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Categoria: Lo sapevi che…

Metaverso: hype in calo ma in Italia 108 nuovi progetti nel 2023 

Oggi i big player, tra cui finalmente Apple, hanno sviluppato nuovi dispositivi e servizi per la nuova frontiera dell’interazione fisico-digitale. E in Italia, tra Realtà Aumentata, Mista e Virtuale dal 2020 a oggi si registrano 482 progetti, anche fuori dai mondi virtuali, di cui 108 nati nel 2023.

A livello mondiale l’Osservatorio Extended Reality & Metaverse della School of Management del Politecnico di Milano, conta 130 mondi virtuali pubblici e 119 piattaforme per la realizzazione di ambienti privati (Metaverse-as-a-service-Platform), e i progetti sviluppati al loro interno dal 2018 a oggi sono 736, di cui 71 in Italia. 
Di fatto, nel 2023 l’offerta legata all’Extended Reality ha registrato importanti passi in avanti, seppure senza i riflettori accesi come nel 2022 dovuti al momento dell’hype per il Metaverso.

PA, Sport, Trasporti i nuovi settori di utilizzo

Nel B2c, i principali settori di applicazione sono Retail e Turismo, ma il maggiore fermento si registra nell’Education. Nel B2b, invece, il Manufatturiero.
Sia per il B2c sia per il B2b, nel 2023 si è ampliato il numero di settori che hanno iniziato a utilizzare queste tecnologie, ad esempio, PA, Sport, Trasporti.

Sono però ancora pochi gli italiani che le utilizzano frequentemente e con abitudine. Sebbene oltre il 50% degli internet user italiani dichiari di conoscere almeno un mondo virtuale (70% tra i più giovani), tale percentuale è legata essenzialmente ai mondi gaming (Fortnite, Minecraft, Roblox).
Inoltre, solo poco più di un utente su quattro è entrato all’interno almeno di un mondo virtuale nell’ultimo anno, e la gran parte ha frequentato un solo mondo.

Meno di 500mila italiani possiedono un visore

Se la maggior parte degli accessi avviene principalmente da PC la diffusione dei visori è ancora limitata. A oggi, meno di 500mila italiani ne possiedono uno.
La barriera principale è il costo elevato, seguita dalla mancanza di servizi/applicazioni percepiti di valore. Più in generale, in Italia, un utente internet su quattro ha sperimentato nell’ultimo anno la Realtà Aumentata/Mista o Virtuale, ma oltre metà vorrebbe provarle.

Escludendo gli ambiti gaming e social, gli utilizzi principali sono stati la visualizzazione di prodotti in ambiente domestico, l’accesso a informazioni aggiuntive, la visita di showroom virtuali o la partecipazione a eventi e tour, con un’esperienza positiva per il 95% degli utenti.

Blockchain, Spatial Computing, AI le nuove tecnologie abilitative

“Il Metaverso, o comunque si chiamerà, è ancora in fase di realizzazione e il suo sviluppo potrà essere facilitato dall’evoluzione di altre tecnologie – spiega Riccardo Mangiaracina, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio -. Tra queste, la Blockchain, che favorirà l’interoperabilità tra i mondi virtuali, lo Spatial Computing, che faciliterà il riconoscimento nello spazio fisico degli oggetti virtuali e le interazioni degli utenti, l’AI, che renderà più efficienti i processi di creazione e personalizzazione di ambienti, personaggi e oggetti digitali, permettendo di utilizzare assistenti virtuali nei mondi attraverso avatar bot e ottimizzare i processi industriali, integrando strumenti di computer vision alla visualizzazione attraverso dispositivi di XR”.

Qual è l’impatto economico del franchising in Italia?

Il franchising è un buon affare per l’economia nazionale? Alla domanda risponde un recente studio condotto da Nomisma per conto di Assofranchising, che rivela che ogni euro investito nel settore del franchising genera 2,8 euro per l’economia italiana. Questo studio ha analizzato le varie componenti dell’impatto socio-economico derivante dalla presenza e dall’attività del franchising in Italia.

Un settore che cresce, nonostante le difficoltà 

Nonostante un contesto economico non particolarmente favorevole, nel 2023 il settore ha registrato un fatturato di 30,9 miliardi di euro, con un aumento del 7,1% rispetto all’anno precedente, e ha impiegato oltre 250.000 addetti. Ma qual è l’effetto moltiplicatore del giro d’affari dei punti vendita del comparto sull’economia nazionale? Lo studio di Nomisma ha stimato gli effetti direttamente riconducibili al comparto del franchising in Italia attraverso le proprie attività e gli acquisti presso i fornitori (impatto diretto), quelli prodotti dal comparto lungo tutta la catena del valore (impatto indiretto) e gli effetti riconducibili all’incremento di domanda finale determinato dai percettori di reddito coinvolti a vario titolo nelle attività innescate dal comparto del franchising (impatto indotto).

Secondo gli ultimi dati disponibili, l’attività del comparto del franchising ha generato un impatto in termini di valore aggiunto pari a 37,122 miliardi di euro: di questi, 21,7 miliardi di euro sono attribuibili all’attivazione diretta, 4,4 miliardi a quella indiretta e 11,0 miliardi di euro all’indotto. L’impatto complessivo stimato da Nomisma è pari al 2,2% del Valore Aggiunto generato dal totale dell’economia nazionale.

Oltre 85 miliardi di valore 

Considerando il valore della produzione, l’impatto stimato complessivo è di 85,686 miliardi di euro, con un moltiplicatore finale di 2,8. Ciò significa che ogni euro investito nel franchising genera complessivamente 2,8 euro nell’economia nazionale.

Un comparto che impiega 650mila addetti

L’impatto complessivo si riflette anche sull’occupazione. Contribuisce infatti a generare oltre 650.000 occupati, con un moltiplicatore finale di 2,6. I redditi da lavoro dipendente complessivamente generati sono pari a 14,5 miliardi di euro.

Fiducia e fedeltà ai brand

“In un momento storico di diminuzione della propensione al risparmio per sostenere le spese, con un rapporto tra costo della vita e stipendi medi che portano l’Italia ad essere fanalino di coda tra le principali economie europee, i consumatori sono chiamati a scegliere” dichiarano Roberta Gabrielli (Head of Marketing and Business Processes) e Paola Piccioni (Project Manager) di Nomisma. “La fotografia scattata restituisce con nitidezza la fiducia nel settore e il rapporto di fedeltà che i brand hanno saputo instaurare con il mercato”. 

Italia regina d’Europa per reputazione turistica

L’Italia al Top: il nostro paese si posiziona al vertice della classifica generale della reputazione turistica europea, secondo l’European Tourism Reputation Index (ETR Index). Questo approccio metodologico offre un confronto tra le principali destinazioni turistiche europee: Francia, Germania, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Svezia, Grecia e Portogallo.

L’Italia si distingue conquistando il primo posto in tre su cinque indicatori analizzati, inclusa la ricerca della destinazione, la popolarità e la fiducia confermata da TripAdvisor.

Trentino-Alto Adige: settimo anno consecutivo da leader

Analizzando i sistemi turistici regionali italiani, il Trentino-Alto Adige mantiene per il settimo anno consecutivo la sua posizione di leadership nel Regional Tourism Reputation Index. Con 112,1 punti, il Trentino-Alto Adige si distingue per la visibilità, l’interesse sui portali turistici istituzionali regionali e il suo social appeal. Inoltre, la regione si aggiudica il titolo di destinazione “più social d’Italia” e si piazza al secondo posto come offerta ricettiva più apprezzata.

La Sicilia balza in avanti di cinque posizioni rispetto all’anno precedente, conquistando il secondo posto nel medagliere complessivo. La regione siciliana si distingue come destinazione turistica più ricercata e popolare online. Il Veneto si piazza al terzo posto con 102,8 punti, grazie a una performance significativa in diversi indicatori, tra cui la fiducia dei turisti, la visibilità sui canali social e la valutazione dell’offerta ricettiva. La Basilicata infine si aggiudica il primato come sistema ricettivo “più apprezzato” d’Italia, ottenendo 112,9 punti basati sulle valutazioni positive dei turisti.

Reputazione Europea: podio per Italia, Spagna e Germania

L’Italia domina anche nella classifica generale dell’European Tourism Reputation Index, ottenendo 109,1 punti. Tuttavia, la nazione si colloca al quinto posto nella Social Reputation, indicando un sottoutilizzo dei canali istituzionali rispetto a competitor come Spagna, Portogallo, Grecia e Germania. La Spagna si posiziona al secondo posto (105,3 punti), seguita dalla Germania al terzo posto (101,6 punti).

Il Trentino-Alto Adige si conferma la destinazione “più social d’Italia”, seguito dalle Marche e dall’Emilia-Romagna. Queste regioni ottengono punteggi elevati per la loro capacità di appeal sui canali social e l’interesse generato. La Sicilia domina invece nelle ricerche online sulla destinazione, ottenendo il massimo punteggio con 12,6 milioni di pagine indicizzate. 

Popolarità sul web: Sicilia in testa

La Sicilia emerge come la destinazione più popolare, seguita da Sardegna, Toscana, Puglia, Calabria e Liguria. La classifica si basa sulla media di interesse nel tempo rilevato attraverso le ricerche su Google Trends nella categoria “viaggi”.

In sintesi, l’Italia si conferma come una destinazione turistica di grande appeal e reputazione, sia a livello nazionale che europeo, grazie alla varietà delle sue regioni e all’attenzione dedicata al turismo sostenibile e di qualità.

Influencer: l’Agcom approva nuove linee guida e avvia un tavolo tecnico

La crescente rilevanza e diffusione dell’attività degli influencer, definiti come soggetti che creano, producono e diffondono al pubblico contenuti audiovisivi tramite piattaforme per la condivisione di video e social media, e sui quali esercitano responsabilità editoriale, ha sollecitato l’Autorità a intervenire.

A seguito di una consultazione pubblica ampiamente partecipata, nella riunione del 10 gennaio il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha approvato all’unanimità le Linee guida volte a garantire il rispetto da parte degli influencer delle disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi. 

Un primo importante passo

Ferma restando la disciplina nazionale e la regolamentazione dell’Autorità in materia di contenuti generati dagli utenti distribuiti su piattaforme di condivisione video, le Linee guida definiscono un insieme di norme indirizzate agli influencer operanti in Italia.

Nel nostro paese gli influencer raggiungono almeno un milione di follower sulle varie piattaforme o social media su cui operano, e hanno superato su almeno una piattaforma o social media un valore di engagement rate medio pari o superiore al 2%.
In pratica, hanno suscitato reazioni da parte degli utenti, tramite commenti o like, in almeno il 2% dei contenuti pubblicati.

Un meccanismo di richiami e ordini volti alla rimozione o adeguamento dei contenuti

Le previsioni delle Linee guida, riguardano, in particolare, le misure in materia di comunicazioni commerciali, tutela dei diritti fondamentali della persona, dei minori e dei valori dello sport, prevedendo un meccanismo di richiami e ordini volti alla rimozione o adeguamento dei contenuti. 
In caso di contenuti con inserimento di prodotti, gli influencer sono tenuti a riportare una scritta che evidenzi la natura pubblicitaria del contenuto in modo prontamente e immediatamente riconoscibile. 

Le Linee guida dispongono, inoltre, l’avvio di un Tavolo tecnico per l’adozione di un codice di condotta che definisca le misure a cui gli influencer si dovranno attenere.
Il codice sarà redatto nel rispetto dei principi che informano le Linee guida, e prevedrà sistemi di trasparenza e riconoscibilità degli influencer che dovranno essere chiaramente individuabili e contattabili. 

Un’iniziativa coerente con le regole adottate in Europa 

Al Tavolo tecnico parteciperanno anche soggetti che solitamente non rientrano nel perimetro normativo e regolamentare dell’Autorità, quali quelli che popolano il mondo dell’influencer marketing, quindi non solo influencer, ma anche soggetti che operano quali intermediari tra questi e le aziende.
Ciò permetterà di recepire le istanze di questi soggetti e di indirizzarne l’azione, avvalendosi delle buone prassi in materia, verso il rispetto delle regole. 

L’iniziativa è in linea con altre iniziative nazionali adottate da altri Stati membri dell’Unione, e con le analisi e le soluzioni proposte in relazione alle attività degli influencer dal Gruppo dei regolatori europei dell’audiovisivo – ERGA. 

Stati Uniti, proposta una legge per regolamentare l’IA

L’Intelligenza Artificiale è sotto la lente dei legislatori. Almeno negli Usa, dove i legislatori Anna Eshoo e Don Beyer hanno recentemente presentato una proposta di legge pionieristica destinata a regolamentare il campo dell’IA. La normativa specifica, battezzata “AI Foundation Model Transparency Act”, si propone di imporre ai creatori di modelli di intelligenza artificiale di divulgare le fonti dei dati di addestramento.
Questa iniziativa mira soprattutto a garantire che i detentori dei diritti d’autore siano pienamente consapevoli dell’utilizzo delle proprie informazioni.

Obiettivo principale: rendere noti i dati di addestramento

La proposta ha come obiettivo principale indirizzare la Federal Trade Commission (FTC), in collaborazione con il National Institute of Standards and Technology (NIST), a stabilire regole riguardanti la trasparenza dei dati di addestramento. Le imprese responsabili dello sviluppo di questi modelli non solo dovranno rivelare le fonti dei dati utilizzati, ma anche descrivere dettagliatamente come tali dati vengano conservati durante il processo di inferenza.
Sarà altresì richiesto di illustrare le limitazioni o i rischi del modello, con un’allineamento al previsto Framework di Gestione dei Rischi AI del NIST e ad altri eventuali standard federali. La fornitura di dettagli sulla potenza computazionale impiegata per addestrare e gestire il modello sarà anch’essa un requisito fondamentale.

Trasparenza nei settori più sensibili

Un aspetto peculiare della proposta di legge riguarda l’obbligo per gli sviluppatori di IA di segnalare gli sforzi compiuti per testare i modelli in scenari critici. Questo è particolarmente rilevante per prevenire la diffusione di informazioni inesatte o dannose in ambiti sensibili come la medicina, la biologia, la cybersicurezza, le elezioni, la sicurezza pubblica, le decisioni finanziarie, l’educazione, l’impiego, i servizi pubblici, e la protezione di fasce di popolazione vulnerabili come i bambini.

Il contesto legale e i casi finiti in tribunale

La legge sottolinea l’importanza della trasparenza dei dati di addestramento in relazione ai diritti d’autore, evidenziando numerosi episodi giudiziari contro aziende di IA. Uno di questi è il caso degli artisti contro Stability AI, Midjourney e Deviant Art, che è stato in gran parte respinto a ottobre.
Un reclamo di Getty Images contro Stability AI è ancora pendente, secondo quanto riportato da VentureBeat.

I prossimi passi

Il contesto di questa legge si inserisce in un panorama in cui l’uso pubblico dei modelli di base di intelligenza artificiale ha generato numerosi casi di informazioni inesatte – o addirittura fazione – presentate poi al pubblico. La proposta legislativa dovrà essere assegnata a un comitato apposito che dovrà discuterla, e al momento non è chiaro se ciò avverrà prima dell’inizio della stagione delle campagne elettorali. La legge di Eshoo e Beyer si affianca all’ordine esecutivo sull’IA dell’amministrazione Biden, che mira a stabilire standard di segnalazione per i modelli di IA.
Tuttavia, l’ordine esecutivo non ha forza di legge, quindi, se l'”AI Foundation Model Transparency Act” dovesse essere approvata, trasformerebbe i requisiti di trasparenza per i dati di addestramento in una regola federale.

Come ringiovanire di sei anni? Basta seguire la lista delle 8 azioni anti-aging

La lista delle 8 azioni anti-aging è stata creata dall’American Heart Association inizialmente per aiutare le persone a migliorare la propria salute cardiovascolare, ma in seguito è stato scoperto che può aiutare anche a “ringiovanire”.

Di cosa si tratta? Anzitutto dire no al fumo, poi fare attività fisica regolare, seguire una dieta equilibrata ricca di verdure, noci e proteine magre. Più in particolare, la lista delle ‘8 cose essenziali per la vita’ include anche fare almeno 150 minuti di attività fisica moderata o 75 minuti di attività fisica vigorosa a settimana, dormire tra sette e nove ore a notte, mantenere un peso equilibrato e controllare il colesterolo, la glicemia e la pressione sanguigna.
Questi comportamenti potrebbero aiutare a rimanere giovane e in buona salute, e per più tempo. In pratica, aiuterebbero a ridurre di sei anni l’età biologica, ovvero, quella del proprio corpo.

Rallentare il processo di invecchiamento

Un nuovo studio condotto presso la Columbia University Irving Medical Center in New York City, evidenzia anche gli effetti ‘anti-aging’ di questa lista.
Secondo lo studio, che sarà presentato al congresso dei cardiologi americani a Philadelphia, chi non segue queste sane abitudini presenta un corpo mediamente 4 anni più vecchio della propria età anagrafica. 

Dalla ricerca è emerso infatti che aderire alla lista delle ‘8 cose essenziali per la vita’ non solo migliora la salute del cuore, ma potrebbe anche rallentare il processo di invecchiamento.

La conferma arriva dalla scienza

I ricercatori hanno valutato oltre 6500 partecipanti, raccogliendo informazioni dettagliate su quanto intensamente aderissero agli otto precetti salva-cuore.
Il team ha anche calcolato la vera età del loro organismo.

L’età dell’organismo è un’indicazione dell’età biologica che viene determinata misurando i livelli di sostanze presenti nel corpo, e coinvolte nel metabolismo, nell’infiammazione e nella funzione degli organi, come glucosio e creatinina.
Si tratta di una misura che fornisce un quadro più completo di come una persona stia invecchiando, riporta Ansa. Il team ha scoperto che coloro che hanno dichiarato di adottare fedelmente la lista dei precetti mostravano un’età biologica in media sei anni più giovane della loro età anagrafica.

Vivere più a lungo e senza malattie

Coloro che, al contrario, hanno dichiarato di aderire con insufficiente impegno ai precetti mostravano un’età biologica media pari a quattro anni maggiore della loro età cronologica.

“Il rispetto della lista può rallentare il processo di invecchiamento del corpo, il che ha molti benefici – ha spiegato Nour Makarem, l’epidemiologo che ha condotto il lavoro – incluso un aumento degli anni senza malattie e la riduzione del rischio di morte prematura”.

PA: se funziona male costa più dell’evasione fiscale

La mala burocrazia che attanaglia gran parte della Pubblica Amministrazione provoca un danno economico ai contribuenti stimato sui 184 miliardi di euro l’anno. Un importo pari a più del doppio rispetto alla dimensione dell’evasione tributaria, che secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze ammonta a 84,4 miliardi di euro. 

L’Ufficio studi della CGIA mette quindi in evidenza come nel rapporto ‘dare-avere’ tra lo Stato e i contribuenti, l’aggravio economico delle ‘distorsioni’ provocate dalla PA agli italiani abbia una dimensione nettamente superiore alle mancate risorse che i contribuenti disonesti decidono di non versare all’erario. 

Infedeltà fiscale, una piaga sociale ed economica inaccettabile

Di fatto, se la qualità dei servizi offerti dalla PA va assolutamente migliorata, è ancor più necessario contrastare l’evasione, ovunque si annidi. 
L’infedeltà fiscale, infatti, è una piaga sociale ed economica inaccettabile che penalizza i più deboli, perché riduce la qualità e la quantità dei servizi offerti dal sistema pubblico. 

Non solo. Non è plausibile la tesi secondo la quale non pagare le tasse sarebbe ‘giustificato’ dal mal funzionamento dello Stato.
Se tutti pagassero quanto richiesto, la PA avrebbe più risorse a disposizione, probabilmente funzionerebbe meglio, e si creerebbero le condizioni anche per tagliare in misura strutturale la pressione fiscale.

Mettere a punto una macchina pubblica precisa, efficace ed efficiente 

Gli effetti economici dell’inefficienza della PA che gravano sulle imprese sono di fonte diversa: i dati non sono omogenei, e a volte gli ambiti di applicazione si sovrappongono. Per tali ragioni, non si possono sommare, ma una PA che funziona poco e male causa ai contribuenti danni economici molto superiori, addirittura più del doppio, di quanti ne subisce lo Stato da chi non compie il proprio dovere nei confronti del fisco.

Perciò, se l’evasione è un grosso problema che dobbiamo assolutamente estirpare, il vero problema per il nostro sistema Paese è mettere a punto una macchina pubblica precisa, efficace ed efficiente.

Sbagliato generalizzare, ma…

Ovviamente è sbagliato generalizzare. Anche la nostra PA può contare su punte di eccellenza a livello centrale e locale, che nei settori della sanità, della ricerca, delle telecomunicazioni non hanno eguali nel resto d’Europa.
Tuttavia, sprechi, sperperi e inefficienze presenti nella burocrazia pubblica sono una amara realtà che purtroppo continua a ostacolare la modernizzazione del Paese. 

Tra le principali inefficienze che caratterizzano la PA, i debiti commerciali nei confronti dei propri fornitori costano 49,6 miliardi di euro, la lentezza della giustizia 40 miliardi, le inefficienze e gli sprechi presenti nella sanità sono quantificabili in 24,7 miliardi di euro, mentre gli sprechi e le inefficienze presenti nel settore del trasporto pubblico locale ammontano a 12,5 miliardi. 

Moda e sostenibilità, quali sono i profili professionali più richiesti?

Nel business della moda, la sostenibilità è diventata un’area cruciale di sviluppo. Secondo il rapporto dell’Osservatorio Assolavoro Datalab di Assolavoro, sono due i nuovi nuovi profili professionali più ricercati oggi. SI tratta del  “Sustainability Specialist – Fashion” e del “Environmental Reporting Coordinator.”

Garantire la sostenibilità nel settore del fashion è un compito difficile. Per questo sono richieste ai professionisti specializzazione e competenze professionali di alto livello. Nel comparto è necessario un maggior numero di manager e tecnici capaci di guidare le aziende attraverso l’intricato mondo della sostenibilità, che va dall’approvvigionamento delle materie prime alla gestione del ciclo di vita dei prodotti, con particolare attenzione alla raccolta dati, alla rendicontazione e all’informazione corretta al pubblico.

Come cambia il lavoro 

L’indagine di Assolavoro Datalab condotta a luglio 2023 ha analizzato i profili professionali più richiesti attraverso i principali portali di ricerca di lavoro, come Linkedin, Trovit e Indeed, concentrandosi sulle imprese del settore moda. Hanno identificato 19 famiglie di profili professionali e oltre 40 etichette professionali che rappresentano la domanda in crescita nei prossimi mesi. Questi profili sono stati organizzati all’interno delle principali aree funzionali delle imprese del settore moda.

I due profili emergenti più ricercati

Tra i nuovi profili emergenti, si distinguono il “Sustainability Specialist – Fashion” e l'”Environmental Reporting Coordinator,” entrambi focalizzati sulla promozione della sostenibilità. Nel settore dell’amministrazione e controllo, sono richiesti figure come “Finance & Controlling Specialist” e “Finance Governance and Compliance Analyst” per gestire i processi finanziari con attenzione alla sostenibilità.

Nell’ambito dell’analisi e monitoraggio, professioni come “Analista Dati Business Intelligence” e “Digital Analytics Manager” saranno fondamentali per valutare le performance aziendali in termini di sostenibilità. Per la progettazione di prodotti sostenibili, si richiederanno competenze specifiche, compresi “Fashion Designer” e “Designer di Prodotti.”

La gestione della produzione richiederà figure come “Production Manager,” “Production Planner” e “Quality Control Manager” per garantire il rispetto dei nuovi standard sostenibili. Anche i “Buyer” e gli “Analisti della Catena di Fornitura” dovranno attenersi alle normative e alle metodiche sostenibili, così come gli “Esperti dei Semilavorati Pelle e Tessili” e i “Fabrics Sourcing Coordinators.”

Anche il marketing si tinge di green

Infine, i professionisti della comunicazione e del marketing, come il “Communication Specialist” e i “Responsabili Marketing,” saranno chiamati a garantire il rispetto delle norme sui “Claims Ambientali” nelle loro strategie di marketing e comunicazione. In sintesi, il settore moda del 2023 richiede una nuova generazione di professionisti altamente specializzati nella sostenibilità per plasmare un futuro più ecocompatibile.

Riforma della burocrazia, perchè è così importante per gli imprenditori? 

La questione della riforma della burocrazia in Italia è un tema che si trascina fin dall’Unità d’Italia, e da allora sono state introdotte diverse riforme della Pubblica Amministrazione nel paese. La prima e più significativa di queste è stata la riforma Cassese, che ha introdotto i concetti di efficienza ed efficacia. Successivamente, ci sono state le riforme legate al nome di Bassanini, che hanno introdotto la devolution e la sussidiarietà, quest’ultima spesso associata alla privatizzazione del patrimonio pubblico. Queste riforme hanno anche aperto la strada alla riforma del Titolo quinto della Costituzione, creando una confusione e sovrapposizione di competenze tra il centro e la periferia.
In seguito, sono state attuate la riforma Madia e la riforma Brunetta. Tuttavia, nonostante tutti questi sforzi, la burocrazia italiana rimane ancora uno dei principali problemi del paese. Troppo spesso, viene affrontata con approcci complessi e poco efficaci.

Fino a 125 controlli all’anno per le Pmi

Uno studio condotto da Federcontribuenti, che verrà presentato a Roma, ha analizzato alcuni dei gravi problemi che ostacolano la capacità della Pubblica Amministrazione di tenere il passo con la crescente velocità della società civile. In un anno, un’azienda di piccole/medie dimensioni può essere soggetta a ben 125 controlli da parte di 20 enti diversi. Complessivamente, il sistema burocratico italiano è caratterizzato da 136.000 norme e comporta un costo di circa 70 miliardi di euro. E gli imprenditori? Secondo lo studio, nel ‘84% di loro ritiene che la burocrazia sia un ostacolo allo sviluppo economico. Questa situazione è particolarmente preoccupante in vista dell’attuazione dei progetti legati al piano di ripresa, che spesso richiedono un approccio interdisciplinare e innovativo.

I maggiori problemi

Tra i problemi identificati da Federcontribuenti, ci sono il “deep state,” ovvero un insieme di funzionari statali, burocrati di alto livello, capi di Gabinetto e direttori di ministeri, spesso selezionati per cooptazione e con una formazione prevalentemente giuridica. Questi individui sono abituati a cercare di aumentare la loro influenza controllando i processi decisionali e sono esperti nella creazione di strutture giuridiche complesse che richiedono il loro supporto. La loro conoscenza di dettagli legali può essere usata per bloccare o ritardare decisioni, e uno strumento di controllo significativo è la minaccia di abuso di ufficio. Inoltre, la burocrazia italiana è diffusa sul territorio, con numerosi piccoli burocrati che gestiscono i servizi e le pratiche, soprattutto per le PMI, le imprese artigiane e i cittadini. Questa distribuzione spesso porta a procedure eccessivamente complesse, mancanza di informazioni, progetti telematici carenti e problemi con i pagamenti elettronici.

Gli italiani e l’amicizia: nel 2023 è un valore fondamentale?

L’amicizia è ancora ritenuta un valore fondamentale? E quanto sono soddisfatti gli italiani delle proprie amicizie, cosa ricercano in un amico o in un’amica, e che valore attribuiscono all’amicizia?
Secondo l’ultimo sondaggio Ipsos, condotto in occasione della Giornata Mondiale dell’Amicizia 2023, più di tre intervistati su quattro (77%) danno un voto almeno sufficiente alla propria rete di amici e conoscenti, mentre per il 38% il voto è addirittura pari 8 o superiore. In generale, gli italiani si dichiarano soddisfatti della propria rete di amici, di cui la caratteristica più ricercata è l’affidabilità. Al contempo, però, meno della metà degli intervistati percepisce l’amicizia come un valore davvero fondamentale per la propria felicità.

L’architrave del vivere sociale

Le relazioni, amicali, affettive o di altro genere, sono l’architrave del vivere sociale, e gli italiani se ne dichiarano soddisfatti.  Il sondaggio Ipsos ha indagato anche quali sono le principali caratteristiche che si cercano maggiormente in un amico o in un’amica. Ed è emerso che negli amici gli italiani cercano soprattutto affidabilità, ma anche leggerezza, simpatia, semplicità, e allegria. Stimoli intellettuali o esperienze da condividere vengono in secondo piano.

Le donne si fidano meno

In particolare, dal sondaggio emerge come sette intervistati su dieci dichiarano di fidarsi dei loro amici, ma soltanto il 20% sostiene di poterlo fare ‘ciecamente’. Il restante 50% si fida abbastanza e fa affidamento sugli amici il più delle volte, ma non sempre.
Questa fiducia ‘condizionata’ è il risultato delle delusioni della vita? Non possiamo saperlo, anche se quasi tre persone intervistate su dieci dichiarano di aver dato agli amici più di quanto abbiano ricevuto da questi. Una tendenza più forte tra le donne, e che non a caso si collega a un livello di soddisfazione mediamente più basso e a un livello di fiducia dichiarato anch’esso inferiore.

Con l’età si dà più importanza alle relazioni con i parenti

In ultima analisi, meno della metà degli italiani (44%) considera l’avere amici su cui poter contare e con cui star bene insieme un aspetto fondamentale per la propria felicità. Per il 38% le amicizie sono ‘abbastanza’ importanti, ma non fondamentali, e per il 18% sono addirittura ‘poco’ importanti.
Quest’ultima tendenza cresce con l’avanzare dell’età. I rispondenti più adulti sono anche quelli che danno più peso alle relazioni con i parenti, rispetto a quelle con gli amici. Tanto che in merito al viaggio ideale, per la maggioranza è con la famiglia, solo un quarto indica gli amici e uno su dieci preferisce viaggiare da solo. Unica eccezione i giovani della GenZ, che mettono gli amici al primo posto nella classifica dei compagni di viaggio preferiti.