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Autore: Dorothy Gonzaletti

I direttori del personale sono favorevoli alla settimana corta?

I professionisti delle risorse umane sono divisi sulla settimana corta, con una leggera prevalenza di chi esprime una valutazione positiva. Il 53% dei direttori del personale si dichiara infatti d’accordo sull’introduzione della settimana corta con 5 o 4 giorni lavorativi, mentre il 40% lo è solo parzialmente e il 6% non è favorevole. Tra le principali ragioni dei favorevoli, il 79% indica la possibilità di migliorare la conciliazione vita-lavoro, per il 49% aumenterebbe il benessere psico-fisico dei dipendenti e per il 27% circa la motivazione al lavoro dei dipendenti. Lo conferma Aidp, l’Associazione italiana per la direzione del personale, che ha condotto una survey curata dal proprio Centro ricerche.

Criticità e difficoltà

Coloro che hanno espresso una parziale adesione alla settimana corta tra le criticità sottolineano soprattutto la necessità di definire una misura della produttività basata sulle performance, con linee guida definite dalla contrattazione nazionale (41%), oltre alla valutazione preliminare della sostenibilità economica (34%) e le difficoltà a livello di implementazione organizzativa (25%).
Coloro che hanno espresso una netta contrarietà sottolineano soprattutto tre difficoltà: la non compatibilità con la situazione economico-produttiva delle imprese (50%), la difficile implementazione a livello organizzativo (37%) e il fatto che la settimana corta implicherebbe un orario di lavoro giornaliero di 9/10 ore (28%).

Iniziare con soluzioni sperimentali

Ma quale sarebbe la migliore modalità per implementare la settimana corta nella propria azienda? A questa domanda il 62% dei direttori del personale risponde che partirebbe con soluzioni sperimentali, così come già avvento in altre aziende. Molto importante, inoltre, il tema della contrattazione con i lavoratori attraverso una contrattazione a livello aziendale (33%) o riportando la questione anche a livello di contrattazione nazionale (24%). Rispetto al tema del salario, riferisce Adnkronos, il 26% circa manterrebbe lo stesso salario riducendo i giorni, mentre circa l’8% ridurrebbe parzialmente lo stipendio in proporzione alle giornate lavorate, e il 20% manterrebbe lo stesso numero di ore contrattuali riducendo i giorni.

“Una decisione standard potrebbe avere ricadute negative”

“Se da un lato – spiega Matilde Marandola, presidente nazionale Aidp – le ricadute positive sui lavoratori in termini di migliore equilibro e qualità del rapporto vita-lavoro sarebbero evidenti, oltre all’impatto che questo avrebbe in termini di maggiore produttività, dall’altro gli aspetti di natura retributiva e organizzativa che tale soluzione comporterebbe sono ancora da valutare. Quindi, seppur culturalmente siamo favorevoli nei confronti della settimana corta, è sempre importante comprendere e ascoltare le situazioni delle singole aziende e delle singole persone. Una decisione standard e uguale per tutti potrebbe avere ricadute negative sulla motivazione, sulla retention e sull’economia. Per queste ragioni la via della sperimentazione è quella maestra per verificare e testare la reale e virtuosa fattibilità di un’introduzione a regime”.

Addio lettere e numeri: le password del futuro saranno immagini 

Le password fatte di immagini sono più sicure di quelle alfanumeriche? Secondo uno studio condotto dai computer scientist dell’Università di Surrey la risposta è sì. I ricercatori inglesi hanno infatti mostrato l’efficacia di un sistema di autenticazione basato su immagini chiamato Tim (Transparent image moving) per i telefoni cellulari al fine di ridurre il rischio di attacchi esterni, quelli di ‘shoulder surfing’. Di fatto, è ora che il mondo si allontani dalle password basate su lettere e numeri e dalle verifiche per i telefoni cellulari, e inizi ad abbracciare soluzioni più sicure basate su immagini. Come quelle di Tim, che richiede agli utenti di selezionare e spostare immagini predefinite in una posizione designata per superare i controlli di autenticazione. Un po’ come accade per i siti di shopping online.

Più protezione dagli attacchi di shoulder surfing

Lo studio ha riscontrato che l’85% degli utenti ritiene che possa aiutare a prevenire il guessing delle password e gli attacchi di shoulder surfing. Lo shoulder surfing è un attacco in cui qualcuno registra informazioni sensibili, come password o numeri di carte di credito, inseriti da una vittima sullo schermo di un computer o di un dispositivo mobile, guardando sopra la spalla della vittima o da una certa distanza. Gli attacchi di shoulder surfing spesso si verificano in luoghi pubblici affollati come aeroporti, caffè o mezzi pubblici.

Un’autenticazione interattiva e meno vulnerabile

Lo studio ha inoltre scoperto che il 71% dei partecipanti ritiene che Tim sia una soluzione basata su immagini più utilizzabile rispetto ad altre presenti sul mercato.
“Trascorriamo gran parte della nostra vita sui nostri telefoni cellulari e dipendiamo da essi per attività come la banca, lo shopping e per rimanere in contatto con i nostri cari – commenta Rizwan Asghar, coautore del paper per l’Università di Surrey -. È sorprendente quanto poco sia stato fatto in termini di innovazione e progresso per proteggere queste attività e le nostre informazioni più private. Crediamo che i processi di autenticazione basati su immagini e interattivi come Tim rappresentino un passo nella giusta direzione”.

Le opzioni basate su testo offrono compromessi tra usabilità e sicurezza

“Lo status quo attuale basato su testo offre compromessi tra usabilità e sicurezza – continua Asghar -. Mentre le password basate su testo breve sono facili da ricordare, non sono sufficientemente sicure e rendono vulnerabile al guessing delle password o agli attacchi di shoulder surfing”.
Al contrario, riporta Agi, le password basate su testi lunghi sono vincenti in termini di sicurezza, ma sono incredibilmente difficili per gli utenti da ricordare.
“È promettente che molti dei nostri partecipanti abbiano trovato Tim utilizzabile e non abbiano trovato la curva di apprendimento troppo ripida – aggiunge Asghar -. Ciò suggerisce che il mercato potrebbe essere pronto per alternative basate su immagini per la sicurezza dei dispositivi mobili”. 

ChatGPT comporta rischi informatici per gli utenti?

Per molti è una rivoluzione tecnologica che stravolgerà l’intera società, altri si chiedono se sia pericoloso per la sicurezza e l’integrità delle persone online e offline. Ultimamente si parla molto di ChatGPT, il prototipo di chatbot realizzato da OpenAI basato su AI e machine learning che simula il linguaggio umano e con cui è possibile conversare. Di fatto, negli ultimi mesi esperti di tutti i campi hanno messo alla prova ChatGPT, e alcuni hanno sollevato dubbi sulla sicurezza informatica, sostenendo che possa essere utilizzato per creare nuovi malware e nuove minacce informatiche per gli utenti. ChatGPT potrebbe infatti essere utilizzato da criminali informatici per rendere più efficaci i cyber attacchi.

Un trasformatore pre-addestrato generativo

Ma cos’è esattamente ChatGPT? L’acronimo GPT (Generative Pre-trained Transformer) significa letteralmente ‘trasformatore pre-addestrato generativo’. I transformer sono un tipo avanzato di modelli di linguaggio basati su machine learning. In particolare, ChatGPT è l’evoluzione di un modello anteriore chiamato GPT-3.5, ottenuto tramite apprendimento supervisionato e apprendimento per rinforzo. Le applicazioni pratiche di GPT sono molte: chatbot personalizzata, traduzione automatica, creazione e analisi di contenuti, produzione di notizie e contenuti informativi, completamento e suggerimento di testo, sintesi vocale e comprensione del testo. In queste ultime fasi di apprendimento dello strumento sono intervenuti esseri umani che hanno addestrato il modello interagendo con esso e alimentandolo con le proprie conversazioni. In seguito a questi miglioramenti, ChatGPT fornisce risposte più articolate, pertinenti e reali.

Phishing, script dannosi, malware, social engineering

Panda Security ha individuato 3 principali pericoli di cybersicurezza legati a ChatGPT: email di phishing, script dannosi e malware, e social engineering. ChatGPT potrebbe essere infatti utilizzato per scrivere e-mail e testi per siti di phishing senza i soliti errori ortografici che aiutano a riconoscere i tentativi di phishing. Inoltre, se ChatGPT ha una funzionalità di moderazione dei contenuti che risponde ai criteri morali dei suoi sviluppatori, se venisse alimentato con stringhe di codice dannoso sarebbe in grado di replicarle e combinarle.
Potenzialmente, poi, è possibile fare domande a ChatGPT e ottenere informazioni per confezionare un attacco di spear phishing o social engineering ai danni di una persona. Tutto dipende da quante informazioni sono online e vengono incluse nel feeding del modello.

I cybercriminali ne hanno già approfittato

Di fatto, i cybercriminali ne hanno già approfittato. Hanno infatti elaborato una campagna sui social network dove hanno creato account simili a quelli ufficiali di OpenAI, che però promuovono download di un programma fittizio come client desktop per ChatGPT. Scaricato come un file eseguibile, apparentemente il programma non completa il processo di installazione. In realtà, prosegue all’insaputa dell’utente installando un Trojan stealer progettato per rubare informazioni relative agli account salvati sui browser. In particolare, cookie e credenziali di accesso dagli account di Facebook, TikTok e Google (soprattutto quelli riconducibili ad aziende per ottenere informazioni sensibili aggiuntive).

L’industria lombarda nel quarto trimestre 2022 

I dati congiunturali dell’industria lombarda relativi al quarto trimestre 2022 sono positivi, ma si rileva un calo nel portafoglio ordini, interni ed esteri. A quanto emerge dalle elaborazioni del Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, l’analisi tendenziale relativa al quarto trimestre 2022 ha consentito all’area metropolitana di Milano di crescere del +4,2% in un anno per la produzione, più del dato lombardo (+2,7%). Se si considera la crescita netta del fatturato, l’aumento è +9,3% a livello locale e +9,2% a livello regionale. In relazione al portafoglio ordini, si registra un livello superiore a quello relativo al quarto trimestre 2021 (+3,4%), con performance migliore rispetto alla manifattura lombarda (+2,7%).

Milano: aumento congiunturale per produzione e fatturato

I mercati esteri milanesi hanno ripreso la crescita in modo più incisivo (+7,1%) rispetto alla componente interna (+1,2%). Il quadro delinea nel quarto trimestre 2022 un aumento congiunturale rispetto al terzo trimestre 2022 della produzione industriale e del fatturato milanese (+1% e +1,6% destagionalizzato). La crescita rispetto al dato lombardo è maggiore per la produzione (+0,8% Lombardia) e leggermente minore per il fatturato locale (+1,7% Lombardia, destagionalizzato).
Per gli ordini interni il dato congiunturale è in calo in modo più marcato per l’industria milanese rispetto alla manifattura lombarda (rispettivamente -1,7% e -0,2% destagionalizzato), allo stesso modo degli ordini esteri per cui la performance milanese è in calo (-1% rispetto al +0,3% lombardo destagionalizzato).

Monza e Brianza: ordini del manifatturiero superiori alla Lombardia

A Monza e Brianza la crescita tendenziale della capacità produttiva colloca i volumi prodotti a un livello superiore rispetto al quarto trimestre 2021 (+2,8%), superiore rispetto al dato lombardo (+2,7%). Nello stesso periodo, i dati della manifattura brianzola per fatturato (+7,1%) sono inferiori al dato lombardo (+9,2%). Sempre rispetto al quarto trimestre 2021, il portafoglio ordini del manifatturiero brianzolo evidenzia un incremento reale superiore a quanto registrato in Lombardia (rispettivamente +7,5% e +2,7%). Prosegue poi la crescita congiunturale: il quarto trimestre 2022 fa registrare un aumento rispetto al terzo trimestre 2022 sia della produzione industriale (+0,3% destagionalizzato), sia del fatturato (+0,8% destagionalizzato), così come le commesse acquisite dai mercati interni (+2,3% destagionalizzato) ma sono in calo quelli esteri (-1,1%).

Lodi: leggero calo per il trend congiunturale

Nel quarto trimestre 2022 rispetto all’anno precedente, si verifica un trend di crescita per produzione, fatturato e ordini di Lodi. Relativamente all’analisi tendenziale la crescita della produzione si attesta a +0,3%, performance peggiore rispetto al dato lombardo (+2,7%). In relazione al fatturato, nel confronto con il quarto trimestre 2021, il recupero si attesta a +6,4%, inferiore per intensità al dato regionale (+9,2%). Ma gli ordini crescono in un anno del 3,1% rispetto al 2,7% lombardo. In leggero calo il trend congiunturale della produzione industriale, con una leggera diminuzione rispetto al terzo trimestre 2022 (-0,2% destagionalizzato), accompagnato dalla crescita del fatturato (+0,3% destagionalizzato) e dalle commesse acquisite dai mercati interni (+0,5% destagionalizzato), mentre gli ordini esteri risultano in crescita di +0,1%.

DL Milleproroghe 2023: le novità in arrivo

Il DL Milleproroghe 2023, con oltre 350 nuove scadenze si avvia a ricevere il voto di fiducia della Camera, pena la decadenza del provvedimento. Tra le novità in arrivo, lo stralcio mini-cartelle, prorogato al 31 marzo, termine ultimo per decidere se aderire o meno allo stralcio delle mini-cartelle 2000-2015 di importo fino a 1000 euro. Per il Cashback, introdotto dal governo Conte per contrastare l’evasione fiscale, le norme estendono al 31 luglio 2023 la scadenza per comunicare Iban e dati finanziari corretti, o promuovere controversie, per i 43mila cittadini interessati dai rimborsi mediante PagoPa del premio per la partecipazione al concorso Cashback. 

Balneari, smart working, contratti in somministrazione, dehors, tifosi

Approvata la proroga delle concessioni balneari fino al 31 dicembre 2024. In caso di impedimenti oggettivi all’espletamento delle gare le attuali concessioni resterebbero valide fino a tutto il 2025.
Via libera poi allo smart working fino al 30 giugno per lavoratori fragili e genitori con figli sotto i 14 anni del settore privato. Nel settore pubblico, invece, la possibilità del lavoro da casa vale solo per i ‘fragili’. Inoltre, estesa fino al 2025 la possibilità di ricorrere ai contratti di somministrazione anche oltre i 24 mesi previsti, ed estesa per tutto il 2023 anche la norma sui dehors liberi per bar e ristoranti.
Slitta invece al primo luglio 2024 l’attivazione della consulta dei tifosi nelle società sportive professionistiche.

Mutui giovani, Fondo nuove competenze, case occupate, Imprese 4.0

Prorogata al 30 giugno 2023 la data entro la quale le giovani coppie con Isee fino a 40mila euro possono richiedere mutui agevolati per l’acquisto della prima casa, mentre il Fondo nuove competenze è prorogato fino al 31 dicembre 2023 per compensare il mancato guadagno delle imprese che optano per la formazione del personale. Prorogato inoltre a tutto il 2023 il fondo di solidarietà per il contributo ai proprietari di case occupate abusivamente, mentre viene prorogato al novembre 2023 il termine di consegna dei beni strumentali interessati dal bonus sugli investimenti in tech e digitale del piano Transizione 4.0.

Ricetta elettronica, pensione medici di famiglia, diritti TV, Superbonus villette

Viene prorogato fino al 31 dicembre 2024 l’uso della ricetta elettronica nella sanità, e viene estesa fino a 72 anni, dai precedenti 70 anni, la possibilità di ritiro dal lavoro per medici di famiglia e pediatri convenzionati con il Servizio sanitario nazionale. Niente da fare invece per le norme più stringenti sulle plusvalenze fittizie delle società sportive e quelle per l’attribuzione a pensionati di incarichi apicali nella PA, che tuttavia potrebbe ricomparire nel nuovo DL sulla governance del PNRR.
Stop anche alla possibilità di proroga di ulteriori due anni delle concessioni dei diritti televisivi sportivi, e alla proroga del Superbonus 110% per le villette.

Aumenta il costo della vita: come cambiano le abitudini di acquisto 

Il recente sondaggio 2023 di PwC Global Consumer Insights Pulse Survey, che ha coinvolto 9.180 consumatori in 25 Paesi, evidenzia con chiarezza che oltre la metà dei consumatori globali rimanda i propri acquisti. In tempi di crisi, si sta più attenti al budget personale e si sposta in là nel tempo lo shopping ritenuto non essenziale. In quest’ottica non certo rosea per il mercato, che vede in calo soprattutto i prodotti di fascia alta e di lusso, quali sono i canali di vendita che resistono allo tsunami? E in che modo?

I canali utilizzati dai consumatori

A giugno 2022, apparentemente la frequenza di acquisti giornalieri/settimanali dei consumatori, che durante la pandemia aveva registrato una tendenza al rialzo, ha fatto un passo indietro tornando ai tempi pre-Covid. Nel sondaggio, la costante stabilità dimostra che nei prossimi sei mesi la maggior parte dei consumatori prevede solo un lieve cambiamento del canale di acquisto abituale nell’online, in negozio e con la formula “click and collect”. Gli acquisiti in negozio rimangono prettamente invariati, anno su anno, come mezzo di consumo più comune nel 2022 (43%), mentre l’utilizzo di cellulari/smartphone (34%), PC (23%) e tablet (15%) registra complessivamente una lieve riduzione. Dal sondaggio emerge la costante tendenza dei consumatori ad affermare che non acquisteranno mai prodotti tramite tablet (51%), assistenti vocali per abitazioni intelligenti (64%) e dispositivi indossabili (71%), dati complessivamente in aumento rispetto all’ultimo sondaggio PwC Global Consumer Insights Pulse Survey condotto a giugno 2022.

Il metaverso è ancora agli inizi

L’adozione del metaverso come canale di acquisto è ancora nella fase iniziale di adozione. Questo mezzo rimane comunque ancora sotto-utilizzato, con solo un quarto (26%) degli intervistati che ha dichiarato di aver utilizzato la piattaforma per l’intrattenimento, le esperienze virtuali o l’acquisto di prodotti nel 2022. La maggior parte di questi utenti ha utilizzato il metaverso principalmente per la realtà virtuale, ovvero per giocare ai giochi o guardare un film (10%), entrare a far parte di un mondo virtuale, visitare l’ambiente di un rivenditore o partecipare a un concerto (9%) o acquistare un prodotto digitale, ad esempio un non-fungible token o NFT (9%). Coloro che registrano maggiori probabilità di interagire con attività correlate al metaverso sono India (48%), Vietnam (43%) e Hong Kong (42%), oltre ai Millennials (36%).

La questione privacy dei dati pesa sullo shopping online

Dato che lo shopping online continua a crescere a livello di volumi, i consumatori sono sempre più preoccupati in merito alla privacy dei dati. Quasi la metà (47%) afferma di essere estremamente o molto preoccupato quando interagisce con aziende di social media, siti web di viaggi di terze parti/portali (36%), aziende di assistenza sanitaria (34%) e di prodotti di consumo (32%). Paesi come l’India e le Filippine sono i più preoccupati in tali categorie. Di conseguenza, quasi la metà (49%) sostiene di non condividere i dati personali più di quanto sia necessario, il 32% sceglie di non voler ricevere comunicazioni da tali aziende e il 26% ha in generale ridotto le proprie interazioni con questi tipi di aziende.

Internet, nel 2022 rallenta il dominio .it

Secondo i dati rilevati dal Registro .it, l’organo tecnico dell’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr e anagrafe dei domini a targa italiana, per il web nostrano il 2022 è un anno di stasi fisiologica. Le nuove registrazioni sono in calo del 13% rispetto al 2021, e sono ‘solo’ 475.768 i nuovi domini .it registrati (+0,50%), per un totale di 3.467.693 domini .it attualmente in Rete.
Un andamento simile si era già visto negli anni della crisi del 2008, quando incertezza ed emergenza economica avevano fatto segnare tassi bassissimi di presenza .it in Rete, per poi risalire a partire dal 2010-2011. Registro .it ipotizza quindi che il dato del 2022 sia stato influenzato anche dagli ultimi avvenimenti internazionali, tra emergenza sanitaria ancora in corso, crisi geopolitiche e ricadute in tutto il mondo su consumi e imprese.

Tutti giù, tranne liberi professionisti e “stranieri”

A conferma di un’annata di stasi è anche il calo generale nelle categorie monitorate mensilmente da Registro .it. Da gennaio a ottobre 2022 diminuiscono quasi tutti i settori: le registrazioni attribuite a persone fisiche scendono del 29% rispetto allo stesso periodo del 2021, quelle relative a imprese -14,7%, enti pubblici -13,9%, e no profit -14,5%. In positivo i liberi professionisti (+3,1%), categoria che risponde alle crisi affidandosi al digitale, come aveva fatto nel 2021 (+35%) in risposta alle chiusure del 2020. Inedite del 2022 sono le registrazioni appartenenti alla categoria ‘stranieri’, nuovi domini .it registrati da cittadini e organizzazioni di altri Paesi dell’Unione, oppure da aziende con almeno una sede nella UE. Nel periodo considerato segnano infatti +66,7%.

Over 40 e per oltre tre quarti maschile

Sul totale degli italiani che hanno registrato un dominio .it meno di un quarto è donna: 24,8% contro il 75,1% di rappresentanza maschile, e quanto all’età, la maggior parte è compresa nella fascia dai 42 ai 49 anni per entrambi i sessi. Sempre nel periodo preso in esame dalla rilevazione, emerge poi che il Sud Italia e le Isole continuano a essere il ‘fanalino di coda’ dell’Italia digitale.

La mappa del paese online

Sono le regioni del Centro-Nord ad avere il tasso di penetrazione più alto all’interno del Paese, con in testa Trentino-Alto Adige, Lombardia e Valle d’Aosta. In coda, Basilicata, Sicilia e Calabria. Una situazione molto simile anche per le province, dove Milano ottiene il primato per tasso di penetrazione, con 559 domini ogni 10.000 abitanti, seguita da Bolzano (495), Firenze (462), Rimini (451) e Bologna (443). In coda alla rilevazione, le province del Sud e delle Isole, ben al di sotto della media nazionale (307) e che occupano tutte le ultime dieci posizioni, con Crotone (170), Caltanissetta (154) ed Enna (146) ultime in classifica. Nel complesso, è il Nord ad avere in media il tasso di penetrazione più alto del Paese, con 384,9 domini ogni 10.000 abitanti, seguito dal Centro (378,1) e dal Sud e le Isole (236,4).

I trend del 2023 secondo Accenture

In anni complicati come quelli che stiamo vivendo, c’è però una costante. E’ il crescente accesso alla tecnologia da parte di un bacino sempre più ampio di persone. In particolare, diventano già “facili” le tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale, il web3 e la tokenizzazione. Processi che stanno dando il via ad una nuova era per la creatività, la società e la privacy. Anche le imprese non possono e non devono stare a guardare i cambiamenti in atto. A dirlo è il rapporto “Accenture Life Trends 2023” per le aziende e la loro leadership è necessario prepararsi a modificare i modelli di business, per mantenere il passo con il cambiamento dei comportamenti dei clienti, che trovano sempre più valore nelle nuove tecnologie emergenti. Il report individua cinque macro-movimenti globali del comportamento umano che plasmeranno il business, la cultura e la società nel prossimo anno.

Le tendenze del 2023

Per illustrare i cinque trend i designer di Accenture Song hanno fatto uso dell’intelligenza artificiale, attraverso Midjourney. Grazie a conoscenza, visione, intuizioni e informazioni raccolte dalla rete globale di designer, creativi, tecnologi, sociologi e antropologi di Accenture Song, le previsioni annuali – che hanno sfruttato l’intelligenza artificiale per la creazione delle immagini del rapporto – individuano cinque tendenze per il 2023.

Dalla crisi permanente alla fidelizzazione 

La prima tendenza parte dal presupposto che siamo in una crisi permanente, ma ci adatteremo, così come fa l’umanità da millenni, le persone si adattano all’instabilità, oscillando tra quattro possibili risposte: lotta, fuga, concentrazione e immobilità, scelte che influenzeranno gli acquisti e il modo in cui considerano i brand e i loro dipendenti – e le aziende devono essere pronte. Naturalmente in un mondo così instabile le persone cercano “luoghi”/gruppi, a cui sentono di appartenere. Di conseguenza, i brand moderni saranno costruiti prima di tutto come comunità, ridisegnando la fedeltà e il coinvolgimento con il marchio. 

I benefici intangibili del lavoro e la creatività dell’intelligenza artificiale

Mentre continua il dibattito sul ritorno in ufficio, una cosa è chiara: per molti non è ancora un successo. Tutti hanno sentito la perdita dei benefici intangibili dell’ufficio, come gli incontri casuali con i colleghi e la possibilità di guidare in maniera costante e ravvicinata di giovani talenti. Ora le conseguenze di questa perdita diventano chiare. Senza il coinvolgimento personale, le aziende rischiano di perdere mentorship, innovazione, cultura e capacità di inclusione. È ora che i leader ricomincino a pensare a un piano che offra benefici a dipendenti e aziende. Quarto trend è l’intelligenza artificiale, che sempre più diventa un nuovo strumento del processo creativo per tutti. Anche gli sviluppi nell’ambito dell’IA stanno arrivando sul mercato a una velocità sorprendente. In scala, si tratta di una svolta incredibile per la creatività. Le aziende devono considerare come distinguersi nel marasma di contenuti generati dall’IA e come utilizzare l’IA per migliorare la velocità e l’originalità dell’innovazione.

Dati personali al sicuro
I portafogli digitali potrebbero porre fine alla crisi dell’identità digitale. I portafogli digitali contenenti token (che rappresentano metodi di pagamento, documenti d’identità, carte fedeltà e altro ancora) consentiranno alle persone di decidere quanti dati condividere con aziende e perfino di venderli a queste ultime. Questa è un’ottima notizia per i brand: i dati che le persone forniranno direttamente saranno ancora più preziosi delle informazioni di terze parti, che non saranno più raccolte in un mondo senza cookie.

Gli italiani e le nuove abitudini sui consumi green

L’attenzione alla sostenibilità è un tema sentito da circa il 90% degli italiani, ma non sempre attuabile nel quotidiano. La transizione energetica, ad esempio, è più facile all’interno delle proprie abitazioni, con il 71% che ha modificato i propri comportamenti in casa e il 69% che ha adattato le proprie abitudini ai fini di un maggior risparmio energetico. Anche perché, in questo caso, la sostenibilità è collegata a una riduzione delle spese. Gli italiani, insomma, sono sempre più attenti alla sostenibilità, ma spesso è difficile metterla in pratica con azioni concrete. Un freno è rappresentato dal fatto che comportarsi in modo autenticamente sostenibile ha spesso un costo significativo. È quanto emerge dalla ricerca ‘Agos Insights. I nuovi consumi sostenibili’, realizzata da Agos, in collaborazione con Eumetra.

Emerge la richiesta di consulenza

Gli italiani sembrano infatti essere molto interessati alle potenzialità di un miglioramento della classe energetica di casa (90%) e degli elettrodomestici (94%). Eppure, se la maggioranza conosce la classificazione energetica con le lettere dalla A alla G (84%), non sono altrettanti quelli che si rendono conto dell’impatto dell’utilizzo degli elettrodomestici in bolletta (solo il 38% ne è consapevole) o sono a conoscenza della classe energetica del proprio immobile (51%). Proprio per questo emerge una forte richiesta di consulenza da parte di aziende e rivenditori (82%), che dovrebbero aiutare a districarsi nel dedalo delle differenze e far capire meglio i vantaggi di una soluzione green.

Più difficile modificare i comportamenti per mobilità e acquisti

Se l’impegno a modificare le abitudini di comportamento e consumo in casa è diffuso, sembra più difficile modificarle sul versante della mobilità: solo il 15% ha individuato soluzioni più green per spostarsi, e il 31% nell’ambito degli acquisti. Le generazioni più in difficoltà sono quelle di mezzo (da 30 a 50 anni), alle prese con spese per la casa e i figli e stipendi che non sempre consentono di seguire i comportamenti più virtuosi. Apparentemente contradditoria sembra la GenerazioneZ che a parole non dà particolare importanza al tema, ma che risulta essere la più attiva nel cercare di comportarsi in modo rispettoso.

Viva l’economia circolare

L’economia circolare emerge come modo per essere sostenibili, apprezzata dal 78% degli italiani e utilizzata quasi dalla stessa percentuale (77%). In particolare dai più giovani, che la considerano una modalità di acquisto al pari delle altre. L’analisi ha poi delineato 4 grandi tipologie di italiani con diversi atteggiamenti verso la sostenibilità, in base soprattutto al grado di attenzione e importanza attribuita al tema. Si va dagli Idealisti (31%) ai Concreti (32%), e dagli Impossibilitati (21%) agli Indolenti (16%). Questi ultimi ritengono importante il tema della sostenibilità, ma hanno poca voglia di impegnarsi in prima persona. Sono infatti disponibili a spendere di più e utilizzare le proprie risorse per iniziative a favore della sostenibilità, ma non a cambiare i propri comportamenti.

Ora i consumi italiani puntano all’essenziale: cibo e salute

Gli italiani si affacciano sul nuovo anno con una inattesa tempra emotiva: timore e inquietudine sì, ma soprattutto fiducia e aspettative per il nuovo anno. Con questa disposizione d’animo affrontano i consumi rinunciando al superfluo per garantirsi l’essenziale, con cibo e salute in cima alla lista delle priorità. Infatti, nel 33% dei casi, gli italiani mostrano timore e inquietudine (22%), ma soprattutto fiducia (39%) e aspettativa per il 2023 (38%), e nel complesso hanno un senso di accettazione della realtà (28%) e serenità interiore (34%). È il quadro emerso da due survey condotte a dicembre 2022 dall’Ufficio Studi Coop.

Diete più salutari e meatless

Circa un italiano su due spera di mantenere stabili le spese familiari nel 2023, ma il 45% conta di spendere di più per bollette e il 32% per cibo e bevande, rinunciando all’outdoor, ai viaggi e alla convivialità. Per far fronte all’aumento dei prezzi l’80% cambierà le abitudini alimentari orientandosi verso diete più salutari e meatless, più sobrie e certamente ‘zero waste’ e ‘no frills’.  Il 26% del campione malgrado tutto continua però a vedere l’anno appena iniziato con speranza, e rispetto a quattro mesi fa la fiducia è salita del 12%. Tuttavia gli ultimi anni, e in particolare gli ultimi mesi, hanno lasciato ferite profonde: il 18% delle famiglie nel 2022 ha dovuto far fronte a un permanente disagio alimentare (circa 9 milioni) e un italiano su quattro teme la vera povertà per il 2023.

Si punta ad adottare un lento lifestyle

Intimoriscono soprattutto gli imprevisti, con il 66% del campione che non saprebbe come far fronte a una spesa improvvisa e non rimandabile. Il 70%, poi, se disponesse all’improvviso di 10mila euro, non esiterebbe a dirottarli nel salvadanaio. In generale si punta ad adottare un lento lifestyle concentrandosi sulla cura di sé (29%), cucinare in casa (29%) e fuga dal fast food (15%).
Quanto ai consumi, il ritorno alle spese essenziali andrà a scapito di ristoranti e locali, spettacoli e cultura (rispettivamente 32% e 26%). E per i beni durevoli si pensa a cambiare gli elettrodomestici, ma si rinvia l’acquisto della nuova auto, e il 67% pensa a una ristrutturazione dell’abitazione.

Il 2023 sarà un anno di stagnazione, non di decrescita

Il sondaggio rileva inoltre che grazie soprattutto alla parziale riduzione dei prezzi del gas, il 2023 sarà un anno di stagnazione, ma non di decrescita, con un carovita ancora sostenuto, ma inferiore al 2022 (+6,1%).  A preoccupare maggiormente, riporta Ansa, sono però soprattutto i consumi e i risultati economici della filiera alimentare. L’inflazione dei beni alimentari lavorati resterà elevata (+6,7% medio nel 2023 secondo i manager italiani del settore Food & Beverage), si ridurranno i volumi acquistati dalle famiglie nella Gdo (-0,9%), e si conferma il peggioramento della redditività delle imprese industriali, soprattutto distributive (lo teme il 66% dei manager del settore). Con conseguente calo degli investimenti (37%) e ricadute anche sul fronte occupazionale (27%).