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Quando è obbligatorio installare le linee vita sul tetto?

Per linea vita da tetto si intende un sistema di sicurezza che prevede almeno due punti di ancoraggio collegati tra loro mediante un cavo in tensione, realizzato in acciaio inossidabile.

Gli operatori che effettuano dunque i lavori loro assegnati ad alta quota possono agganciare i propri dispositivi di protezione individuale alle linee vita, avendo in questa maniera sempre un punto di ancoraggio sicuro in caso di caduta.

Più operai possono collegarsi alla stessa linea vita, ed in questa maniera essi possono camminare tranquillamente sul tetto dell’edificio per svolgere le proprie mansioni senza la paura di poter cadere verso il basso.

Grazie a questo tipo di soluzione, il numero di incidenti sul lavoro in Italia è diminuito drasticamente.

Quando va installata una linea vita?

L’installazione di una linea vita non è a discrezione del datore di lavoro, ma al contrario è il D.L. 81/2008 ad aver fornito le linee guida in merito.

Il cosiddetto Testo unico sulla sicurezza sul luogo di lavoro infatti, prevede che la linea vita vada installata laddove vi sia una altezza pari o superiore a 2 metri dal suolo ed una copertura che presenta determinati impianti o elementi che necessitano di frequente manutenzione.

Tali linee vita devono essere conformi alla Norma UNI EN 795 (2002), la quale regola tutto quel che riguarda i dispositivi di ancoraggio in Italia. In particolar modo vengono individuati quelli che sono i requisiti tecnici, le prove, le modalità d’uso e la marcatura.

Quali tipologie di lavori mettono a rischio i lavoratori ad alta quota?

Non c’è una unica tipologia di mansione in grado di mettere a rischio la sicurezza dei lavoratori, ma al contrario vi sono più situazioni che possono costituire un pericolo e mettere a repentaglio l’incolumità di chi, a qualsiasi titolo, è chiamato a lavorare ad alta quota.

Parliamo in particolare di quanti montano o utilizzano dei ponteggi ad esempio, e che hanno necessità di mettersi in sicurezza nel caso in cui dovesse verificarsi una ipotetica caduta verso il basso o passo falso con conseguente perdita di equilibrio.

Lo stesso avviene con quanti hanno necessità di adoperare una scala e raggiungere una altezza superiore ai due metri.

Ci sono poi coloro i quali lavorano su piattaforme e cestelli, che possono raggiungere anche altezze notevoli, e tutti quei lavoratori che adoperano le funi per potersi calare dal tetto e posizionarsi sulla facciata degli edifici per poter effettuare determinati lavori.

A questi si aggiungono chiaramente anche tutti quei professionisti che a vario titolo hanno necessità di accedere al tetto di un edificio per effettuare lavori di manutenzione di vario tipo come ad esempio quelli all’antenna della tv, alle tegole o altre parti della copertura, al comignolo del camino o ad altri tipi di impianti (ad esempio i pannelli fotovoltaici o quelli solari per il riscaldamento dell’acqua sanitaria) che possono essere installati sul tetto.

Quali dispositivi vengono adoperati per evitare che i lavoratori possano cadere verso il basso?

Fondamentalmente, i dispositivi più adoperati tra quelli che consentono ai lavoratori di non cadere verso il basso, sono 3.

Parliamo delle imbracature, ovvero dispositivi di protezione individuale composti da elementi quali cinghie e bretelle, cosciali, supporti per la schiena ed elementi di attacco per la linea vita.

Ci sono poi i collegamenti, ovvero quegli elementi (di solito delle funi molto resistenti) che hanno il compito di connettere il sistema di imbracatura con la linea vita tetto.

Abbiamo poi infine i punti di ancoraggio, appunto le linee vita tetto, che rappresentano un punto sicuro e resistente cui ancorarsi per avere la certezza di non cadere verso il basso se si dovesse presentare tale evenienza.