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Commissione Europea, la svolta: un solo caricatore per tutti gli apparecchi tecnologici

Basta confusione o, peggio, impossibilità di ricaricare il proprio device perché il cavo non è quello giusto: a breve arriverà una norma europea che prevede un solo sistema per tutti gli apparecchi elettronici. Ci sarà quindi una sola porta di ricarica per i nostri più fidati “compagni” di vita e di lavoro: gli smartphone, i tablet, le macchine fotografiche, le cuffie, le casse portatili e le consolle per i videogiochi dovranno prevedere una sola porta di ricarica, che sarà quella attualmente più comune. Lo standard diventerà la porta Usb di tipo C. 

Cambia la direttiva europea

La Commissione Europea, dopo molti anni segnati da un approccio ‘volontaristico’ nei confronti dell’industria, riporta l’Ansa, ha deciso di proporre una revisione della direttiva sugli apparecchi radio che imporrà, a partire da 24 mesi dall’approvazione della norma, l’adozione di una singola porta di ricarica per tutti i device elettronici. L’approccio adottato finora, va però detto, ha già portato dei buoni risultati: i sistemi di ricarica sono passati da oltre 30 a sole 3 soluzioni. In questo modo, secondo le stime della Commissione, si risparmieranno almeno 1.000 tonnellate annue di spazzatura elettronica: i caricatori inutilizzati e gettati via pesano in Europa per circa 11mila tonnellate all’anno. 

Più libertà i consumatori 

Oltre che una scelta ecologica, il provvedimento dovrebbe garantire una maggiore liberà ai consumatori. In prima battuta gli utilizzatori di apparecchi portatili non dovranno più scontrarsi con la difficoltà di ricaricare i propri device in caso di sistemi incompatibili (al 38% degli europei è capitata almeno una volta l’esperienza di non poter ricaricare il cellulare a causa della mancata compatibilità col telefonino da caricare), ma anche perché potranno scegliere se acquistare un cavo nuovo oppure no. Le persone potranno decidere se comprare l’apparecchio con o senza il caricatore (nel secondo caso, potrà riutilizzare quello vecchio): come riporta l’Ansa, anche nel secondo caso, l’apparecchio potrà essere venduto con un cavo, la parte del sistema di ricarica che si usura più facilmente. I produttori potranno scegliere di offrire una soluzione ‘bundled’, cioè con caricatore, se offriranno anche una soluzione senza caricatore (‘unbundled’ in gergo) sullo stesso prodotto. I vecchi caricatori non compatibili dovranno essere gettati e riciclati. 

I prossimi step 

La proposta attuale seguirà la procedura legislativa ordinaria, passando per Parlamento e Consiglio. “Con la nostra proposta – dice il commissario europeo all’Industria Thierry Breton – i consumatori europei potranno utilizzare un singolo caricatore per tutti i loro apparecchi elettronici portatili, un passo importante per aumentare la comodità e per ridurre i rifiuti”.

Acqua, alleata a scuola: aiuta la concentrazione

Una corretta idratazione migliora l’attenzione durante le ore di scuola. Lo afferma la scienza: e l’informazione è più importante che mai in questo momento, quando i bambini e i ragazzi hanno potuto finalmente tornare in aula dopo lunghi mesi di Dad. E, dopo aver vissuto un periodo non proprio facilissimo, i più giovani hanno davvero bisogno di tutti i supporti – acqua compresa – per riprendere le normali attività con il piede giusto e rendere al meglio sui banchi.

I ragazzi hanno più bisogno di acqua

Poiché nel corpo dei ragazzi la percentuale di acqua è maggiore rispetto a quella degli adulti, è evidente che i giovani devono consumarne di più. Perché, come confermano numerosi studi scientifici, non bere sufficientemente acqua durante il giorno può incidere negativamente non solo sulle performance fisiche, ma anche e soprattutto su quelle cognitive. Lo spiega ancor meglio il Professor Solimene dell’Università degli Studi di Milano ed esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino, come riporta Adnkronos: “Una moderata disidratazione, con una perdita di circa il 2% del peso corporeo, può portare a sintomi come mal di testa e stanchezza, cui si possono associare riduzione della concentrazione, dell’attenzione, della memoria a breve termine e di esecuzione anche di compiti semplici mentre un calo di acqua del 5% del nostro peso può avere effetti negativi anche sulle performance fisiche”.

Controllare i livelli di idratazione anche a scuola

Un recente studio svolto in 13 Paesi ha rivelato che il 61% dei bambini e il 75% degli adolescenti non bevono a sufficienza (ma assumono liquidi prevalentemente dagli alimenti) rispetto alle raccomandazioni per l’assunzione giornaliera di acqua (1.700 mL/giorno per i ragazzi dai 9 ai 13 anni e 1.520 mL/giorno per le ragazze dai 9 ai 13 anni) fornite dall’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare). L’EFSA raccomanda un’assunzione totale di acqua (TWI) al giorno più elevata per i ragazzi che per le ragazze dai 9 ai 13 anni: 44 mL/kg contro 39 mL/kg, rispettivamente. Controllare la quantità di liquidi assunti nell’orario scolastico è un’arma efficace contro i danni causati dalla disidratazione e porta gli studenti ad avere un aiuto in più per raggiungere una concentrazione ottimale. “I più giovani vanno educati sull’importanza di una corretta e regolare idratazione, da integrare ad una sana alimentazione ed una buona dose di attività fisica, tutti elementi fondamentali per un corretto sviluppo fisico e cognitivo”, conclude il Professor Solimene. Quindi sì all’acqua anche durante le ore di lezione, anche perché bevendo si assumono minerali quali ferro, magnesio e calcio essenziali per il benessere psico fisico e per la crescita dei giovani.

In 25 anni il Sud Italia perde 1,6 milioni di giovani

Eccesso di burocrazia, illegalità diffusa, carenze infrastrutturali e una minore qualità del capitale umano sono i gap strutturali del Sud Italia rispetto al Nord, e che di fatto hanno determinato negli ultimi 25 anni una perdita di popolazione, soprattutto giovanile, quantificabile in -1,6 milioni di individui. La riduzione degli occupati e i deficit di lungo corso hanno causato al Sud un continuo e progressivo calo del Pil ampliando ulteriormente il divario con le altre aree del Paese. È quanto emerge da un’analisi condotta dall’Ufficio Studi Confcommercio sul tema ‘economia e occupazione al Sud dal 1995 a oggi’.

Il Pil al Sud si è ridotto di due punti

In 25 anni, infatti, il peso percentuale della ricchezza prodotta dall’area meridionale (Pil) sul totale del territorio italiano si è ridotto di due punti, passando da poco più del 24% nel 1995 al 22% del 2020. Il Pil pro capite invece non ha subito variazioni, ed è sempre rimasto circa la metà di quello prodotto dal Nord Italia. In particolare, nel 2020 è risultato pari a 18.200 euro, contro 34.300 euro del Nord-Ovest e 32.900 euro del Nord-Est.

Difficile migliorare il benessere economico/sociale nel Mezzogiorno

Se nel complesso l’Italia perde 1,4 milioni di giovani nel periodo considerato, ovvero, da poco più di 11 milioni (1995) a poco meno di 10 milioni (2020), si tratta principalmente di giovani meridionali. Mentre nelle altre ripartizioni il livello assoluto, così come la quota di giovani rispetto alla popolazione di qualsiasi età, restano più o meno costanti, nel Mezzogiorno si registra un crollo. Rispetto al 1995, al Sud mancano oltre 1,6 milioni di giovani. In queste condizioni, anche l’eventuale, sebbene improbabile, rapida risoluzione del problema della produttività potrebbe risultare insufficiente a migliorare il processo di costruzione di benessere economico/sociale del Mezzogiorno, almeno in termini aggregati.

Si spera nei circa 82 miliardi di risorse destinate al Sud del PNRR

Se il Prodotto interno lordo del Sud in poco più di venti anni è passato da oltre il 24% al 22% sul totale del Paese le ragioni sono molteplici, ma per Confcommercio le principali sono due, riporta Italpress. Ovvero, la decrescente produttività totale dei fattori, conseguenza dei gap di contesto che affliggono le economie delle regioni meridionali, e la riduzione degli occupati, conseguenza della riduzione della popolazione residente.
“Rilancio dell’economia, grazie ai vaccini, e piano nazionale di ripresa sono un’opportunità irripetibile per il nostro Mezzogiorno – commenta il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli -. In particolare, le risorse del PNRR destinate al Sud, circa 82 miliardi, permettono di sviluppare e innovare le infrastrutture di quest’area. E migliori infrastrutture significano anche migliore offerta turistica, la straordinaria risorsa del Meridione”.

Competenze digitali solo per 1 italiano su 2

Gli italiani sono esperti di competenze digitali? Ancora no, tanto che solo il 50% della popolazione ha dimestichezza con il web. A dirlo è il Digital Skill Voyager,  il nuovo strumento per la valutazione delle competenze digitali offerto gratuitamente dai PID – Punti Impresa Digitale delle Camere di commercio. Più nel dettaglio, se uno su due conosce gli strumenti digitali, solo 3 su 10 possono definirsi coach e addirittura un minimo 3,8% è leader e vanta competenze digitali avanzate.

C’è ancora strada da fare

“L’Italia sta affrontando a grande velocità la transizione digitale”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Per portarla a pieno compimento, però, non bastano le tecnologie, serve il capitale umano che sappia utilizzarle, arricchendo ed innovando il proprio lavoro quotidiano. Occorre lavorare ancora di più, quindi, sulle competenze dei singoli cittadini e delle imprese, ambito prioritario di intervento dei Pid delle Camere di commercio”. Insomma, di strada da fare moltissimi degli oltre 2mila tra studenti, lavoratori e manager che hanno portato a termine il test online ne hanno ancora tanta. 

Più competenze per i laureati

Analizzando i titoli di studio e le competenze digitali, l’analisi rivela che i laureati sono quelli con più capacità: in 4 casi su 10 rientrano nelle categorie dei coach digitali o degli e-leader a fronte del 21,6% dei diplomati. Certo è che anche tra quanti posseggono un titolo di studio elevato o addirittura un post-laurea i neofiti e gli allievi digitali sono ancora oltre la metà. Se il 51,3% degli impiegati, che rappresentano il gruppo più cospicuo di persone che si sono cimentate con il Digital Skill Voyager (43,5%), è solo “allievo” digitale, oltre un terzo vanta competenze di medio-alto livello. I manager (che sono il 9,2% dei partecipanti al test) mostrano una preparazione più avanzata, con il 43,7% che raggiunge i livelli di coach e e-leader (ma anche un 44,3% di “allievi”). Peggiore il posizionamento degli imprenditori (che sono l’11% dei 2mila partecipanti): più del 70% è alle prime armi con Internet (20,5% i neofiti, 51,5% gli allievi) e solo il 28% ha abilità superiori.

Il lavoro delle Camere di Commercio

Digital Skill Voyager fa parte degli strumenti di assessment digitale dei PID e si va ad affiancare al “SELFI 4.0” e allo “ZOOM 4.0” strumenti di valutazione della maturità digitale specifici per le imprese oltre che ai numerosi servizi diretti ad accrescere le competenze digitali dei lavoratori e degli imprenditori messi in pista dai Pid e oggi fruiti complessivamente già da oltre 380.000 imprese. Sono circa 3.000 i percorsi info-formativo organizzati in circa quattro anni di attività, a cui hanno preso parte 196.000 imprese. Inoltre sono stati realizzati dei tutorial informativi, che hanno raggiunto oltre 172.000 imprese ed erogati voucher che, tra le altre cose, hanno consentito alle imprese di acquistare servizi di formazione e consulenza per la digitalizzazione. 

Italia campionessa di riciclo degli imballaggi

L’Italia si sta confermando una campionessa dell’economia circolare, almeno per quanto riguarda il riciclo degli imballaggi. E, anche con l’emergenza sanitaria che ha contraddistinto gli ultimi mesi, il trend non si è fermato. Nel 2020, infatti, è stato avviato a riciclo il 73% dei pack immessi sul mercato, 3,3 punti percentuali in più rispetto al 2019. E’ quanto emerge dalla relazione generale del Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi. 
Commenta così il presidente del Conai Luca Ruini: “E’ un record. Il tasso di riciclo più alto che il nostro Paese abbia conosciuto. Le nostre prime stime, a inizio anno, parlavano di un 71%: alcuni di noi lo vedevano come un eccesso di ottimismo per un anno difficile come il 2020. Invece, le previsioni si sono rivelate addirittura troppo prudenti”. 

Oltre 9 milioni di tonnellate riciclate

Nel corso dell’anno passato sono state riciclate più di 9 milioni e mezzo di tonnellate di imballaggi sul totale delle 13 milioni immesse al consumo. Una performance “green” resa possibile dalla crescita della raccolta differenziata urbana, che ha fatto da traino e non è stata messa in crisi dalle difficoltà seguite al lockdown e alle restrizioni, le quantità riciclate non sono diminuite. Entrando nel merito dei materiali maggiormente riciclati, hanno avuto una nuova vita 371mila tonnellate di acciaio, 47mila e 400 di alluminio, 4 milioni e 48mila di carta, un milione e 873mila di legno, un milione e 76mila di plastica, 2 milioni e 143mila di vetro. Con questi numeri, inoltre, l’Italia ha già raggiunto gli obiettivi di riciclo complessivi che l’Europa impone ai suoi Stati membri entro il 2025, ovvero il 65% degli imballaggi riciclati. E il nostro Paese ci è arrivato con cinque anni di anticipo. Resta indietro solo la plastica, ma di meno di due punti percentuali: nel 2020 in Italia ne è stata riciclata il 48,7%, ma “raggiungere il 50% richiesto dall’Unione in cinque anni non rappresenta un problema. Oggi siamo secondi solo alla Germania in termini di quantitativi di imballaggi riciclati” commenta Ruini.

Grazie a convenzioni con i comuni italiani

Nel 2020 sono stati oltre 7.400 i Comuni italiani che hanno stipulato convenzioni con il sistema consortile, affidando quindi gli imballaggi provenienti dalle loro raccolte differenziate a Conai: una copertura della popolazione italiana che raggiunge il 97%. Per coprire i maggiori costi che i Comuni sostengono nel ritirare i rifiuti in modo differenziato (affinchè smaltirli tutti in discarica), nel 2020 Conai ha riconosciuto alle amministrazioni locali italiane 654 milioni: 452 milioni, invece, sono stati destinati dal sistema al finanziamento di attività di trattamento, riciclo e recupero. 

Firmato il decreto per il Bonus rottamazione Tv

Il bonus rottamazione Tv è la misura che sostiene i cittadini nell’acquisto di televisori compatibili con i nuovi standard tecnologici di trasmissione del digitale terrestre Dvbt-2/Hevc Main 10. E il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha firmato il decreto attuativo che lo rende operativo.
La nuova tecnologia consentirà di migliorare la qualità del segnale e dare spazio alle trasmissioni in alta definizione. L’agevolazione consiste in uno sconto del 20% sul prezzo d’acquisto di un apparecchio televisivo, fino a un massimo di 100 euro, che si può ottenere rottamando un televisore acquistato prima del 22 dicembre 2018.

Stanziati 250 milioni di euro destinati alla misura

Il bonus rottamazione Tv ha l’obiettivo di favorire la sostituzione di apparecchi televisivi che non saranno più idonei ai nuovi standard tecnologici, al fine di garantire la tutela ambientale e la promozione dell’economia circolare attraverso un loro corretto smaltimento. A differenza del precedente incentivo, che resta comunque in vigore ed è pertanto cumulabile per coloro che sono in possesso di tutti i requisiti, il bonus rottamazione Tv si rivolge a tutti i cittadini in quanto non prevede limiti di Isee. In particolare, verrà riconosciuto un bonus per l’acquisto di un televisore per ogni nucleo familiare fino al 31 dicembre 2022. Le risorse destinate alla misura sono complessivamente 250 milioni di euro.

I tre requisiti per beneficiare dell’incentivo

Il provvedimento individua tre requisiti per beneficiare dell’incentivo: residenza in Italia, rottamazione di un televisore e il pagamento del canone di abbonamento al servizio di radiodiffusione. A tal riguardo è previsto che potranno accedere all’agevolazione anche i cittadini, di età pari o superiore a settantacinque anni, che sono esonerati dal pagamento del suddetto canone. La rottamazione potrà essere effettuata in sede di acquisto del nuovo televisore, consegnando al rivenditore quello vecchio, che si occuperà poi dello smaltimento dell’apparecchio e di ottenere un credito fiscale pari allo sconto riconosciuto al cliente al momento dell’acquisto del nuovo apparecchio. Un’altra modalità per rottamare la vecchia tv è consegnarla direttamente in una isola ecologica autorizzata. In questo caso un modulo certificherà l’avvenuta consegna dell’apparecchio, con la relativa documentazione per richiedere lo sconto sul prezzo di acquisto.

Come verificare la compatibilità dei televisori in proprio possesso?

In vista del passaggio agli standard di trasmissione del digitale terrestre di nuova generazione Dvbt-2/Hevc Main 10, riporta Askanews, i cittadini possono verificare la compatibilità dei televisori in proprio possesso e gli elenchi delle apparecchiature idonee seguendo le informazioni e le procedure indicate sul sito nuovatvdigitale.mise.gov.it. Il decreto, controfirmato dal ministro dell’economia e delle finanze, è stato inviato alla Corte dei Conti per la registrazione.

Estate 2021, i consigli per un benessere a 360 gradi

Secondo la ricerca paneuropea promossa da ISIC1 (Institute for Scientific Information on Coffee), condotta su oltre 5 mila partecipanti dai 18 anni in su lockdown e restrizioni hanno avuto un impatto negativo sull’umore, aumentando il senso di depressione e ansia. Quasi due terzi dei partecipanti (61%) si sono dichiarati preoccupati per il peggioramento dell’umore durante il lockdown e le relative restrizioni. Ma come combattere il calo dell’umore? Una pausa davanti a una tazzina di caffè può aiutare, tanto che se il 43% degli intervistati ha dichiarato di iniziare la giornata col caffè il 35% ha apprezzato di più le pause caffè durante il periodo di restrizioni. Il Professor Giuseppe Grosso, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche della Scuola di Medicina dell’Università di Catania, ha stilato otto consigli per migliorare l’umore durante la stagione estiva, e conquistare un benessere a 360 gradi.

Avere una routine, mangiare sano e mantenere la socialità

Uno stile di vita equilibrato e sano anche in vacanza, in compagnia di amici e familiari, finalmente con la amata tazzina e godendo della ritrovata libertà sono gli ingredienti per vivere in benessere e ripartire con energia. Ma secondo il professor Grosso è importante soprattutto avere una routine: mantenere un ritmo regolare sonno/veglia, passeggiare o fare una pausa caffè può aiutare a mantenere ottimale l’equilibrio di corpo e mente. Quasi un terzo degli intervistati dalla ricerca inoltre ha evidenziato che mangiare e bere in maniera sana, inserendo più frutta e verdura, e a orari regolari, ha aiutato a migliorare l’umore. È importante però anche restare in contatto con amici e parenti. Dedicare momenti nella giornata alle telefonate o incontrarsi per una passeggiata, nel rispetto delle misure di sicurezza, può aiutare a ritrovare il buon umore.

Mantenersi attivi e trascorrere del tempo nella natura

Oltre un quarto dei partecipanti alla ricerca poi ha trovato benefico per l’umore praticare regolarmente attività fisica, come passeggiare, correre o fare esercizi seguendo un video. La ricerca però ha dimostrato che chi trascorre almeno 120 minuti a settimana nella natura dichiara di stare meglio e di sentirsi più in forma rispetto a chi non lo fa. Fare sport all’aria aperta consente quindi di massimizzare gli effetti benefici della natura.

Una pausa caffè lontano dai social, ed evitare l’eccesso di controllo

Ma ricordarsi di fare delle pause nel corso della giornata può essere particolarmente utile nelle giornate piene per evitare di sentirsi stressati. Fare una pausa caffè, soffermandosi ad assaporarne l’aroma e il gusto, può essere un buon modo di praticare la “mindfulness”. Inoltre, il professor Grosso consiglia di imparare a riconoscere cosa può essere tenuto sotto controllo e cosa no. Focalizzarsi solo sugli elementi che è possibile controllare può aiutare ad aumentare il proprio benessere mentale. Non dimenticare poi di mantenere un rapporto sano con i social. Ridurre il tempo trascorso sui social network e “silenziare” le notifiche può aiutare a ridurre l’esposizione a contenuti poco positivi, e a mantenere alto l’umore.

Gli immobili di lusso in affitto in Italia fanno gola agli stranieri

L’Italia fa gola agli stranieri, soprattutto come meta per le vacanze estive. Non ferie qualsiasi, però, ma soggiorno extralusso in case da sogno. Giusto per dare un’idea del fenomeno, basti considerare che ci sono turisti disposti a spendere anche 400.000 euro al mese pur di accaparrarsi le migliori location nel nostro Paese. A fare un identikit dell’Italia più esclusiva è Luxforsale, portale specializzato nella promozione di immobili di lusso, che come ogni anno pubblica l’Osservatorio immobiliare dedicato al settore. I dati che ne emergono sono davvero molto interessanti. Le statistiche riferite all’ultimo semestre evidenziano la straordinaria attrazione che ha il nostro paese nei confronti di clienti alto spendenti interessati ad affittare immobili di lusso per le vacanze estive. I budget sono davvero giganteschi, se si considera che ci sono potenziali locatori pronti a spendere oltre 100 mila mese, fino ad arrivare addirittura a 400 mila, pur di poter soggiornare in una location di assoluto prestigio.  

Castelli e ville con panorama mozzafiato

Ma cosa cercano questi viaggiatori altospendenti e disposti a firmare assegni a molti zero pur di passare del tempo in una dimora da sogno? La ricerca è variegata, ma principalmente si concentra su location particolari come ad esempio i castelli, tipologia di immobile difficile da trovare nel resto del mondo, oppure le più “semplici” ville. Chi cerca questo tipo di prodotto ha però richieste particolari, che vanno dalle grandi metrature, un numero elevato di camere da letto e di bagni (per poter accontentare anche i collaboratori) fino alle location prestigiose o con affacci spettacolari su lago e mare. Ma non mancano naturalmente richieste più particolari e “strane”, come ad esempio campi da tennis o addirittura eliporti all’interno della proprietà.
“Le richieste si concentrano principalmente in città d’arte o in prossimità del mare o dei laghi” dichiara Claudio Citzia Ceo di Luxfrosale, che continua “è la prima volta che registriamo un impennata così radicale di immobili di lusso in affitto, considerando che rispetto allo scorso anno il nostro portale rileva un incremento del 79%”.

Sardegna, Liguria, Lombardia tra le Regioni più ricercate

E per quanto riguarda la destinazione? La ricerca mette in luce che le Regioni predilette sono Sardegna, Liguria, Lombardia, Toscana, Puglia e Sicilia. Per quanto riguarda i locatari, si tratta di Paperoni provenienti da ogni parte del mondo: oltre che dall’Italia, questi fortunati vacanzieri arrivano da Stati Uniti, Svizzera, Russia e Germania. Insomma, un business – non per tutti, evidentemente – ma che si rivela in fortissima crescita. 

Facebook e Instagram contro la disinformazione sul Covid-19

Facebook e Instagram, i due social di Mark Zuckerberg, sono in prima linea contro la disinformazione legata al Covid-19, e rimuovono i contenuti che possono nuocere all’informazione corretta. “Il Covid-19 continua a essere un importante problema di salute pubblica, per questo ci impegniamo a dare accesso alle persone a informazioni autorevoli, comprese quelle sui vaccini”, afferma Guy Rosen, vicepresidente Integrity di Facebook. Dall’inizio della pandemia fino al mese di aprile 2021 Facebook e Instagram si sono dati da fare, e hanno rimosso a livello globale più di 18 milioni di contenuti in violazione delle policy sulla disinformazione e sui danni legati al Covid-19.

L’Intelligenza Artificiale aiuta a scovare anche i contenuti che incitano all’odio

Oltre ai contenuti dannosi sul Covid-19, riguardo più in generale all’applicazione degli standard della comunità, nel suo report trimestrale Facebook spiega come sulla piattaforma siano diminuiti i contenuti che incitano all’odio. Questo, grazie anche all’uso dell’Intelligenza Artificiale, che aiuta a trovare questi contenuti prima ancora che vengano segnalati dagli utenti. Nel primo trimestre 2021 il dato era pari dello 0,05-0,06%, in pratica 5-6 visualizzazioni ogni 10.000 contenuti. La diffusione di contenuti di immagini violente è stata invece dello 0,01-0,02% su Instagram e dello 0,03-0,04% su Facebook, in calo rispetto allo 0,05% dello scorso trimestre.

Eliminati 8,8 milioni di post con bullismo e molestie

Secondo il rapporto, poi, nel primo trimestre 2021 Facebook è intervenuta su 8,8 milioni di contenuti di bullismo e molestie, in aumento rispetto ai 6,3 milioni del quarto trimestre 2020. Instagram è invece intervenuta su un numero pari a 5,5 milioni di contenuti di bullismo e molestie, che nel quarto trimestre 2020 erano 5 milioni.
Facebook ha anche agito su 9,8 milioni di contenuti di odio organizzato, in aumento rispetto ai 6,4 milioni nel trimestre precedente, e su 25,2 milioni di contenuti di incitamento all’odio, 26,9 milioni nel trimestre precedente. Instagram invece è intervenuta su 324.500 contenuti di odio organizzato (308.000 nel quarto trimestre 2020) e su 6,3 milioni di contenuti di incitamento all’odio, un po’ meno rispetto ai 6,6 milioni del trimestre precedente. Anche in questi casi, ciò è stato possibile grazie ai miglioramenti della tecnologia di rilevamento proattivo.

Più di 5 milioni di utenti usano cornici e adesivi per indicare chi si è vaccinato

Secondo Facebook, inoltre, più di 5 milioni di persone in tutto il mondo hanno usato cornici e adesivi del profilo che caratterizzano chi si è vaccinato. Si tratta di stikers sviluppati in Usa in collaborazione con il Department of Health and Human Services and the Centers for Disease Control and Prevention. Su Instagram questi adesivi sono stati utilizzati più di 7 milioni di volte.

Le imprese alimentari non risentono della crisi da Covid. Ed è boom dell’online

Se prima della crisi sanitaria il 13% delle imprese alimentari accettava prenotazioni della spesa tramite social network o Whatsapp oggi sono il 31%. Inoltre, se prima della crisi l’11% delle imprese offriva ai consumatori la possibilità di effettuare la spesa online sul proprio sito o tramite posta elettronica, oggi lo fa il 27%. Le imprese alimentari della distribuzione organizzata e della distribuzione al dettaglio sembrano non avere risentito per la crisi Covid, anzi, la metà di queste nel 2020 ha addirittura migliorato il proprio andamento economico. È quanto evidenzia l’indagine dell’Osservatorio 2021 FIDA Confcommercio, da cui emerge anche un vero boom sul lato digitalizzazione, fortemente accelerata dalla pandemia.

Si afferma la vendita digitale e cambiano i comportamenti di acquisto

Sul fronte dei consumatori, poi, la pandemia ha profondamente modificato i comportamenti di acquisto, e in questi mesi si è assistito a un vero e proprio boom sul lato della digitalizzazione. Oggi quasi il 20% acquista prodotti alimentari online almeno una volta al mese, e lo fa principalmente perché in questo modo può fare la spesa a qualsiasi orario, e nel 50% dei casi presso un negozio dove precedentemente non acquistava di persona.  E il progressivo affermarsi della vendita online è stato direttamente proporzionale al cambiamento di comportamento di acquisto da parte dei consumatori, riporta Ansa.

Durante il lockdown solo l’alimentare ha continuato a “funzionare”

“Il dettaglio alimentare ha dimostrato una capacità di adattamento alla pandemia e alle conseguenti nuove richieste dei consumatori, encomiabile”, afferma Donatella Prampolini, presidente Fida e vice presidente di Confcommercio. Se da un lato questo andamento così positivo si può spiegare con il fatto che durante il lockdown praticamente solo il settore alimentare ha continuato a funzionare e a garantire un servizio essenziale, è importante sottolineare che il mondo del dettaglio alimentare ha saputo cogliere le opportunità di sviluppo anche in questo terribile periodo.

Cashback non piace alle imprese: commissioni troppo alte

“Gli imprenditori hanno colto la necessità di nuovi servizi da parte dei clienti e sono stati capaci di colmare in poche settimane in gap infrastrutturale – sottolinea la presidente Fida -. Ma per far crescere il sistema imprenditoriale non servono le lotterie degli scontrini, ma semplificazioni nei processi di cambiamento”. Infatti, per quanto riguarda iniziative come cashback e lotteria degli scontrini, il primo è bocciato senza appello dall’82,1% delle imprese del settore, principalmente a causa delle commissioni per le transazioni troppo elevate. Quanto alla lotteria degli scontrini, solo il 3,2% delle imprese ha visto aumentare le visite da parte dei propri clienti abituali. E solo l’1,2% delle imprese afferma di avere aumentato i propri ricavi grazie a questa iniziativa.