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Gli italiani risparmiano poco, e il 25% non accantona nulla

ricchezza delle famiglie italiane dal 2012 rimane stabile, attestandosi a 9 volte il reddito disponibile, il tasso di risparmio lordo continua a calare. E a fine 2017 risultava pari al 9,7%, a fronte dell’11,8% della media dell’Eurozona. Nel 2004 aveva raggiunto il 15%, superando la media area euro di un punto percentuale. La crisi del 2007-2008 ha segnato un punto di caduta che sembrava destinato al recupero tra il 2012 e il 2014, ma che si è rivelato solo temporaneo.

Quanto a indebitamento, si legge nel rapporto della Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane per il 2018, le famiglie italiane sono le più virtuose d’Europa. A fine 2017 il rapporto debito/Pil era pari al 40%, a fronte di poco meno del 60% per la media europea.

Le componenti di portafoglio, fondi comuni e titoli di Stato in testa

Per quanto riguarda le scelte di portafoglio Italia ed Eurozona continuano a registrare il tradizionale divario nel peso della componente assicurativa e previdenziale, che nel contesto domestico rimane più contenuto (anche se in crescita), e dei titoli obbligazionari, comunque in diminuzione, riferisce Adnkronos.

Alla fine del 2017 il 29% delle famiglie possedeva però almeno un’attività finanziaria. A pesare di più nella composizione di portafoglio sono i fondi comuni e i titoli di Stato italiani (dopo i depositi bancari e postali). Gli investimenti etici e socialmente responsabili (Sri) sono invece ancora poco conosciuti. Più del 60% degli intervistati dichiara di non averne mai sentito parlare, e meno di un terzo manifesta interesse dopo essere stato informato.

Una capacità ancora contenuta di pianificazione e monitoraggio delle scelte finanziarie

Le famiglie intervistate risparmiano in modo regolare in meno del 40% dei casi, in modo occasionale nel 36%, e il 25% non accantona nulla. In generale, il risparmio regolare è più frequente tra i soggetti più abbienti. Determinanti risultano anche le conoscenze finanziarie, le competenze percepite, l’abitudine a pianificare, e alcune inclinazioni, come l’auto-efficacia, l’ansia finanziaria e l’avversione alle perdite. La maggior parte delle famiglie si caratterizza quindi per una capacità contenuta di pianificazione e monitoraggio delle scelte finanziarie. Il 40% circa non tiene un bilancio familiare, e solo un terzo dichiara di avere un piano finanziario e di controllarne gli esiti.

Comportamenti “critici” nel processo di investimento

I comportamenti nel processo di investimento, si legge ancora nel rapporto, mostrano ancora numerose criticità. La maggior parte degli intervistati dichiara di assumere le informazioni utili per l’investimento dal funzionario di banca o ricorre ai consigli di amici e parenti. Poco più del 20% si affida alla consulenza professionale, o delega un esperto, e il 28% sceglie in autonomia. Ma solo il 25% fa riferimento al prospetto finanziario, e il 40% delle famiglie non monitora i propri investimenti.