre 6500 partecipanti, raccogliendo informazioni dettagliate su quanto intensamente aderissero agli otto precetti salva-cuore.
Il team ha anche calcolato la vera età del loro organismo.

L’età dell’organismo è un’indicazione dell’età biologica che viene determinata misurando i livelli di sostanze presenti nel corpo, e coinvolte nel metabolismo, nell’infiammazione e nella funzione degli organi, come glucosio e creatinina.
Si tratta di una misura che fornisce un quadro più completo di come una persona stia invecchiando, riporta Ansa. Il team ha scoperto che coloro che hanno dichiarato di adottare fedelmente la lista dei precetti mostravano un’età biologica in media sei anni più giovane della loro età anagrafica.

Vivere più a lungo e senza malattie

Coloro che, al contrario, hanno dichiarato di aderire con insufficiente impegno ai precetti mostravano un’età biologica media pari a quattro anni maggiore della loro età cronologica.

“Il rispetto della lista può rallentare il processo di invecchiamento del corpo, il che ha molti benefici – ha spiegato Nour Makarem, l’epidemiologo che ha condotto il lavoro – incluso un aumento degli anni senza malattie e la riduzione del rischio di morte prematura”.

Terzo trimestre 2023, stabile la richiesta di credito delle imprese

Nel terzo trimestre del 2023, la domanda di credito presentata dalle imprese italiane è rimasta stabile, registrando solo una leggera variazione positiva dello 0,1% rispetto allo stesso periodo del 2022.
L’importo medio richiesto è rimasto quasi invariato, con una diminuzione marginale dello 0,5% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un totale di 125.404 Euro (Fonte: Sistema di Informazioni Creditizie EURISC).

Importo medio, leggera flessione per le imprese individuali 

Se analizziamo il tipo di imprese, anche in questo caso, non sono emerse variazioni significative nella domanda di credito. Le società di capitali hanno registrato una modesta diminuzione dello 0,2%, mentre le imprese individuali hanno registrato un leggero aumento dello 0,6%.
Dopo due trimestri consecutivi di crescita significativa dell’importo medio richiesto, si è verificato un rallentamento per le imprese individuali, con una diminuzione del 4,7% (35.334 Euro), mentre per le società di capitali la variazione è stata minima, con un aumento dello 0,1% (167.035 Euro).

Soprattutto prudenza

L’andamento delle richieste di credito da parte delle imprese italiane riflette un persistente atteggiamento di prudenza nei confronti degli investimenti. Molte imprese preferiscono utilizzare le loro riserve per coprire le spese correnti e ritardano i piani di investimento a lungo termine.
Tuttavia, va notato che c’è una domanda latente che emerge dall’osservatorio ESG Outlook, che indica che quasi il 60% delle imprese presenta livelli medio-bassi di adeguatezza ESG. Ciò suggerisce che le istituzioni finanziarie dovranno concentrarsi su questa leva per soddisfare le esigenze delle imprese di raggiungere i livelli ESG richiesti dall’Europa, spingendo così verso investimenti sostenibili.

Le richieste? Si dividono fra fino a 5.000 euro e superiori a 50.000 euro

Nel contesto della classe di importo delle richieste di credito delle imprese, la distribuzione rimane stabile, con una forte domanda per piccoli importi, entro i 5.000 Euro (30,7%), e per importi superiori a 50.000 Euro (28,4%).

Nonostante i significativi cambiamenti macroeconomici degli ultimi anni, la distribuzione della domanda di credito per settore non ha subito variazioni significative. I settori più richiedenti rimangono i Servizi (25,6%), il Commercio (23,1%) e le Costruzioni (17,3%), mantenendo le loro posizioni di primo piano.

PA: se funziona male costa più dell’evasione fiscale

La mala burocrazia che attanaglia gran parte della Pubblica Amministrazione provoca un danno economico ai contribuenti stimato sui 184 miliardi di euro l’anno. Un importo pari a più del doppio rispetto alla dimensione dell’evasione tributaria, che secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze ammonta a 84,4 miliardi di euro. 

L’Ufficio studi della CGIA mette quindi in evidenza come nel rapporto ‘dare-avere’ tra lo Stato e i contribuenti, l’aggravio economico delle ‘distorsioni’ provocate dalla PA agli italiani abbia una dimensione nettamente superiore alle mancate risorse che i contribuenti disonesti decidono di non versare all’erario. 

Infedeltà fiscale, una piaga sociale ed economica inaccettabile

Di fatto, se la qualità dei servizi offerti dalla PA va assolutamente migliorata, è ancor più necessario contrastare l’evasione, ovunque si annidi. 
L’infedeltà fiscale, infatti, è una piaga sociale ed economica inaccettabile che penalizza i più deboli, perché riduce la qualità e la quantità dei servizi offerti dal sistema pubblico. 

Non solo. Non è plausibile la tesi secondo la quale non pagare le tasse sarebbe ‘giustificato’ dal mal funzionamento dello Stato.
Se tutti pagassero quanto richiesto, la PA avrebbe più risorse a disposizione, probabilmente funzionerebbe meglio, e si creerebbero le condizioni anche per tagliare in misura strutturale la pressione fiscale.

Mettere a punto una macchina pubblica precisa, efficace ed efficiente 

Gli effetti economici dell’inefficienza della PA che gravano sulle imprese sono di fonte diversa: i dati non sono omogenei, e a volte gli ambiti di applicazione si sovrappongono. Per tali ragioni, non si possono sommare, ma una PA che funziona poco e male causa ai contribuenti danni economici molto superiori, addirittura più del doppio, di quanti ne subisce lo Stato da chi non compie il proprio dovere nei confronti del fisco.

Perciò, se l’evasione è un grosso problema che dobbiamo assolutamente estirpare, il vero problema per il nostro sistema Paese è mettere a punto una macchina pubblica precisa, efficace ed efficiente.

Sbagliato generalizzare, ma…

Ovviamente è sbagliato generalizzare. Anche la nostra PA può contare su punte di eccellenza a livello centrale e locale, che nei settori della sanità, della ricerca, delle telecomunicazioni non hanno eguali nel resto d’Europa.
Tuttavia, sprechi, sperperi e inefficienze presenti nella burocrazia pubblica sono una amara realtà che purtroppo continua a ostacolare la modernizzazione del Paese. 

Tra le principali inefficienze che caratterizzano la PA, i debiti commerciali nei confronti dei propri fornitori costano 49,6 miliardi di euro, la lentezza della giustizia 40 miliardi, le inefficienze e gli sprechi presenti nella sanità sono quantificabili in 24,7 miliardi di euro, mentre gli sprechi e le inefficienze presenti nel settore del trasporto pubblico locale ammontano a 12,5 miliardi. 

Moda e sostenibilità, quali sono i profili professionali più richiesti?

Nel business della moda, la sostenibilità è diventata un’area cruciale di sviluppo. Secondo il rapporto dell’Osservatorio Assolavoro Datalab di Assolavoro, sono due i nuovi nuovi profili professionali più ricercati oggi. SI tratta del  “Sustainability Specialist – Fashion” e del “Environmental Reporting Coordinator.”

Garantire la sostenibilità nel settore del fashion è un compito difficile. Per questo sono richieste ai professionisti specializzazione e competenze professionali di alto livello. Nel comparto è necessario un maggior numero di manager e tecnici capaci di guidare le aziende attraverso l’intricato mondo della sostenibilità, che va dall’approvvigionamento delle materie prime alla gestione del ciclo di vita dei prodotti, con particolare attenzione alla raccolta dati, alla rendicontazione e all’informazione corretta al pubblico.

Come cambia il lavoro 

L’indagine di Assolavoro Datalab condotta a luglio 2023 ha analizzato i profili professionali più richiesti attraverso i principali portali di ricerca di lavoro, come Linkedin, Trovit e Indeed, concentrandosi sulle imprese del settore moda. Hanno identificato 19 famiglie di profili professionali e oltre 40 etichette professionali che rappresentano la domanda in crescita nei prossimi mesi. Questi profili sono stati organizzati all’interno delle principali aree funzionali delle imprese del settore moda.

I due profili emergenti più ricercati

Tra i nuovi profili emergenti, si distinguono il “Sustainability Specialist – Fashion” e l'”Environmental Reporting Coordinator,” entrambi focalizzati sulla promozione della sostenibilità. Nel settore dell’amministrazione e controllo, sono richiesti figure come “Finance & Controlling Specialist” e “Finance Governance and Compliance Analyst” per gestire i processi finanziari con attenzione alla sostenibilità.

Nell’ambito dell’analisi e monitoraggio, professioni come “Analista Dati Business Intelligence” e “Digital Analytics Manager” saranno fondamentali per valutare le performance aziendali in termini di sostenibilità. Per la progettazione di prodotti sostenibili, si richiederanno competenze specifiche, compresi “Fashion Designer” e “Designer di Prodotti.”

La gestione della produzione richiederà figure come “Production Manager,” “Production Planner” e “Quality Control Manager” per garantire il rispetto dei nuovi standard sostenibili. Anche i “Buyer” e gli “Analisti della Catena di Fornitura” dovranno attenersi alle normative e alle metodiche sostenibili, così come gli “Esperti dei Semilavorati Pelle e Tessili” e i “Fabrics Sourcing Coordinators.”

Anche il marketing si tinge di green

Infine, i professionisti della comunicazione e del marketing, come il “Communication Specialist” e i “Responsabili Marketing,” saranno chiamati a garantire il rispetto delle norme sui “Claims Ambientali” nelle loro strategie di marketing e comunicazione. In sintesi, il settore moda del 2023 richiede una nuova generazione di professionisti altamente specializzati nella sostenibilità per plasmare un futuro più ecocompatibile.

Riforma della burocrazia, perchè è così importante per gli imprenditori? 

La questione della riforma della burocrazia in Italia è un tema che si trascina fin dall’Unità d’Italia, e da allora sono state introdotte diverse riforme della Pubblica Amministrazione nel paese. La prima e più significativa di queste è stata la riforma Cassese, che ha introdotto i concetti di efficienza ed efficacia. Successivamente, ci sono state le riforme legate al nome di Bassanini, che hanno introdotto la devolution e la sussidiarietà, quest’ultima spesso associata alla privatizzazione del patrimonio pubblico. Queste riforme hanno anche aperto la strada alla riforma del Titolo quinto della Costituzione, creando una confusione e sovrapposizione di competenze tra il centro e la periferia.
In seguito, sono state attuate la riforma Madia e la riforma Brunetta. Tuttavia, nonostante tutti questi sforzi, la burocrazia italiana rimane ancora uno dei principali problemi del paese. Troppo spesso, viene affrontata con approcci complessi e poco efficaci.

Fino a 125 controlli all’anno per le Pmi

Uno studio condotto da Federcontribuenti, che verrà presentato a Roma, ha analizzato alcuni dei gravi problemi che ostacolano la capacità della Pubblica Amministrazione di tenere il passo con la crescente velocità della società civile. In un anno, un’azienda di piccole/medie dimensioni può essere soggetta a ben 125 controlli da parte di 20 enti diversi. Complessivamente, il sistema burocratico italiano è caratterizzato da 136.000 norme e comporta un costo di circa 70 miliardi di euro. E gli imprenditori? Secondo lo studio, nel ‘84% di loro ritiene che la burocrazia sia un ostacolo allo sviluppo economico. Questa situazione è particolarmente preoccupante in vista dell’attuazione dei progetti legati al piano di ripresa, che spesso richiedono un approccio interdisciplinare e innovativo.

I maggiori problemi

Tra i problemi identificati da Federcontribuenti, ci sono il “deep state,” ovvero un insieme di funzionari statali, burocrati di alto livello, capi di Gabinetto e direttori di ministeri, spesso selezionati per cooptazione e con una formazione prevalentemente giuridica. Questi individui sono abituati a cercare di aumentare la loro influenza controllando i processi decisionali e sono esperti nella creazione di strutture giuridiche complesse che richiedono il loro supporto. La loro conoscenza di dettagli legali può essere usata per bloccare o ritardare decisioni, e uno strumento di controllo significativo è la minaccia di abuso di ufficio. Inoltre, la burocrazia italiana è diffusa sul territorio, con numerosi piccoli burocrati che gestiscono i servizi e le pratiche, soprattutto per le PMI, le imprese artigiane e i cittadini. Questa distribuzione spesso porta a procedure eccessivamente complesse, mancanza di informazioni, progetti telematici carenti e problemi con i pagamenti elettronici.

Dispositivi indossabili, la domanda cresce del 6% nel secondo trimestre

Il mercato dei dispositivi indossabili, compresi gli smartwatch e le smartband, ha registrato una crescita del 6% nel secondo trimestre dell’anno. L’exploit in positivo è stato registrato nel periodo aprile -giugno 2023: lo rivelano gli ultimi dati forniti dall’agenzia Canalys, specializzata nelle analisi di mercato.

Alle spalle sei mesi di trend negativo

Dopo sei mesi di tendenze negative, questo settore sta finalmente riprendendo slancio grazie alla crescente domanda dei consumatori. Jack Leathem, analista di ricerca presso Canalys, ha sottolineato che la richiesta sta aumentando in vari segmenti, portando i fornitori a rispondere in modo adeguato alle esigenze specifiche dei clienti.
Tra le categorie di dispositivi indossabili, quella degli orologi economici ha registrato la crescita più significativa, in particolare i prodotti di marchi come Huawei, Xiaomi e Huami. In alcuni paesi, come l’India, questa tipologia di prodotti ha addirittura registrato una crescita del 73% rispetto all’anno precedente. 

Gli smartwatch economici i più gettonati

Nel complesso, la categoria degli “indossabili” è suddivisa nel seguente modo: il 37% degli smartwatch, come ad esempio l’Apple Watch, il 44% per gli smartwatch economici e il 19% per le smartband, i braccialetti principalmente progettati per monitorare l’attività fisica e visualizzare notifiche con limitate interazioni.

Apple mantiene la leadership

Per quanto riguarda i marchi, Apple mantiene la sua posizione di leadership con una quota di mercato del 18%, nonostante una leggera diminuzione del 3% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Apple ha spedito complessivamente 8,1 milioni di dispositivi. Al secondo posto si trova Xiaomi con una quota del 11% e 4,8 milioni di unità spedite, seguita da Huawei che ha registrato una crescita del 13% in un anno e ora detiene il 10% di quota di mercato con 4,3 milioni di unità spedite. Chiudono la classifica Noise con un impressionante aumento del 93% e Fire-Boltt con un incremento dell’86%, con quote di mercato rispettivamente dell’8% e del 7%. Secondo Canalys, Samsung si trova fuori dalle prime cinque posizioni con una quota di mercato inferiore al 7%.

Competizione serrata fra brand

In conclusione, il mercato dei dispositivi indossabili sta vivendo un momento di ripresa, trainato dalla crescente domanda dei consumatori e dalla varietà di prodotti offerti dai principali marchi. La competizione rimane accesa, con nuove opportunità di crescita e innovazioni nel settore che stanno contribuendo a plasmare il futuro di questa categoria di dispositivi.

Studiare? Costa caro: aumentano le richieste di prestiti per l’istruzione

Nel corso dei primi otto mesi del 2023, gli italiani hanno ottenuto prestiti personali per un valore superiore a 220 milioni di euro per far fronte alle spese legate all’istruzione, all’università e, in generale, alla formazione. Questa analisi è stata condotta su un campione di oltre 260.000 richieste di finanziamento raccolte online da Facile.it e Prestiti.it, e ha rivelato due tendenze principali. Da un lato, l’importo medio richiesto si è attestato a 6.752 euro, registrando una diminuzione del 4% rispetto all’anno precedente. Dall’altro lato, la percentuale di richieste di prestiti destinati all’istruzione è aumentata del 6,2%.

Il prezzo dell’istruzione in Italia? Elevato e in aumento

Il costo dell’istruzione in Italia può essere considerevole e l’aumento dei prezzi nell’ultimo anno ha reso la situazione ancora più difficile per le famiglie. Già dai primi anni scolastici, le spese possono raggiungere centinaia di euro, ma quando si parla di corsi universitari o post-universitari, i costi possono essere notevolmente più elevati. Aligi Scotti, Responsabile Business Unit Prestiti di Facile.it, spiega che un prestito personale può rappresentare una soluzione per alleggerire il carico finanziario su una famiglia e permette di continuare a investire nell’istruzione senza dover rinunciare alla formazione.

Le richieste dal 3 a 5mila euro sono il 31%

Guardando più nel dettaglio le cifre richieste per finanziamenti legati all’istruzione, emerge che quasi un terzo delle richieste mirava a ottenere meno di 3.000 euro. Le richieste di importo medio, comprese tra 3.000 e 5.000 euro, sono state le più numerose, rappresentando il 31% del totale (rispetto al 26% dell’anno precedente). Al contrario, le richieste superiori a 10.000 euro sono diminuite del 10% su base annua.

Aumentano le richieste da parte degli under 26

Nell’analizzare il profilo dei richiedenti prestiti personali per sostenere spese di istruzione e formazione, emerge che l’età media dei richiedenti è di 35 anni, mentre i giovani sotto i 26 anni costituiscono il 30% delle richieste, con un aumento di quasi 5 punti percentuali rispetto all’anno precedente. I prestiti per l’istruzione sono molto richiesti non solo dai giovani, ma anche dalle donne; le richieste femminili rappresentano il 41% del totale, un dato significativo considerando che, nel complesso delle richieste di prestiti, le donne costituiscono meno del 27%.

Studiare costa

In sintesi, l’analisi dei dati evidenzia come sempre più italiani si affidino ai prestiti personali per finanziare l’istruzione e la formazione, alla luce dei crescenti costi educativi, e come ci sia una maggiore varietà nelle cifre richieste, con un’attenzione particolare da parte dei giovani e delle donne a questa tipologia di finanziamento.

Gli italiani e l’amicizia: nel 2023 è un valore fondamentale?

L’amicizia è ancora ritenuta un valore fondamentale? E quanto sono soddisfatti gli italiani delle proprie amicizie, cosa ricercano in un amico o in un’amica, e che valore attribuiscono all’amicizia?
Secondo l’ultimo sondaggio Ipsos, condotto in occasione della Giornata Mondiale dell’Amicizia 2023, più di tre intervistati su quattro (77%) danno un voto almeno sufficiente alla propria rete di amici e conoscenti, mentre per il 38% il voto è addirittura pari 8 o superiore. In generale, gli italiani si dichiarano soddisfatti della propria rete di amici, di cui la caratteristica più ricercata è l’affidabilità. Al contempo, però, meno della metà degli intervistati percepisce l’amicizia come un valore davvero fondamentale per la propria felicità.

L’architrave del vivere sociale

Le relazioni, amicali, affettive o di altro genere, sono l’architrave del vivere sociale, e gli italiani se ne dichiarano soddisfatti.  Il sondaggio Ipsos ha indagato anche quali sono le principali caratteristiche che si cercano maggiormente in un amico o in un’amica. Ed è emerso che negli amici gli italiani cercano soprattutto affidabilità, ma anche leggerezza, simpatia, semplicità, e allegria. Stimoli intellettuali o esperienze da condividere vengono in secondo piano.

Le donne si fidano meno

In particolare, dal sondaggio emerge come sette intervistati su dieci dichiarano di fidarsi dei loro amici, ma soltanto il 20% sostiene di poterlo fare ‘ciecamente’. Il restante 50% si fida abbastanza e fa affidamento sugli amici il più delle volte, ma non sempre.
Questa fiducia ‘condizionata’ è il risultato delle delusioni della vita? Non possiamo saperlo, anche se quasi tre persone intervistate su dieci dichiarano di aver dato agli amici più di quanto abbiano ricevuto da questi. Una tendenza più forte tra le donne, e che non a caso si collega a un livello di soddisfazione mediamente più basso e a un livello di fiducia dichiarato anch’esso inferiore.

Con l’età si dà più importanza alle relazioni con i parenti

In ultima analisi, meno della metà degli italiani (44%) considera l’avere amici su cui poter contare e con cui star bene insieme un aspetto fondamentale per la propria felicità. Per il 38% le amicizie sono ‘abbastanza’ importanti, ma non fondamentali, e per il 18% sono addirittura ‘poco’ importanti.
Quest’ultima tendenza cresce con l’avanzare dell’età. I rispondenti più adulti sono anche quelli che danno più peso alle relazioni con i parenti, rispetto a quelle con gli amici. Tanto che in merito al viaggio ideale, per la maggioranza è con la famiglia, solo un quarto indica gli amici e uno su dieci preferisce viaggiare da solo. Unica eccezione i giovani della GenZ, che mettono gli amici al primo posto nella classifica dei compagni di viaggio preferiti.