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Categoria: Numeri

Italia, tiene l’export digitale dei beni di consumo: + 20,3% nel 2022

In un contesto economico contraddistinto da luci e ombre, nel 2022 le esportazioni italiane hanno ripreso a crescere in termini di valore. Mostrano infatti un trend positivo che continua parzialmente anche nei primi mesi del 2023. In questo scenario, il commercio digitale genera nuove opportunità di sviluppo e svolge un ruolo centrale nelle strategie di export delle imprese italiane. Nel 2022, l’export digitale italiano dei beni di consumo, sia diretto (B2C) tramite siti web o marketplace propri, sia intermediato (B2B2C) tramite rivenditori online, ha raggiunto il valore di 18,7 miliardi di euro, registrando una crescita del 20,3% rispetto al 2021, corrispondente a un aumento annuo di circa 3 miliardi di euro e rappresentando l’8,8% dell’export italiano complessivo. I settori più rilevanti sono la moda, con 10,1 miliardi di euro e il 54% del totale, il food & beverage, con 2,6 miliardi di euro e un aumento del 18,2% rispetto al 2021, e l’arredamento, con 1,3 miliardi di euro e una crescita del 13% rispetto al 2021.

Il comparto del B2B vale 175 miliardi di euro

Nel settore del commercio tra aziende (B2B), l’export digitale italiano ha raggiunto nel 2022 il valore di 175 miliardi di euro, in crescita del 20% rispetto ai 146 miliardi del 2021. Questo valore rappresenta circa il 28% dell’export italiano totale. I settori che incidono di più sono l’automotive (38 miliardi di euro, 22% del totale), la moda (26 miliardi di euro, 15% del totale) e la meccanica (17,8 miliardi di euro, 10% del totale), ma le maggiori crescite si osservano nel settore farmaceutico (+47%), nell’elettronica di consumo (+21%) e nella moda (+20%). 

Le PMI ancora poco mature

Tuttavia, le piccole e medie imprese italiane presentano ancora strategie di export digitale poco mature, con inefficienze nell’uso dei canali di vendita digitali, delle tecnologie per l’export e delle analisi dei dati per valutare i progetti di internazionalizzazione. Questi sono alcuni dei risultati emersi dalla ricerca condotta dall’Osservatorio Export Digitale della School of Management del Politecnico di Milano. Nonostante il contesto economico negativo, nel 2022 le esportazioni italiane sono cresciute notevolmente, principalmente a causa dell’aumento dei costi di produzione e dei prezzi anziché dei volumi. Se i marchi italiani non hanno registrato un aumento degli ordini transfrontalieri, sono comunque riusciti a mantenere le loro quote di mercato. In un contesto turbolento, il canale online rappresenta un’opportunità ancora poco sfruttata dalle PMI per raggiungere mercati lontani, comprendere meglio i propri clienti e ottimizzare i processi di vendita. Pertanto, è essenziale promuovere la cultura e diffondere la conoscenza per agire con consapevolezza in una strategia di export digitale.

Lo scenario macroeconomico attuale 

Per quanto riguarda lo scenario macroeconomico, il 2023 presenta un contesto globale incerto, dopo tre anni caratterizzati da ampie fluttuazioni. Le stime delle principali istituzioni economiche indicano una crescita del PIL globale del +3,4% nel 2022, con una previsione di +2,6% per il 2023. L’inflazione mondiale è in calo nei primi mesi del 2023, ma rimane ancora relativamente elevata e potrebbe portare a politiche monetarie restrittive per un certo periodo. Queste incertezze, insieme alle tensioni geopolitiche ed economiche, hanno influenzato il commercio mondiale, che nel 2022 ha registrato un modesto aumento del 2,7%, inferiore alla crescita del PIL globale. In Italia, nel 2022 il valore delle esportazioni è ripreso a crescere (+19,8% rispetto al 2021), raggiungendo quasi i 625 miliardi di euro. Sia i beni di consumo che i prodotti intermedi hanno registrato una crescita quasi identica. I beni strumentali sono cresciuti meno (+13,8%), mentre l’energia ha registrato una crescita significativa (+89%). Nei primi mesi del 2023, il tasso di crescita rimane positivo, ma l’aumento dei prezzi di vendita è il fattore determinante, non l’incremento dei volumi esportati.

I mercati di maggior interesse per l’export digitale 

L’Osservatorio ha anche elaborato un indicatore per identificare i Paesi di maggiore interesse per l’export digitale italiano tra le 20 principali economie mondiali. Al primo posto in questa classifica si trovano Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, che riflette l’elenco attuale dei principali Paesi destinatari dell’export italiano complessivo. Altri Paesi come Singapore (6° posto), Canada (7° posto) e Corea del Sud (8° posto) emergono grazie a ottime prestazioni in termini commerciali, infrastrutturali (ICT e logistica) e amministrative. Alcuni importanti partner commerciali, come la Spagna, si posizionano più in basso nella classifica (11° posto) a causa delle basse performance economiche e regolamentari e di una penetrazione limitata del mercato e-commerce.

Mattone o cedola? Investire negli immobili conviene (quasi) sempre

Alla luce dei più recenti eventi che hanno coinvolto il nostro Paese, oltre alla guerra in Ucraina, l’aumento dell’inflazione e la diminuzione del potere d’acquisto, come cambia la propensione all’acquisto di immobili e all’investimento in abitazioni da parte delle famiglie italiane? Se per 8 italiani su 10 il mattone resta il porto sicuro, dalla ricerca ‘Cedola vs mattone: dove va la vera redditività? E come si distribuisce il patrimonio delle famiglie italiane?’ realizzata da Nomisma per conto di T. Rowe Price, si evidenzia l’importanza di diversificare asset patrimoniali con asset finanziari.

La casa è parte di un patrimonio finanziario

Per il 48% degli intervistati l’acquisto di una casa è sempre un investimento conveniente, e per il 39% le rendite da immobili garantiscano sempre un ritorno economico sicuro. D’altronde, secondo la Banca d’Italia, il 53% della ricchezza netta di una famiglia media italiana è immobiliare/abitativa: il 70,5% degli italiani possiede la prima casa e il 13,5% almeno una seconda. La casa, sia la propria abitazione o venga messa a reddito, non va pensata come un bene a sé stante, ma come parte di un patrimonio finanziario. Questo vale anche per la prima casa, che di fatto è una scelta di investimento di lungo periodo. 

Acquistare un immobile comporta costi e rischi

Che si tratti di prima o seconda casa, un immobile è però esposto a rischi e a costi da non sottovalutare, come l’eventuale reintroduzione della tassa di successione anche in Italia. Inoltre, l’immobiliare resta un investimento non immediatamente liquidabile, ed è esposto al ‘rischio tassi di interesse’ nel caso l’acquisto venga effettuato tramite mutuo. Per un immobile di proprietà, oltre ai tempi di liquidazione, c’è il problema della valutazione, che avviene solo al momento della compravendita, oltre a vari costi (IMU seconda casa, imposta di registro, costi di intermediazione e notarili). Sulla locazione gravano invece i rischi legati all’elevata morosità (ogni anno il 50% delle locazioni non viene onorato con regolarità) e all’impossibilità di prevedere le spese straordinarie.

Solo Milano dà garanzie di investimento sicure 

Negli ultimi dieci anni solo la piazza di Milano ha visto crescere il settore. Lo stesso non si può dire di altre città come Roma e Napoli, che pur in recupero, restano lontane dalle quotazioni del 2012.
“Per investire con soddisfazione nell’immobiliare occorre acquistare nei grandi centri economici che crescono, o nelle città d’arte, perché tutto il resto è esposto a rischi, non ultimo quello demografico – spiega Luca Dondi Dall’Orologio, AD Nomisma -. Occorre comprare in aree dove l’immobile è un bene scarso. Milano è una città che cresce 4-5 volte rispetto a quanto cresce l’Italia e che attira investimenti esteri, tenendo alte le quotazioni”,  Alla luce dei dati emersi nella ricerca, gli esperti consigliano quindi l’opportunità di considerare nuove sinergie fra asset immobiliari e finanziari, onde evitare o contenere i rischi connessi ‘al mattone’.

Settore farmaceutico, eccellenza italiana guidata dall’innovazione

Il settore farmaceutico italiano può contare su un gruppo di imprese medio-grandi a capitale italiano, le cosiddette Fab13, riuscite a primeggiare grazie a radicati processi di internazionalizzazione, investimenti e innovazione. Con un volume d’affari pari a 14,3 miliardi di euro nel 2022, la volontà di proseguire in una crescita a lungo termine è testimoniata dai tassi di incremento degli investimenti, che ammontano a 3,4 miliardi di euro (+25% vs 2021) con un’incidenza sui ricavi annuali pari al 23,7%. A testimonianza di uno spiccato orientamento alla competitività sui mercati internazionali, il mercato estero rappresenta il 72,6% delle vendite totali. Ma le Fab13 crescono anche a livello globale (+12,6% ricavi) grazie a export (+14,9%), investimenti (+25%) e innovazione (1,6 miliardi di euro nel 2022), confermando l’eccellenza di un’industria che negli anni ha saputo imporsi su scala internazionale. 

Investimenti in R&S: 1,6 miliardi nel 2022

È la fotografia dell’Osservatorio Nomisma su Le Fab13: la farmaceutica a capitale italiano.
Tra gli interventi principali effettuati nel 2022 dalle Fab13 l’Osservatorio registra 1,6 miliardi di euro per sostenere l’attività di R&S, 1,3 miliardi per l’acquisizione di aziende, prodotti e licenze (+50% vs 2021), 250 milioni per miglioramenti infrastrutturali, di efficientamento e ampliamento delle aree produttive, nonché per l’acquisto di attrezzature e macchinari. In particolare, il trend di spesa in R&S mostra un nuovo cambio di passo proprio in concomitanza dell’ultimo triennio. Se l’investimento medio annuo tra il 2010 e il 2019 si attestava a circa 723 milioni di euro, tra il 2020-2022 l’ammontare medio investito ogni anno è quasi raddoppiato a quota 1.404 milioni.

Occupazione: 14.534 addetti di cui il 44% è donna

Nel 2022 le Fab13 hanno impiegato nel mondo 43.736 addetti, di cui 14.534 in Italia, dove il personale viene occupato prevalentemente in attività di R&S e produzione. Il 95% è inquadrato con un contratto a tempo indeterminato e quasi uno su due è donna (44%).
L’importanza del settore farmaceutico all’interno del sistema economico italiano, in particolare delle Fab13, è infatti misurabile in base all’impatto occupazionale diretto, ma anche in base all’effetto indiretto generato sulla rete di fornitura e sui settori che partecipano alla filiera di produzione e commercializzazione del farmaco. 

Effetto indiretto sulla filiera e spinta ai consumi

All’interno dell’industria manifatturiera nazionale, il settore farmaceutico italiano si contraddistingue strutturalmente per una dimensione aziendale superiore rispetto alla media degli altri comparti: il 38,3% delle imprese del farmaco impiega, infatti, oltre 50 addetti, laddove la quota di medie e grandi imprese della manifattura non oltrepassa il 3% del totale. Attraverso l’utilizzo delle Tavole Input Output, che permettono di ricostruire i coefficienti di attivazione, Nomisma ha potuto stimare come l’impatto indiretto sul sistema Paese delle Fab13 valga quasi 21mila addetti, a cui va ad aggiungersi un effetto indotto di altri 24mila occupati, per un totale di quasi 60mila addetti, direttamente o indirettamente impiegati lungo le attività della filiera farmaceutica.

L’industria lombarda nel quarto trimestre 2022 

I dati congiunturali dell’industria lombarda relativi al quarto trimestre 2022 sono positivi, ma si rileva un calo nel portafoglio ordini, interni ed esteri. A quanto emerge dalle elaborazioni del Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, l’analisi tendenziale relativa al quarto trimestre 2022 ha consentito all’area metropolitana di Milano di crescere del +4,2% in un anno per la produzione, più del dato lombardo (+2,7%). Se si considera la crescita netta del fatturato, l’aumento è +9,3% a livello locale e +9,2% a livello regionale. In relazione al portafoglio ordini, si registra un livello superiore a quello relativo al quarto trimestre 2021 (+3,4%), con performance migliore rispetto alla manifattura lombarda (+2,7%).

Milano: aumento congiunturale per produzione e fatturato

I mercati esteri milanesi hanno ripreso la crescita in modo più incisivo (+7,1%) rispetto alla componente interna (+1,2%). Il quadro delinea nel quarto trimestre 2022 un aumento congiunturale rispetto al terzo trimestre 2022 della produzione industriale e del fatturato milanese (+1% e +1,6% destagionalizzato). La crescita rispetto al dato lombardo è maggiore per la produzione (+0,8% Lombardia) e leggermente minore per il fatturato locale (+1,7% Lombardia, destagionalizzato).
Per gli ordini interni il dato congiunturale è in calo in modo più marcato per l’industria milanese rispetto alla manifattura lombarda (rispettivamente -1,7% e -0,2% destagionalizzato), allo stesso modo degli ordini esteri per cui la performance milanese è in calo (-1% rispetto al +0,3% lombardo destagionalizzato).

Monza e Brianza: ordini del manifatturiero superiori alla Lombardia

A Monza e Brianza la crescita tendenziale della capacità produttiva colloca i volumi prodotti a un livello superiore rispetto al quarto trimestre 2021 (+2,8%), superiore rispetto al dato lombardo (+2,7%). Nello stesso periodo, i dati della manifattura brianzola per fatturato (+7,1%) sono inferiori al dato lombardo (+9,2%). Sempre rispetto al quarto trimestre 2021, il portafoglio ordini del manifatturiero brianzolo evidenzia un incremento reale superiore a quanto registrato in Lombardia (rispettivamente +7,5% e +2,7%). Prosegue poi la crescita congiunturale: il quarto trimestre 2022 fa registrare un aumento rispetto al terzo trimestre 2022 sia della produzione industriale (+0,3% destagionalizzato), sia del fatturato (+0,8% destagionalizzato), così come le commesse acquisite dai mercati interni (+2,3% destagionalizzato) ma sono in calo quelli esteri (-1,1%).

Lodi: leggero calo per il trend congiunturale

Nel quarto trimestre 2022 rispetto all’anno precedente, si verifica un trend di crescita per produzione, fatturato e ordini di Lodi. Relativamente all’analisi tendenziale la crescita della produzione si attesta a +0,3%, performance peggiore rispetto al dato lombardo (+2,7%). In relazione al fatturato, nel confronto con il quarto trimestre 2021, il recupero si attesta a +6,4%, inferiore per intensità al dato regionale (+9,2%). Ma gli ordini crescono in un anno del 3,1% rispetto al 2,7% lombardo. In leggero calo il trend congiunturale della produzione industriale, con una leggera diminuzione rispetto al terzo trimestre 2022 (-0,2% destagionalizzato), accompagnato dalla crescita del fatturato (+0,3% destagionalizzato) e dalle commesse acquisite dai mercati interni (+0,5% destagionalizzato), mentre gli ordini esteri risultano in crescita di +0,1%.

Aumenta il costo della vita: come cambiano le abitudini di acquisto 

Il recente sondaggio 2023 di PwC Global Consumer Insights Pulse Survey, che ha coinvolto 9.180 consumatori in 25 Paesi, evidenzia con chiarezza che oltre la metà dei consumatori globali rimanda i propri acquisti. In tempi di crisi, si sta più attenti al budget personale e si sposta in là nel tempo lo shopping ritenuto non essenziale. In quest’ottica non certo rosea per il mercato, che vede in calo soprattutto i prodotti di fascia alta e di lusso, quali sono i canali di vendita che resistono allo tsunami? E in che modo?

I canali utilizzati dai consumatori

A giugno 2022, apparentemente la frequenza di acquisti giornalieri/settimanali dei consumatori, che durante la pandemia aveva registrato una tendenza al rialzo, ha fatto un passo indietro tornando ai tempi pre-Covid. Nel sondaggio, la costante stabilità dimostra che nei prossimi sei mesi la maggior parte dei consumatori prevede solo un lieve cambiamento del canale di acquisto abituale nell’online, in negozio e con la formula “click and collect”. Gli acquisiti in negozio rimangono prettamente invariati, anno su anno, come mezzo di consumo più comune nel 2022 (43%), mentre l’utilizzo di cellulari/smartphone (34%), PC (23%) e tablet (15%) registra complessivamente una lieve riduzione. Dal sondaggio emerge la costante tendenza dei consumatori ad affermare che non acquisteranno mai prodotti tramite tablet (51%), assistenti vocali per abitazioni intelligenti (64%) e dispositivi indossabili (71%), dati complessivamente in aumento rispetto all’ultimo sondaggio PwC Global Consumer Insights Pulse Survey condotto a giugno 2022.

Il metaverso è ancora agli inizi

L’adozione del metaverso come canale di acquisto è ancora nella fase iniziale di adozione. Questo mezzo rimane comunque ancora sotto-utilizzato, con solo un quarto (26%) degli intervistati che ha dichiarato di aver utilizzato la piattaforma per l’intrattenimento, le esperienze virtuali o l’acquisto di prodotti nel 2022. La maggior parte di questi utenti ha utilizzato il metaverso principalmente per la realtà virtuale, ovvero per giocare ai giochi o guardare un film (10%), entrare a far parte di un mondo virtuale, visitare l’ambiente di un rivenditore o partecipare a un concerto (9%) o acquistare un prodotto digitale, ad esempio un non-fungible token o NFT (9%). Coloro che registrano maggiori probabilità di interagire con attività correlate al metaverso sono India (48%), Vietnam (43%) e Hong Kong (42%), oltre ai Millennials (36%).

La questione privacy dei dati pesa sullo shopping online

Dato che lo shopping online continua a crescere a livello di volumi, i consumatori sono sempre più preoccupati in merito alla privacy dei dati. Quasi la metà (47%) afferma di essere estremamente o molto preoccupato quando interagisce con aziende di social media, siti web di viaggi di terze parti/portali (36%), aziende di assistenza sanitaria (34%) e di prodotti di consumo (32%). Paesi come l’India e le Filippine sono i più preoccupati in tali categorie. Di conseguenza, quasi la metà (49%) sostiene di non condividere i dati personali più di quanto sia necessario, il 32% sceglie di non voler ricevere comunicazioni da tali aziende e il 26% ha in generale ridotto le proprie interazioni con questi tipi di aziende.

Saldi estivi: a luglio il bilancio non è roseo

Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, quest’anno per l’acquisto di capi scontati ogni famiglia spenderà in media 202 euro, pari a 88 euro pro capite, per un valore complessivo di 3,1 miliardi di euro. Il primo luglio è tornato l’appuntamento con i saldi estivi, ma quest’anno le previsioni oscillano tra l’ottimismo legato al ritorno della piena libertà di circolazione e del turismo nazionale e internazionale e le preoccupazioni per la crisi dei prezzi energetici e il peso dell’inflazione.
E archiviato il mese di luglio, è tempo di un primo bilancio per l’andamento dei saldi estivi. Bilancio che non è roseo, visto che Federazione Moda Italia-Confcommercio registra -10% a livello nazionale rispetto allo scorso anno, con il 54% degli operatori che registrato un calo, il 33% che parla di stabilità e solo il 13% registra un segno più.

“Sul mercato interno la perdita media è a doppia cifra”

“Dai dati si comprende come sia importante il connubio tra moda e turismo. I risultati migliori sono quelli che arrivano dallo shopping tourism, mentre sul mercato interno la perdita media è a doppia cifra – commenta il presidente Giulio Felloni -. Da questi dati si comprende quanto mai sia necessario e urgente concretizzare quanto abbiamo chiesto, in perfetta sintonia con Confcommercio: la riduzione del cuneo fiscale e dei costi energetici. Sarebbe oltremodo determinante l’intervento del governo sui temi avanzati al Tavolo della Moda sulla riduzione dell’Iva per abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, tessile casa ed articoli sportivi, uno degli elementi essenziali per il rilancio dei consumi prima che sia veramente troppo tardi”.

Il corretto acquisto degli articoli in saldo

Per il corretto acquisto degli articoli in saldo, Federazione Moda Italia e Confcommercio ricordano alcuni principi base sui saldi. Ad esempio, la possibilità di cambiare il capo dopo l’acquisto è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme. In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo, e nel caso risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto.

Prova dei capi, pagamenti, indicazione del prezzo e modifiche sartoriali

La prova dei capi è invece rimessa alla discrezionalità del negoziante, e quanto ai pagamenti, le carte di credito devono essere sempre accettate da parte del negoziante. Per l’indicazione del prezzo, è obbligo del negoziante indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale. I capi che vengono proposti in saldo devono poi avere carattere stagionale o di moda, ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. Ma modifiche o adattamenti sartoriali sono a carico del cliente, salvo diversa pattuizione.

Milano, Monza Brianza e Lodi: prove di ripartenza per il mercato del lavoro

La Lombardia è da sempre la “locomotiva” d’Italia per quanto riguarda la produttività e di conseguenza anche il trend dell’occupazione è migliore che nel resto del Paese. La Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi ha analizzato l’andamento del mercato del lavoro nel 2021 nel territorio in esame, e i dati sono incoraggianti.  

Ripresa dopo la frenata del Covid

Nel 2021 il mercato del lavoro ha provato a ripartire: nella provincia di Milano l’occupazione ha fatto segnare una ripresa (+0,5%; +7mila unità circa) dopo la brusca frenata determinata dal Covid, che aveva interrotto una lunga serie di risultati positivi. Nonostante questa risalita, dovuta tra l’altro esclusivamente alla componente maschile, si è ancora lontani dal recuperare i posti perduti nel 2020. Oggi complessivamente sono 1,452 milioni gli occupati nel capoluogo meneghino; il tasso di occupazione è del 67,9%, superiore di oltre dieci punti rispetto a quello nazionale. Stessa tendenza al rialzo nella provincia di Monza Brianza (+0,5% la variazione degli occupati su base annua; +1.832 in valore assoluto), risultato che, anche in questo caso, non consente di rimarginare le perdite prodotte dall’emergenza sanitaria. Per effetto di questo incremento, il totale degli occupati raggiunge la cifra di 382mila, che rappresenta il 9% del totale lombardo. Il tasso di occupazione è del 67,7%, molto vicino a quello meneghino e ugualmente migliore del nazionale di quasi dieci punti. La provincia di Lodi si distingue per l’andamento più vivace dell’occupazione: +4% la variazione su base annua, pari a +3.878 unità. Un risultato a cui ha contribuito maggiormente la componente maschile, sebbene siano cresciute anche le occupate. Questo trend espansivo ha portato il numero complessivo dei lavoratori lodigiani a sfiorare la cifra di 102mila unità, il tetto più elevato degli ultimi quattro anni; il tasso di occupazione raggiunge quota 68%, anche in questo caso il più favorevole dei tre territori. 

Disoccupazione, andamento diverso a seconda dei territori 

Relativamente alla disoccupazione, l’anno si è caratterizzato per andamenti differenziati nelle tre province: Milano e Monza Brianza hanno registrato un aumento delle persone in cerca di occupazione (rispettivamente +10% e +32,9%), mentre Lodi è stata interessata da una flessione (-11,8% su base annua, pari a -753 unità). Il tasso di disoccupazione è del 6,5% a Milano, aumentato di mezzo punto su base annua; simile quello brianzolo (6,6%; +1,5 punti rispetto al 2020), mentre risulta in diminuzione di un punto quello del Lodigiano: 5,3%. I tassi di disoccupazione giovanile della fascia d’età 15-34 anni si attestano a Milano al 12,8%, per Monza Brianza al 15%, Lodi 12,6%: tutti migliori di quello nazionale (17,9%).

Tecniche e tattiche degli principali gruppi di ransomware

Conti/Ryuk, Pysa, Clop (TA505), Hive, Lockbit2.0, RagnarLocker, BlackByte e BlackCat sono i gruppi di ransomware più prolifici. Si tratta di gruppi attivi tra marzo 2021 e marzo 2022 in Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania, dove hanno preso di mira oltre 500 organizzazioni in settori quali la produzione, lo sviluppo di software e le piccole imprese. Il team di Threat Intelligence di Kaspersky ha condotto un’analisi sulle tattiche, le tecniche e le procedure (TTP) più comuni utilizzate durante gli attacchi degli 8 gruppi. La ricerca ha rivelato che gruppi diversi condividono più della metà della catena di cyber-kill, ed eseguono le fasi principali di un attacco in modo identico.
Questo studio sul ransomware moderno serve a capire come operano i gruppi di ransomware e come difendersi dai loro attacchi.

La catena di cyber-kill

La ricerca ha analizzato il modo in cui i gruppi di ransomware impiegano le tecniche e le tattiche descritte in MITRE ATT&CK, e ha riscontrato molte somiglianze tra le loro TTP lungo tutta la catena di cyber-kill. Le modalità di attacco dei gruppi si sono rivelate piuttosto prevedibili: gli attacchi ransomware seguono uno schema che comprende la rete aziendale o il computer della vittima, la distribuzione del malware, le nuove scoperte, l’accesso alle credenziali, l’eliminazione delle copie shadow, la rimozione dei backup e il raggiungimento degli obiettivi.

È possibile rilevare le tecniche, molto più difficile prevenirle 

I ricercatori spiegano anche da dove deriva la somiglianza tra gli attacchi. Ad esempio, emerge un fenomeno chiamato Ransomware-as-a-Service (RaaS), secondo il quale gruppi di ransomware non distribuiscono il malware da soli, ma forniscono solo i servizi di crittografia dei dati. Dal momento che chi distribuisce i file dannosi vuole anche semplificarsi la vita, vengono utilizzati metodi di consegna dei modelli o strumenti di automazione per ottenere l’accesso. Inoltre, il riutilizzo di strumenti vecchi e simili rende la vita più facile agli attaccanti, riducendo il tempo necessario per preparare un attacco, mentre il riutilizzo di TTP comuni facilita l‘hacking. L’installazione lenta di aggiornamenti e patch da parte delle vittime le rende poi più vulnerabili. Sebbene sia possibile rilevare tali tecniche, è molto più difficile farlo in modo preventivo. 

Come vincere la gara tra ‘attaccanti’ e ‘difensori’?

La sistematizzazione dei vari TTP utilizzati dagli attaccanti ha portato alla formazione di un insieme generale di regole SIGMA in conformità con MITRE ATT&CK, che aiuta a prevenire tali attacchi.
“Negli ultimi anni il ransomware è diventato un incubo per l’intero settore della cybersecurity, con continui sviluppi e miglioramenti da parte degli operatori del ransomware – commenta Nikita Nazarov, Team Lead Threat Intelligence Group di Kaspersky -. Per gli specialisti di cybersicurezza è lungo e spesso impegnativo studiare ogni singolo gruppo di ransomware e seguirne le attività e gli sviluppi, per cercare di vincere la gara tra attaccanti e difensori”.
Lo scopo della ricerca è quindi quello di fungere da guida per i professionisti della cybersecurity per facilitare il loro lavoro.

Boom dell’export per il settore arredo design lombardo

Balzo dell’export per il settore arredo-design tricolore: i dati emergono in occasione del Salone del Mobile che si svolge nel capoluogo lombardo. Tra Milano Monza Brianza e Lodi le imprese attive nei settori dell’arredo – design sono più di 6.800, di cui 2.175 specializzate nella fabbricazione di mobili, 1.202 nella filiera del legno e 2.580 nel design. A queste si aggiungono 919 attività del commercio al dettaglio di mobili e complementi. I numeri della filiera, elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, se da un lato evidenziano una fisiologica variazione in negativo delle imprese sul territorio, dall’altro riflettono anche una spinta alla ripresa sostenuta dal design e dalla crescita delle esportazioni

Milano è la capitale del design

Tra Milano Monza Brianza e Lodi la filiera dell’arredo design comprende più di 6.800 imprese attive e conta, in termini di posti di lavoro, poco meno di 38.000 addetti, che valgono circa il 2% del totale delle attività economiche e l’1,5% dell’occupazione. Tra i settori, le attività di design specializzate contano 2.580 imprese attive, seguite dalla fabbricazione di mobili con 2.175 imprese attive nei tre territori e dall’industria del legno (1.202). A queste si aggiungono 919 attività del commercio al dettaglio di mobili e complementi. Questa la fotografia scattata al 31 marzo 2022 dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Registro Imprese. Rispetto al medesimo periodo dello scorso anno, si registra una variazione nel numero delle imprese attive del -0,9%. Questo dato non pregiudica tuttavia il trend in crescita per l’occupazione nel settore: rispetto al 2021, si registra una variazione in positivo per gli addetti del comparto pari a +4,2%. A livello nazionale, Milano si conferma la capitale del design (con 2.161imprese), primato per Monza e Brianza nella produzione di mobili (1.357 imprese). 

L’export vale 7 miliardi di euro

Complessivamente nel 2021 l’export del settore arredo design per i territori di Milano Monza Brianza Lodi vale circa 1,7 miliardi di euro, di cui il 90% ha origine dalla fabbricazione di mobili e il restante 10% dall’industria del legno. Si tratta di poco meno della metà del totale delle esportazioni lombarde di questi prodotti. Rispetto al 2020, l’export fa registrare +27%. Stati Uniti, Francia, Cina, Svizzera e Germania sono i primi Paesi di destinazione. È quanto emerge dall’elaborazione dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat. “Il 60esimo Salone del Mobile è un’attesa iniezione di fiducia per Milano e il Paese. – ha dichiarato Carlo Sangalli Presidente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi – È la dimostrazione che il nostro sistema economico si è rimesso pienamente in moto ed è capace di generare innovazione e crescita, come conferma il balzo in avanti dell’export del settore moda-design. Ma il Salone del mobile significa anche il ritorno dei grandi eventi che hanno rafforzato l’immagine di Milano nel mondo e che costituiscono il motore principale della sua attrattività”.

Legno-arredo, oltre 49 miliardi di fatturato nel 2021

La ripresa del settore legno arredo avviata già negli ultimi mesi del 2020 viene confermata dai consuntivi 2021 elaborati dal centro studi FederlegnoArredo. Il fatturato alla produzione dell’intero settore, pari a 49,3 miliardi di euro, è aumentato complessivamente in valore del 25,5% sul 2020, confermando la doppia cifra anche sul 2019, con un +14%, pari a circa 6 miliardi in più di fatturato, e un saldo commerciale di 8,2 miliardi. A determinare il dato complessivo è l’andamento delle esportazioni, che rappresentano il 37% del fatturato totale, per un valore pari a oltre 18 miliardi di euro (+20,6% sul 2020 e +7,3% sul 2019). Ma soprattutto la dinamicità del mercato italiano, che ha sfiorato i 31 miliardi di euro (+28,7% sul 2020), spinto indubbiamente dai bonus edilizi messi in campo dal Governo.

Il 2021 consolida la ripresa 

Il 2021 ha rappresentato, pur tra notevoli difficoltà, un anno importante nel consolidamento della ripresa del settore. E per l’Italia questo ha significato anche una rinvigorita dinamica delle esportazioni.  Considerando la situazione attuale diventa però difficile azzardare previsioni per il 2022.
“Il rischio concreto è che una brusca frenata nei consumi e il clima di incertezza e preoccupazione dovuto alla guerra in Ucraina, vanifichi il recupero del 2021 – sottolinea FederlegnoArredo -. Ciononostante, l’impegno delle imprese è sempre rivolto alla ricerca di prodotti e materiali innovativi, nuovi mercati, e un nuovo sviluppo del settore che ha nella sostenibilità un elemento imprescindibile per la competitività”.

La crisi in Ucraina peggiora lo scenario

“Purtroppo – spiega Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo – la crisi in Ucraina ha peggiorato lo scenario, portando a ulteriori aumenti delle materie prime e a una grave carenza di legno, che proviene in gran parte proprio dai territori interessati direttamente o indirettamente dal conflitto, per un valore complessivo che supera i 200 milioni di euro all’anno. Basti pensare che con l’ultimo pacchetto di sanzioni europee verso la Russia è vietato acquistare, importare o trasferire nell’Unione, direttamente o indirettamente, se sono originari della Russia o sono esportati dalla Russia, legno, carbone di legna e lavori di legno di qualsiasi specie legnosa”.

Il momento opportuno per diventare più autonomi

“Siamo pertanto convinti che questo sia il momento opportuno, e non più rimandabile, per diventare più autonomi mettendo da subito in atto le azioni necessarie per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla Strategia forestale nazionale, basata su una gestione rispettosa dell’ambiente, sullo sviluppo della filiera italiana del bosco e delle nostre segherie – rimarca Feltrin, come riferisce Italpress-. I dati dell’export confermano che l’Europa è ancora il bacino più importante per il legno-arredo e dobbiamo difendere assolutamente questo primato, cercando di consolidarci sempre di più anche negli Stati Uniti, e tenendo d’occhio il colosso cinese, che ha registrato un +9,4% sul 2019, ma che può contemporaneamente diventare un temibile competitor in grado di acquistare materia prima a prezzi per noi improponibili”.