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Le grandi imprese evadono più di quelle piccole

L’entità dell’evasione contestata alle grandi imprese è assai maggiore di quella delle piccole aziende e dei lavoratori autonomi. Secondo la Cgia di Mestre, la maggiore imposta media accertata per ogni singola grande azienda nel 2018 è stata pari a poco più di 1 milione di euro, per la media impresa di 365.111 euro e per la piccola di 63.606 euro. In pratica, le grandi aziende evadono 16 volte in più rispetto alle imprese minori.

“Una maggiore attenzione verso questi soggetti sarebbe auspicabile – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – visto che le modalità di evasione delle holding non è ascrivibile alla mancata emissione di scontrini o ricevute, bensì al ricorso alle frodi doganali, alle frodi carosello, alle operazioni estero su estero e alle compensazioni indebite”.

Quasi il 40% delle società di capitali registra un reddito in perdita o in pareggio

La Cgia ricorda che secondo i dati delle dichiarazioni dei redditi relativi al 2018, il reddito medio dichiarato delle persone fisiche è stato di 25.290 euro, quello delle società di persone 34.260 euro e quello delle società di capitali solo 34.670 euro. Un dato condizionato al ribasso, poiché poco meno del 40% del totale delle società di capitali registra un reddito in perdita o in pareggio.

L’accertamento fiscale scatta quindi quando i dati forniti da aziende e contribuenti sono diversi rispetto a quelli in possesso dall’Amministrazione finanziaria. Che si attiva quando ritiene che l’impresa, ad esempio, abbia sottostimato il reddito o usufruito di detrazioni/deduzioni non dovute.

Nel 2018 accertati 3% piccoli imprenditori, 14% medi e 32% grandi

Il numero di accertamenti fiscali sul totale delle imprese presenti in ogni singola tipologia dimensionale mostra che nel 2018 l’attività del fisco ha interessato il 3% dei piccoli, il 14% dei medi e il 32% dei grandi imprenditori. Secondo la Cgia, poiché il numero delle piccole e micro imprese è maggiore rispetto a quello delle medie e grandi imprese, parrebbe più sensato rafforzare l’attività accertativa sulle prime. “Anche perché l’attività accertativa su una piccola impresa è più semplice – aggiunge Zabeo – richiede meno tempo, meno costi e un numero più contenuto di personale rispetto alle risorse e allo sforzo che si devono impiegare quando si controlla una media e grande impresa”.

“Con una pressione fiscale inferiore molti evasori marginali diventerebbero onesti”

“Grandi o piccoli che siano – aggiunge il segretario della Cgia Renato Mason – gli evasori vanno perseguiti ovunque si nascondino. Tuttavia, se il nostro fisco fosse meno esigente, lo sforzo richiesto sarebbe più contenuto e probabilmente ne trarrebbe beneficio anche l’Erario. Con una pressione fiscale inferiore, molti che oggi sono evasori marginali diventerebbero contribuenti onesti. Ricordo che la nostra giustizia civile è lentissima, la burocrazia ha raggiunto livelli ormai insopportabili e la Pubblica amministrazione rimane la peggiore pagatrice d’Europa: nonostante queste inefficienze, la richiesta del nostro fisco si colloca su livelli elevatissimi e, per tali ragioni, appare del tutto ingiustificata”.