Menu Close

Autore: Dorothy Gonzaletti

Nuova priorità delle aziende tecnologiche? Dare più spazio alle donne

Le aziende, di qualunque settore, stanno iniziando a comprendere il valore delle pari opportunità, ovvero quanto possa essere una risorsa una forza lavoro diversificata. E le donne rientrano naturalmente in questo processo, anche nelle aziende hi-tech: tanto che un articolo di Deloitte prevede che entro la fine del 2022 la rappresentanza femminile nel settore tecnico sarà al 33%, un record di tutti i tempi.

Il ruolo del mentore

Nonostante questo passaggio, sopravvivono ancora alcuni ostacoli a rallentare l’accesso delle donne alla forza lavoro. Con le risorse e le linee guida appropriate, le aziende possono fortunatamente garantire alle donne le competenze necessarie per superare le difficoltà e intraprendere carriere professionali soddisfacenti. Il mentoring è una di queste risorse. È mentore una persona che in genere ha una professione o una formazione simile a quella dell’apprendista, la mente e con la quale condivide la saggezza e le competenze maturate, aiutandola a superare gli ostacoli e a compiere scelte decisionali fondamentali per la propria vita professionale. Il giusto mentore può aprire molte porte e diventare un punto di riferimento su cui fare affidamento a lungo termine. L’impatto della mentorship sulla soddisfazione professionale è imponente: il 40% delle donne cita la mancanza di mentoring come uno dei principali problemi del settore tecnologico, insieme alla carenza di modelli femminili e di opportunità di carriera.

Il successo di chi l’ha già fatto

In questo Acronis, azienda leader nella cyberprotection, può considerarsi pioniera e continuamente impegnata nell’ispirare e formare le donne in ambito tecnologico. Acronis ha infatti lanciato ufficialmente il programma di mentorship che ha coinvolto oltre 50 mentee in tutto il mondo. Il programma è parte dell’iniziativa #CyberWomen, che punta a identificare, formare, ispirare e guidare la generazione futura di leader femminili. Sono state individuate 50 donne dalle alte potenzialità, selezionandole tramite un processo di analisi delle prestazioni, che è stato inserito in un programma di mentoring offerto da 40 tra i leader aziendali: dirigenti e membri senior del consiglio di amministrazione e del comitato consultivo.Le prescelte riceveranno la guida di leader riconosciuti del settore, tra cui Paul Maritz, Presidente ed ex CEO di VMware, René Bonvanie, membro del consiglio di amministrazione ed ex CMO di Palo Alto Networks, e Philipp Rösler, ex vice cancelliere tedesco e tra i nostri consulenti.
“C’è un’evidente richiesta di mentoring: quando Acronis ha annunciato il programma per la prima volta, la mia casella postale è stata inondata di messaggi di donne intenzionate ad aderire all’iniziativa. I leader che vogliono offrire opportunità di mentorship alle donne dovrebbero iniziare a cercare all’interno della propria organizzazione le potenziali guide” ha spiegato Aliona Geckler, Chief of Staff e SVP of Business Operations di Acronis. “Non si tratta di spostare le responsabilità di un progetto come questo sui singoli dipendenti, ma avere supervisori e dirigenti donne disponibili a fornire orientamento e ad aiutare a districarsi nel mondo aziendale può essere molto utile. I rapporti uno a uno che si creano sono fondamentali per aiutare le nuove professioniste a tessere reti adeguate e competenze interpersonali, incluse la cura e l’attenzione al sé e un’aumentata fiducia nel luogo di lavoro”.

Aumenta il fabbisogno di competenze sulla sostenibilità

Nel quadro degli obiettivi dell’Agenda 2030 più della metà delle grandi e medie imprese cerca professionisti del settore in grado di comprendere i processi aziendali, individuarne i punti deboli, riorganizzare la gestione interna e pianificare la migliore strategia in un’ottica di efficientamento e sostenibilità. Secondo l’Osservatorio 4.Manager, Sustainability Manager, Environmental Manager, Governance Manager, Social Manager ed Energy Manager sono le figure più richieste nell’ultimo anno.
“Per affrontare uno scenario geopolitico e geoeconomico in tumultuoso cambiamento assistiamo a una crescita annuale pari al 5% della domanda di competenze manageriali con green skill sempre più precise”, dichiara Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager e 4Manager.

Una strategia di trasformazione di lungo periodo

Il 58% delle grandi e medie imprese (Gmi) e il 40% delle piccole hanno elaborato una strategia di trasformazione di lungo periodo per diventare sostenibili. Le medie e grandi imprese più orientate all’innovazione e alla trasformazione sostenibile sono quelle che negli ultimi tre anni hanno assunto manager (83%), lavoratori con elevate competenze tecniche (87%) e scientifiche (77%), e che hanno incrementato le risorse per la formazione di manager (73%), lavoratori con elevate competenze scientifiche (75%) e tecniche (78%). I principali fattori di attrito alla crescita e allo sviluppo delle imprese sono la difficoltà di reperimento delle competenze sul mercato del lavoro (35%), gli ostacoli di natura normativa o burocratica (31%), e la carenza di competenze manageriali interne (23%).

Sustainability Manager cercasi

“L’Italia deve strutturare un piano che analizzi oggettivamente come rispondere alla crescente domanda di approvvigionamento energetico – continua Cuzzilla – contemperando le esigenze di produzione del sistema industriale, e quindi di crescita del Paese, con quelle di sostenibilità ambientale. È questa la transizione ecologica che auspichiamo nel solco del percorso intrapreso dal Pnrr e che necessita di precise competenze tecniche, scientifiche e manageriali”.
Negli ultimi dodici mesi sono quindi in forte crescita le qualifiche professionali del Sustainability Manager (il Coordinatore sostenibilità, +46%), e altre figure manageriali della sostenibilità più specialistiche (+38%) o di carattere consulenziale (+25%).

Bilanci, Responsabilità sociale, Ambiente, Finanza le competenze più richieste 

Le competenze più richieste, riferisce Adnkronos, riguardano ambiti quali Bilanci (+207%), Responsabilità sociale (+69%), Ambiente, salute, sicurezza (+59%), e Finanza (+42%).  Lo studio rivela poi un’evoluzione del tradizionale paradigma competitivo verso professionalità preparate sui temi Esg (Environmental-Social-Governance), continuamente formate e capaci di rispondere ai fabbisogni delle imprese. In particolare, aumento del volume di affari e della profittabilità attraverso lo sviluppo di business e sistema reputazionale, aumento delle opportunità finanziarie, quindi di accesso al credito, investimento, fiscalità, e potenziamento strutturale della competitività aziendale e delle relazioni con gli stakeholder.

Mamma e papà, i ragazzi italiani li vogliono così

Pazienti, presenti, ricchi di valori ma anche attenti al look, capaci di condividere tempo libero e viaggi, e perchè no pure sportivi e giocosi: i ragazzi italiani disegnano così i genitori italiani ideali. A fotografare l’identikit della famiglia italiana perfetta è l’Osservatorio delle Famiglie Contemporanee di PRG Retail Group realizzato in collaborazione con BVA Doxa. L’indagine condotta su un campione di 1537 individui, di cui 699 genitori equamente distribuiti tra mamme e papà e rappresentativi della popolazione italiana con figli tra 0-14 anni, rivela i tratti del genitore ideale, partendo dal punto di vista dei ragazzi e confrontandolo con quello dei genitori.

Il genitore perfetto

Se il genitore perfetto probabilmente non esiste, nell’immaginario di bambini e ragazzi esiste però il genitore ideale. Ma come dovrebbe essere? In base alle risposte ottenute dagli intervistati, il 55% dei ragazzi tra 8-14 anni intervistati dichiara che pazienza/tolleranza sono in assoluto i tratti principali che il genitore ideale dovrebbe avere. Seguono positività/senso dell’umorismo (48%), generosità (26%), coraggio e gentilezza (entrambi per il 25%). Anche per i genitori pazienza/tolleranza sono caratteristiche imprescindibili per il genitore ideale (49%) così come positività e senso dell’umorismo (41%). Le successive qualità non collimano però con quelle indicate dai ragazzi. Sono educazione/buone maniere (32%), fiducia in se stesso e determinazione (31%). Anche il look però riveste un ruolo importante: il genitore ideale deve essere attento alla moda (88% dei ragazzi intervistati). Deve vestire in modo casual (mamma 34% e papà 37%) e soprattutto la mamma deve seguire i trend della moda (30%). Oltre al look, il linguaggio gioca un ruolo rilevante per il 72% dei ragazzi. Deve essere moderno, vicino a quello dei più giovani (44%) ma senza l’utilizzo delle parolacce.

Il verdetto? “Quasi ideali”

Per più di 3 ragazzi su 5 i loro genitori si avvicinano al loro ideale. Più vicina la mamma (63%) rispetto al papà (58%). I genitori, invece, sono più critici verso loro stessi. Solo il 46% si ritiene vicino all’immagine che ha descritto. Vorrebbero che i loro figli li descrivessero come positivi/con senso dell’umorismo (49%), onesti (39%) e determinati, sottovalutando un po’ l’aspetto della pazienza che per i ragazzi è imprescindibile. Nel descrivere i loro genitori emergono due macro, riconducibili al genere. La mamma è paziente/tollerante (43%) e poi generosa (36%), onesta (33%), positiva/con senso dell’umorismo (32%). Il papà è divertente/ positivo/senso dell’umorismo (42%), ha fiducia in sé/determinato (33%), paziente (31%), coraggioso (30%).

Saldi estivi: a luglio il bilancio non è roseo

Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, quest’anno per l’acquisto di capi scontati ogni famiglia spenderà in media 202 euro, pari a 88 euro pro capite, per un valore complessivo di 3,1 miliardi di euro. Il primo luglio è tornato l’appuntamento con i saldi estivi, ma quest’anno le previsioni oscillano tra l’ottimismo legato al ritorno della piena libertà di circolazione e del turismo nazionale e internazionale e le preoccupazioni per la crisi dei prezzi energetici e il peso dell’inflazione.
E archiviato il mese di luglio, è tempo di un primo bilancio per l’andamento dei saldi estivi. Bilancio che non è roseo, visto che Federazione Moda Italia-Confcommercio registra -10% a livello nazionale rispetto allo scorso anno, con il 54% degli operatori che registrato un calo, il 33% che parla di stabilità e solo il 13% registra un segno più.

“Sul mercato interno la perdita media è a doppia cifra”

“Dai dati si comprende come sia importante il connubio tra moda e turismo. I risultati migliori sono quelli che arrivano dallo shopping tourism, mentre sul mercato interno la perdita media è a doppia cifra – commenta il presidente Giulio Felloni -. Da questi dati si comprende quanto mai sia necessario e urgente concretizzare quanto abbiamo chiesto, in perfetta sintonia con Confcommercio: la riduzione del cuneo fiscale e dei costi energetici. Sarebbe oltremodo determinante l’intervento del governo sui temi avanzati al Tavolo della Moda sulla riduzione dell’Iva per abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, tessile casa ed articoli sportivi, uno degli elementi essenziali per il rilancio dei consumi prima che sia veramente troppo tardi”.

Il corretto acquisto degli articoli in saldo

Per il corretto acquisto degli articoli in saldo, Federazione Moda Italia e Confcommercio ricordano alcuni principi base sui saldi. Ad esempio, la possibilità di cambiare il capo dopo l’acquisto è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme. In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo, e nel caso risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto.

Prova dei capi, pagamenti, indicazione del prezzo e modifiche sartoriali

La prova dei capi è invece rimessa alla discrezionalità del negoziante, e quanto ai pagamenti, le carte di credito devono essere sempre accettate da parte del negoziante. Per l’indicazione del prezzo, è obbligo del negoziante indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale. I capi che vengono proposti in saldo devono poi avere carattere stagionale o di moda, ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. Ma modifiche o adattamenti sartoriali sono a carico del cliente, salvo diversa pattuizione.

Smartphone: come lo usano Millennials e GenZ in vacanza

Nelle giornate estive, 13 milioni di giovani utilizzano lo smartphone ogni giorno per mandare messaggi, e 9 milioni per inviare vocali, principalmente su Whatsapp (95%), Instagram (71,1%), Facebook (55,7%) e Telegram (40,5%). Facebook si conferma un social popolato principalmente da over 30 mentre Instagram è meno influenzato dall’età, e la popolarità di TikTok è tre volte maggiore tra gli under 20 rispetto ai trentenni. Secondo la ricerca commissionata da Motorola, ripresa da Ansa, durante le vacanze lo smartphone si conferma uno strumento fondamentale per Millennials e GenZ. Non solo per gestire le attività, ma soprattutto per comunicare, produrre contenuti da condividere e gestire le relazioni sociali.

News, app di mappe, pagamenti online, e recensioni

Anche durante l’estate, attraverso il telefono ci si tiene informati e si leggono news, principalmente su Instagram (60,6%). Al secondo posto, per i Millennials c’è Facebook (54,9%), mentre i GenZ si affidano anche ai magazine online (28,7%). In vacanza lo smartphone diventa poi ancora più importante per orientarsi utilizzando app di mappe (67,4%), e guardare video su piattaforme streaming (55,4%), soprattutto i più giovani (58,2%). Sempre più diffuso inoltre l’utilizzo del telefono per i pagamenti online (51,2%, 21-30enni 57,6%), utilizzando funzionalità specifiche di registrazione e condivisione di spese di gruppo (32,4%). Il gaming rimane un’abitudine di intrattenimento per un terzo degli intervistati, mentre i Millennials sono i più attivi nel prenotare e recensire ristoranti, hotel e luoghi visitati (44,8%). Non sfuggono alle video call il 30,3%, anche nei periodi out-of-office.

Ogni giorno, decine di milioni di fotografie e selfie

GenZ e Millennials producono decine di milioni di fotografie e diversi milioni di selfie ogni giorno. Scattare foto è la terza attività quotidiana dopo l’utilizzo di chat (33,6%), e le foto sono il contenuto più condiviso (78%), seguite dai video (56%). A sorpresa le stories, prodotte ogni giorno dal 29,8%, pareggiano il numero di selfie (32,7%), il 31,7% crea Reels e il 15,5% video divertenti da diffondere su TikTok. I Millennials hanno più dimestichezza con i reel (46,2%), mentre fa i 21-30enni prevalgono le IG story (57,3%).
La condivisione però è un’esigenza che accomuna i target, con una propensione della GenZ a utilizzare la chat per inviare foto (48,9%), video (43,6%), e postare selfie sui social (53%).

Editare e modificare i contenuti

Immagini e video vengono spesso riadattati prima di condividerli. La GenZ ricorre maggiormente ai filtri per migliorare foto (32%) e selfie (31,6%), ed è più portata a editare/ritagliare video (19,9%). Andando avanti con l’età ci si dedica maggiormente a veri e propri interventi di ritaglio/montaggio (27,4%), a maggior ragione quando si vuole postare un reel. Nel caso dei post su TikTok, al 32,7% dei più giovani, che edita e modifica i contenuti, si affiancano i late Millennials (31-40 anni), che nel 40,7% dei casi modifica i propri video e nel 33,9% li monta/ritaglia. Quando si tratta di riadattare contenuti foto/video le giovani sono più a loro agio rispetto ai coetanei maschi, che si divertono a modificare video più per diletto che per necessità di condivisione.

Milano, Monza Brianza e Lodi: prove di ripartenza per il mercato del lavoro

La Lombardia è da sempre la “locomotiva” d’Italia per quanto riguarda la produttività e di conseguenza anche il trend dell’occupazione è migliore che nel resto del Paese. La Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi ha analizzato l’andamento del mercato del lavoro nel 2021 nel territorio in esame, e i dati sono incoraggianti.  

Ripresa dopo la frenata del Covid

Nel 2021 il mercato del lavoro ha provato a ripartire: nella provincia di Milano l’occupazione ha fatto segnare una ripresa (+0,5%; +7mila unità circa) dopo la brusca frenata determinata dal Covid, che aveva interrotto una lunga serie di risultati positivi. Nonostante questa risalita, dovuta tra l’altro esclusivamente alla componente maschile, si è ancora lontani dal recuperare i posti perduti nel 2020. Oggi complessivamente sono 1,452 milioni gli occupati nel capoluogo meneghino; il tasso di occupazione è del 67,9%, superiore di oltre dieci punti rispetto a quello nazionale. Stessa tendenza al rialzo nella provincia di Monza Brianza (+0,5% la variazione degli occupati su base annua; +1.832 in valore assoluto), risultato che, anche in questo caso, non consente di rimarginare le perdite prodotte dall’emergenza sanitaria. Per effetto di questo incremento, il totale degli occupati raggiunge la cifra di 382mila, che rappresenta il 9% del totale lombardo. Il tasso di occupazione è del 67,7%, molto vicino a quello meneghino e ugualmente migliore del nazionale di quasi dieci punti. La provincia di Lodi si distingue per l’andamento più vivace dell’occupazione: +4% la variazione su base annua, pari a +3.878 unità. Un risultato a cui ha contribuito maggiormente la componente maschile, sebbene siano cresciute anche le occupate. Questo trend espansivo ha portato il numero complessivo dei lavoratori lodigiani a sfiorare la cifra di 102mila unità, il tetto più elevato degli ultimi quattro anni; il tasso di occupazione raggiunge quota 68%, anche in questo caso il più favorevole dei tre territori. 

Disoccupazione, andamento diverso a seconda dei territori 

Relativamente alla disoccupazione, l’anno si è caratterizzato per andamenti differenziati nelle tre province: Milano e Monza Brianza hanno registrato un aumento delle persone in cerca di occupazione (rispettivamente +10% e +32,9%), mentre Lodi è stata interessata da una flessione (-11,8% su base annua, pari a -753 unità). Il tasso di disoccupazione è del 6,5% a Milano, aumentato di mezzo punto su base annua; simile quello brianzolo (6,6%; +1,5 punti rispetto al 2020), mentre risulta in diminuzione di un punto quello del Lodigiano: 5,3%. I tassi di disoccupazione giovanile della fascia d’età 15-34 anni si attestano a Milano al 12,8%, per Monza Brianza al 15%, Lodi 12,6%: tutti migliori di quello nazionale (17,9%).

Per gli italiani la prossima auto sarà ibrida

Secondo l’inchiesta Doxa, dal titolo Noleggio ed elettrificazione nella mobilità del futuro, realizzata per AMINA (Associazione Mediatori Italiani Noleggio Auto), per il 41,3% degli italiani la prossima auto sarà un’ibrida, per il 29,3% un’auto elettrica e per il 23,3% una a motorizzazione tradizionale.
Il 6,1% degli italiani ha invece in programma di passare all’uso di servizi di mobilità in sostituzione dell’auto in proprietà. Se si considerano le modalità di acquisizione della prossima auto la proprietà resta quindi quella preferita (65,9%), ma il noleggio a lungo termine guadagna quote di mercato anche tra gli utenti privati, attestandosi al 28%.

Nuove tecnologie e livello di conoscenza
L’inchiesta offre anche una panoramica riguardo al livello di conoscenza dichiarato dagli intervistati in merito alle nuove tecnologie disponibili nel settore automobilistico. Per quanto riguarda il full hybrid, il livello di conoscenza dichiarato ottiene una valutazione pari a 6,2 (in una scala da un minimo di 1 a un massimo di 10) e quindi appena sopra la sufficienza. Sotto la sufficienza si pone invece il livello di conoscenza del Mild Hybrid (5,2), mentre la tecnologia Plug-In Hybrid ottiene una valutazione pari a 5,5. Si torna sopra la sufficienza con la trazione elettrica, il cui livello di conoscenza è stato valutato con un punteggio pari a 6,2. Molto più bassa la conoscenza della trazione a idrogeno (4,7).

Quanti anni sono necessari per completare il passaggio alla mobilità elettrica?
Quanto al numero di anni necessari per completare il passaggio alla mobilità elettrica, il 40% degli italiani pensa che ci vorranno da cinque a dieci anni, mentre per il 25% ci vorranno da dieci a venti anni. I più ottimisti hanno indicato due anni (5%), e coloro che hanno indicato un periodo di tempo tra due e cinque anni sono il 19%. Ma ci sono anche coloro che hanno espresso una visione pessimistica dei tempi necessari: il 7% ha dichiarato che saranno necessari più di venti anni, mentre per il 4% questo passaggio non si completerà mai.

Il servizio di noleggio a lungo termine
Per quanto riguarda la valutazione espressa sulla conoscenza del servizio di noleggio a lungo termine, il 74% ha fornito una valutazione positiva, suddivisa tra sufficiente (36%), buona (32%), ottima (6%).
Di contro, il 26% ha fornito una valutazione negativa, suddivisa tra una conoscenza mediocre (20%) e nulla (6%). Grazie ai dati elaborati nell’inchiesta è stato possibile anche realizzare un identikit di chi conosce meglio il noleggio a lungo termine: uomo, tra 35 e 44 anni, con un alto livello di istruzione e proveniente da Sud e Isole. Lo stesso identikit corrisponde al profilo del maggiore interessato al passaggio ai servizi di mobilità in sostituzione dell’auto in proprietà.

Tecniche e tattiche degli principali gruppi di ransomware

Conti/Ryuk, Pysa, Clop (TA505), Hive, Lockbit2.0, RagnarLocker, BlackByte e BlackCat sono i gruppi di ransomware più prolifici. Si tratta di gruppi attivi tra marzo 2021 e marzo 2022 in Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania, dove hanno preso di mira oltre 500 organizzazioni in settori quali la produzione, lo sviluppo di software e le piccole imprese. Il team di Threat Intelligence di Kaspersky ha condotto un’analisi sulle tattiche, le tecniche e le procedure (TTP) più comuni utilizzate durante gli attacchi degli 8 gruppi. La ricerca ha rivelato che gruppi diversi condividono più della metà della catena di cyber-kill, ed eseguono le fasi principali di un attacco in modo identico.
Questo studio sul ransomware moderno serve a capire come operano i gruppi di ransomware e come difendersi dai loro attacchi.

La catena di cyber-kill

La ricerca ha analizzato il modo in cui i gruppi di ransomware impiegano le tecniche e le tattiche descritte in MITRE ATT&CK, e ha riscontrato molte somiglianze tra le loro TTP lungo tutta la catena di cyber-kill. Le modalità di attacco dei gruppi si sono rivelate piuttosto prevedibili: gli attacchi ransomware seguono uno schema che comprende la rete aziendale o il computer della vittima, la distribuzione del malware, le nuove scoperte, l’accesso alle credenziali, l’eliminazione delle copie shadow, la rimozione dei backup e il raggiungimento degli obiettivi.

È possibile rilevare le tecniche, molto più difficile prevenirle 

I ricercatori spiegano anche da dove deriva la somiglianza tra gli attacchi. Ad esempio, emerge un fenomeno chiamato Ransomware-as-a-Service (RaaS), secondo il quale gruppi di ransomware non distribuiscono il malware da soli, ma forniscono solo i servizi di crittografia dei dati. Dal momento che chi distribuisce i file dannosi vuole anche semplificarsi la vita, vengono utilizzati metodi di consegna dei modelli o strumenti di automazione per ottenere l’accesso. Inoltre, il riutilizzo di strumenti vecchi e simili rende la vita più facile agli attaccanti, riducendo il tempo necessario per preparare un attacco, mentre il riutilizzo di TTP comuni facilita l‘hacking. L’installazione lenta di aggiornamenti e patch da parte delle vittime le rende poi più vulnerabili. Sebbene sia possibile rilevare tali tecniche, è molto più difficile farlo in modo preventivo. 

Come vincere la gara tra ‘attaccanti’ e ‘difensori’?

La sistematizzazione dei vari TTP utilizzati dagli attaccanti ha portato alla formazione di un insieme generale di regole SIGMA in conformità con MITRE ATT&CK, che aiuta a prevenire tali attacchi.
“Negli ultimi anni il ransomware è diventato un incubo per l’intero settore della cybersecurity, con continui sviluppi e miglioramenti da parte degli operatori del ransomware – commenta Nikita Nazarov, Team Lead Threat Intelligence Group di Kaspersky -. Per gli specialisti di cybersicurezza è lungo e spesso impegnativo studiare ogni singolo gruppo di ransomware e seguirne le attività e gli sviluppi, per cercare di vincere la gara tra attaccanti e difensori”.
Lo scopo della ricerca è quindi quello di fungere da guida per i professionisti della cybersecurity per facilitare il loro lavoro.

Paradosso lavoro: boom di assunzioni, ma non si trova personale

Nei prossimi 6 mesi l’83% delle aziende venete vorrebbe assumere personale, ma l’88% non riesce a trovarlo. Solo l’8% non vuole ampliare l’organico, contro il 18% del 2021. È il paradosso nel mondo del lavoro emerso dalla Survey 2022: Indagine sui fabbisogni professionali delle imprese, condotta da Fòrema, ente di formazione di Assindustria VenetoCentro, su un campione di 208 tra HR manager, imprenditori, responsabili di funzione.
“Si confermano le previsioni di crescita dei sistemi industriali del Veneto – spiega Enrico del Sole, presidente di Fòrema – . La richiesta, crescente e insoddisfatta, di professionalità, rischia tuttavia di mettere in discussione uno dei fattori competitivi su cui si basa la value proposition delle nostre aziende”.

Profili al top per il 2022: dal progettista tecnico all’addetto alla logistica

Le percentuali di assunzioni crescono soprattutto per i settori metalmeccanico (85%) e dei servizi tecnologici (89%), e il 79% delle imprese si dichiara disponibile all’utilizzo degli strumenti più tradizionali. Il contratto a tempo indeterminato è proposto nel 40% dei casi, seguito dal contratto a tempo determinato (22%) e l’apprendistato (17%). Diminuisce il peso dei contratti di somministrazione, ovvero le assunzioni tramite agenzia interinale (6%, contro il 10% del 2021).
I profili al top per il 2022 sono il progettista tecnico (29%), l’addetto alla logistica (15%) e l’addetto amministrativo contabile (10%). La priorità va ai profili di addetti alla produzione di livello manageriale, in grado di governare processi e gruppi di lavoro (11%), i tecnici informatici e i programmatori (9%, contro il 4% dello scorso anno).

Perché le aziende hanno bisogno di assumere? 

Un quarto degli intervistati (26%) collega le assunzioni al normale turnover e ai pensionamenti, mentre circa la metà (48%) all’aumento delle commesse e della mole di attività da fare. Il 26% degli inserimenti è originato da un vero processo di trasformazione organizzativa, che ha avviato nuovi processi da presidiare (13%) o ha creato la necessità di nuovi ruoli prima non contemplati (13%).
Il tirocinio è il metodo preferito per facilitare l’inserimento delle nuove risorse (59%), seguito dai corsi di formazione brevi o lunghi (25%). L’88% del panel dichiara tuttavia che sta riscontrando difficoltà nel reclutare il personale (contro il 69% del 2021).

Mancano le figure disponibili

Le grandi imprese appaiono ancora più in difficoltà delle Pmi. Soprattutto per il reclutamento di figure operative da inserire in produzione (56%), in forte aumento rispetto al 45% del 2021. Il 57% degli intervistati dichiara di non riuscire a ingaggiare nuovo personale necessario per mancanza di figure disponibili, perché sono già in forza presso altre aziende, o perché il sistema dell’istruzione e della formazione non riesce a coprire la domanda (44% nel 2021). A questo dato si aggiunge un ulteriore 19% che segnala come causa principale un disallineamento tra le competenze presenti sul mercato e quelle necessarie per operare efficacemente nel proprio contesto organizzativo. Nel 17% dei casi, si segnala in via esclusiva o accessoria il tema della scarsa attrattività del ruolo offerto, delle mansioni richieste o dell’azienda nel suo complesso.

Boom dell’export per il settore arredo design lombardo

Balzo dell’export per il settore arredo-design tricolore: i dati emergono in occasione del Salone del Mobile che si svolge nel capoluogo lombardo. Tra Milano Monza Brianza e Lodi le imprese attive nei settori dell’arredo – design sono più di 6.800, di cui 2.175 specializzate nella fabbricazione di mobili, 1.202 nella filiera del legno e 2.580 nel design. A queste si aggiungono 919 attività del commercio al dettaglio di mobili e complementi. I numeri della filiera, elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, se da un lato evidenziano una fisiologica variazione in negativo delle imprese sul territorio, dall’altro riflettono anche una spinta alla ripresa sostenuta dal design e dalla crescita delle esportazioni

Milano è la capitale del design

Tra Milano Monza Brianza e Lodi la filiera dell’arredo design comprende più di 6.800 imprese attive e conta, in termini di posti di lavoro, poco meno di 38.000 addetti, che valgono circa il 2% del totale delle attività economiche e l’1,5% dell’occupazione. Tra i settori, le attività di design specializzate contano 2.580 imprese attive, seguite dalla fabbricazione di mobili con 2.175 imprese attive nei tre territori e dall’industria del legno (1.202). A queste si aggiungono 919 attività del commercio al dettaglio di mobili e complementi. Questa la fotografia scattata al 31 marzo 2022 dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Registro Imprese. Rispetto al medesimo periodo dello scorso anno, si registra una variazione nel numero delle imprese attive del -0,9%. Questo dato non pregiudica tuttavia il trend in crescita per l’occupazione nel settore: rispetto al 2021, si registra una variazione in positivo per gli addetti del comparto pari a +4,2%. A livello nazionale, Milano si conferma la capitale del design (con 2.161imprese), primato per Monza e Brianza nella produzione di mobili (1.357 imprese). 

L’export vale 7 miliardi di euro

Complessivamente nel 2021 l’export del settore arredo design per i territori di Milano Monza Brianza Lodi vale circa 1,7 miliardi di euro, di cui il 90% ha origine dalla fabbricazione di mobili e il restante 10% dall’industria del legno. Si tratta di poco meno della metà del totale delle esportazioni lombarde di questi prodotti. Rispetto al 2020, l’export fa registrare +27%. Stati Uniti, Francia, Cina, Svizzera e Germania sono i primi Paesi di destinazione. È quanto emerge dall’elaborazione dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat. “Il 60esimo Salone del Mobile è un’attesa iniezione di fiducia per Milano e il Paese. – ha dichiarato Carlo Sangalli Presidente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi – È la dimostrazione che il nostro sistema economico si è rimesso pienamente in moto ed è capace di generare innovazione e crescita, come conferma il balzo in avanti dell’export del settore moda-design. Ma il Salone del mobile significa anche il ritorno dei grandi eventi che hanno rafforzato l’immagine di Milano nel mondo e che costituiscono il motore principale della sua attrattività”.