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La filiera avicola italiana non teme le uova olandesi

Siamo di fronte all’ennesima psicosi gastronomico – sanitaria, legata stavolta alla pericolosità delle uova olandesi contaminate con il fipronil, insetticida chimico che gli esperti giurano essere “moderatamente dannoso per l’essere umano”. Prima di assistere a scene di isteria collettiva che facciano crollare i consumi di uova in Italia, e magari degli altri prodotti del settore avicolo, è bene fornire alcuni dati che possano far riflettere il consumatore sulla portata del rischio al quale va incontro, che appare contenuto. I dati del settore avicolo certificano i consumi di carne e uova italiani che già di per se riducono il peso specifico delle importazioni, e quindi dei rischi per la salute, perché va ribadito che solo le uova olandesi sono state contaminate da fipronil.

In Italia nel 2016 sono stati consumati 1.389.000 di tonnellate di carni di pollo e tacchino (+5,8% rispetto al 2015), e anche sul fronte dei consumi le carni avicole sono cresciute (+3% il pollo, +3,2% il tacchino). Ben il 99% di carni bianche consumate in Italia proviene da allevamenti italiani. Dunque, in caso di allargamento della psicosi da fipronil alle carni bianche, si sappia che la filiera avicola è totalmente italiana e non c’è il rischio di importazioni e contaminazioni. Quanto alle uova, in Italia nel 2016 ne sono state consumate 12 miliardi e 900 milioni, per un incremento dello 0,5% sul 2016. In questo caso, le importazioni sono necessarie per soddisfare i consumi interni, e ammontano a circa il 24,5% del totale delle uova, una percentuale in diminuzione rispetto al 2015 del 74%, per un totale di 158 milioni di uova importate.

Il numero di uova importate dai Paesi Bassi, tuttavia, è nettamente inferiore, perché bisogna riferirsi solo a questo paese e solo ai primi sette mesi del 2017. Si scende così a 610 mila chili di uova, che sono stati prontamente analizzati per conto del Ministero della Salute. Dopo 42 campionamenti realizzati dai Nas, 181 campionamenti dalle regioni e 60 da uffici del ministero, sono stati rilevati soltanto due casi di positività, ma la percentuale di fipronil era comunque non pericolosa per l’uomo. Il sistema avicolo italiano, dunque, sembra garantire ampia sicurezza ai consumatori, ma è dalla notizia di un sequestro di alcune partite di omelette a Milano che permane qualche dubbio. In Italia, infatti, circa 650 mila chili di uova arrivano sotto forma di semilavorati (cioè tuorli e uova sgusciate) e dal computo restano fuori le uova usate per realizzare dolci industriali confezionati. Da qui la benvenuta richiesta di Coldiretti di dotare ogni prodotto commercializzato di etichette che indichino la provenienza degli ingredienti i modo, finalmente, trasparente.